Il regista Bertrand Bonello porta in concorso al Festival di Venezia 2023 il suo nono film, The Beast. Interpretato da Léa Seydoux e George McKay, The Beast uscirà nelle sale italiane grazie a I Wonder Pictures. La storia ci porta in un futuro prossimo in cui regna l’intelligenza artificiale e le emozioni umane sono diventate una minaccia. Per sbarazzarsene, Gabrielle deve purificare il suo DNA tornando alle sue vite passate. Ha così modo di ritrovare Louis, il suo più grande amore, ma ben presto la paura prende in lei il sopravvento: ha come il presentimento che stia per verificarsi una catastrofe…
The Beast: Le foto del film
1 / 5Attraverso il tempo e lo spazio
Melodramma che attraversa gli generi e che si svolge in tre periodi distinti (1904, 2014 e 2044), il film The Beast segna la prima volta a Venezia del regista Bertrand Bonello, habitué del Festival di Cannes (è stato in concorso tre volte, due volte alla Quinzaine e una volta alla Semaine de la Critique). Già avvezzo al Festival di San Sebastian, di Toronto e di Berlino (dove ha presentato Coma), Bonello porta al Lido un film che si rivela essere un inebriante esame fantascientifico sul desiderio, sull’ossessione e sul terrore esistenziale.
Il visionario cineasta adatta in The Beast, il film in concorso a Venezia, la novella La bestia nella giungla, in cui lo scrittore Henry James si confronta con temi come il destino, l’ardore e il presagio, affidando il ruolo di protagonisti a una disinvolta Léa Seydoux nei panni di Gabrielle e a un altrettanto magnetico George MacKay quelli di Louis. I due sono due sfortunati amanti la cui attrazione fatale perdura nel tempo e nello spazio.
In un futuro prossimo dominato dall’intelligenza artificiale, Gabrielle per eliminare quei sentimenti umani che rappresentano una minaccia decide di purificare il suo DNA. Ma per farlo deve esplorare le sue vite passate per cercare di isolare i dolori persistenti generati non solo dalla passione ma anche dalla paura. Sia nella Francia del 1904 sia nella Los Angeles del 2014, incontra nuovamente Louis, ora affascinante aristocratico inglese ora amareggiato incel. Nonostante le differenze di situazioni e condizioni, tra i due rimane forte un inspiegabile desiderio. Tuttavia, in agguato rimane un forte senso di premonizione: la bestia metaforica del titolo.
Squisitamente girato e sfacciatamente non lineare nella sua costruzione, The Beast, come scopriranno gli spettatori a Venezia 80, è il film più ambizioso di Bonello fino a oggi. In ogni sua scena, riccamente ricostruita, specula e pone domande, chiedendosi “cosa sarebbe successo se” non solo verso l’ipotetico futuro che ci aspetta ma anche su ciò che è accaduto prima.
Elettrizzante mix di melodramma, suspense e distopia con sfumature horror, The Beast si rivela nel profondo molto più inquietante del previsto perché attinge alle nostre sempre più crescenti ansie contemporanee.
"Per prima cosa, volevo ritrarre una donna e occuparmi di amore e di melodramma", ha commentato il regista. "Dopodiché, inserire il tutto nel cinema di genere, visto che secondo me le storie d’amore e il cinema di genere sono una buona combinazione. Ho voluto mescolare l’intimo e lo spettacolare, classicismo e modernità, il noto e l’ignoto, il visibile e l’invisibile. Parlare, forse, del più straziante dei sentimenti, la paura dell’amore. Il film è anche il ritratto di una donna, che diventa quasi documentario su un’attrice".