Rai 4 trasmette in prima visione tv il 15 settembre il film Sweet River. Di produzione australiana, il film di Rai 4 Sweet River si muove abilmente tra i generi del thriller psicologico, il dramma soprannaturale e il crime. Diretto da Justin McMillan al suo debutto nel cinema narrativo, Sweet River offre una combinazione unica di tensione emotiva, paesaggi mozzafiato e un racconto di dolore e mistero. Attraverso la storia di Hanna (Lisa Kay), una madre alla disperata ricerca del corpo del figlio scomparso, riesce a intrecciare una trama cupa e avvincente, in cui i confini tra il passato e il presente, tra la vita e la morte, si sfumano inesorabilmente.
Il film Sweet River segue Hanna, una madre distrutta dal dolore, che si trasferisce nella cittadina rurale di Billins, immersa tra i campi di canna da zucchero della regione del Northern Rivers, in Australia. Hanna crede che il corpo del figlio, vittima di un serial killer, sia sepolto in quella terra, ma le sue ricerche porteranno alla luce segreti ben più oscuri di quanto avrebbe mai immaginato.
Uno degli elementi centrali di Sweet River è la capacità di trasmettere il profondo dolore e l'angoscia derivanti dalla perdita. La storia, basata su un lutto irrisolto, sviluppa un orrore che non si manifesta attraverso salti improvvisi o creature mostruose, ma attraverso il tormento psicologico, l'angoscia per ciò che è nascosto e la lotta contro una comunità silenziosa che preferisce mantenere i suoi segreti sepolti. La tensione cresce lentamente, rendendo lo spettatore partecipe del viaggio emozionale di Hanna, il cui desiderio di verità diventa quasi ossessivo.
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Cupo come l’anima
La regia di McMillan si distingue per la cura estetica e la capacità di creare un'atmosfera densa e opprimente. Il film di Rai 4 Sweet River è girato in una palette cromatica che gioca con i toni del grigio, del blu e del verde sbiadito, riflettendo non solo il paesaggio cupo della piccola città, ma anche lo stato d'animo spezzato dei suoi personaggi. La scelta visiva di McMillan di inquadrare i campi di canna da zucchero e le strade deserte con un senso di isolamento amplifica la sensazione di pericolo latente e di segreti che attendono di essere svelati.
La sceneggiatura di Eddie Baroo e Marc Furmie è sapientemente strutturata, introducendo gli elementi soprannaturali con grande sottigliezza. Il soprannaturale non viene imposto subito allo spettatore, ma emerge gradualmente, man mano che Hanna scopre indizi nascosti nel passato di Billins. Le sfumature sottili del paranormale sono abilmente mescolate alla trama investigativa, creando un ponte tra l'orrore psicologico e il thriller più classico. Un approccio così bilanciato permette di sviluppare una storia più realistica e inquietante, in cui i fantasmi non sono solo figure spettrali, ma rappresentano i traumi e i dolori irrisolti del passato.
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Frustrazione e ossessione
Le interpretazioni degli attori nel film Sweet River, proposto da Rai 4, sono un punto di forza che sostiene la drammaticità della storia. Lisa Kay, nel ruolo di Hanna, offre una performance eccezionale, incarnando alla perfezione il dolore, la frustrazione e l'ossessione di una madre disperata. La sua presenza costante sullo schermo e la sua interpretazione realistica e misurata mantengono alto il livello emotivo della storia.
Anche Martin Sacks e Genevieve Lemon, rispettivamente nei ruoli di John ed Elenore, si distinguono per le loro interpretazioni. Sacks interpreta un uomo segnato dal suo stesso dolore, contribuendo a creare un’atmosfera di pesantezza emotiva che permea tutto il film. Lemon, invece, offre una performance altrettanto profonda, incarnando una donna altrettanto afflitta dai segreti e dai fantasmi della cittadina.
Un altro aspetto che rende Sweet River una pellicola memorabile è l'ambientazione. Girato tra le lussureggianti e inquietanti campagne dell'Australia settentrionale, il film sfrutta i paesaggi naturali per amplificare il senso di isolamento e claustrofobia. Le distese di canna da zucchero, lunghe e fitte, sono metaforicamente e letteralmente un terreno dove si nascondono segreti, e il modo in cui la cinepresa del direttore della fotografia Tim Tregoning cattura gli spazi contribuisce a dare al film una qualità quasi onirica.
Le scelte visive di Tregoning sono audaci, e il suo uso delle ombre e dei chiaroscuri in molte scene sottolinea il confine sottile tra realtà e immaginazione, tra ciò che è visibile e ciò che rimane nascosto. Nonostante la predominanza di colori smorzati e cupi, il paesaggio australiano non perde mai il suo fascino visivo, risultando allo stesso tempo familiare e inquietante.
La colonna sonora di Sweet River contribuisce in modo significativo all'atmosfera cupa del film. La musica, composta in gran parte da tonalità basse e accordi dissonanti, è utilizzata con moderazione per sottolineare i momenti di tensione emotiva e psicologica. Il silenzio gioca un ruolo altrettanto importante, lasciando spazio a rumori naturali come il fruscio del vento tra le canne da zucchero o i suoni distanti e inquietanti della natura. Questo utilizzo del suono aumenta la sensazione di pericolo imminente e alimenta l'ansia nello spettatore.
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