The Fabelmans è il nuovo film capolavoro di Steven Spielberg in arrivo al cinema dal 22 dicembre per 01 Distribution. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, The Fabelmans offre uno spaccato intenso e personale dell’infanzia americana del XX secolo.
Al centro c’è il racconto di formazione di un giovane che scopre uno sconvolgente segreto di famiglia e un’esplorazione del potere dei film nell’aiutarci a vedere la verità sull’altro e su noi stessi.
La trama del film The Fablemans
The Fablemans viene descritto come il film più personale di Steven Spielberg, che attraverso il racconto ripercorre ciò che ha plasmato la sua vita e la sua carriera. Al centro della storia c’è il giovane Sammy Fabelman (Gabriel LaBelle), la cui passione per la regia è sostenuta dalla madre Mitzi (Michelle Williams) ma è considerata poco più che un hobby dal padre Burt (Paul Dano).
Nel corso degli anni, Sammy è diventato de facto il documentarista delle avventure della sua famiglia ma che il regista di sempre più elaborate produzioni cinematografiche amatoriali con protagonisti le sue sorelle e gli amici. Tuttavia, a sedici anni, quando la sua famiglia si trasferisce, Sammy scopre una straziante verità sulla madre che ridefinirà la loro relazione e cambierà per sempre il futuro di tutti quanti.
La vita di un giovane regista
Steven Spielberg, regista da oltre 5 decenni sulla cresta dell’onda, è noto per aver realizzato alcuni film considerati immortali, come Lo squalo, Jurassic Park o Schindler’s List, solo per citarne alcuni. In ognuno dei suoi film, in maniera più o meno evidente, ha raccontato qualcosa di sé e del suo passato e tale aspetto diventa il fulcro principale del film The Fabelmans, una favola sui giovani d’America di metà Novecento che lottano per trovare il proprio posto nel mondo.
In quella che è stata già definita come una saga di formazione ispirata alla sua infanzia, Spielberg ripercorre le origini della sua vita da cineasta. “La maggior parte dei miei film sono stati un riflesso di cose che mi sono accadute gli anni della formazione”, ha dichiarato. “Spesso, lo facevo ricorrendo a metafore. Con The Fablemans ho voluto finalmente far leva sulla mia memoria e non è stato facile. Il film non sarebbe mai nato se non avessi incontrato lo sceneggiatore Tony Kushner, in grado di far luce sulle mie stesse esperienze. Tra noi, c’è un legame di reciproco rispetto e bene: era l’unico con cui avrei potuto aprirmi così in profondità senza sentirmi in imbarazzo”.
Spielberg ricorda ancora bene quando è stato il momento in cui ha cominciato a raccontarsi a Kushner. Era il 2005 e si trovavano sul set di Monaco. Durante una pausa delle riprese, Kushner gli chiese quando aveva maturato la volontà di fare il regista. E lui rispose con una data precisa, il 1952, dopo aver visto Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. De Mille al Fox Theatre di Philadelphia. Quella che gli apparve come una folgorazione per il senso di meraviglia provato si trasformò poi in ferma decisione durante l’adolescenza, grazie a film come Ombre rosse, Sentieri selvaggi e L’uomo che uccise Liberty Valance.
Tuttavia, il racconto di Spielberg non si fermò solo al cinema. Cominciò infatti a descrivere allo sceneggiatore i suoi due genitori: il padre Arnold, un pionieristico computer designer, e la madre Leah, una musicista di talento. Ma non solo: gli parlò del dramma dato dal trasferimento dal New Jersey in Arizona prima e in California dopo e gli svelò la causa per cui il matrimonio dei genitori andò in crisi. “È successo allora qualcosa che mi ha portato a smettere di percepire mia madre come genitore e a cominciare a vederla come una persona”, ha aggiunto Spielberg. “Accade prima o poi a tutti. Ed io avevo 16 anni”.
I personaggi principali
Protagonista del film The Fablemans nei panni di Sammy Favelman, alter ego del regista Stevan Spielberg, è il giovane attore Gabriel LaBelle. Quello di Sammy è un personaggio che in qualche modo Spielberg ha già raccontato negli anni nel suo cinema: non è complicato intravederlo già in Elliott, il protagonista di E.T..
Bambino ebreo cresciuto in una periferia molto cristiana, Sammy dopo un’esperienza rivelatrice in un cinema di Philadelphia intraprende un percorso voltato alla realizzazione di grandi film in grado di raggiungere e conquistare tutti. All’epoca, è solo un bambino (impersonato dall’esordiente Mateo Zoryan Francis-Deford) ma non passa molto tempo prima che prenda in mano la videocamera in 8mm del padre per girare film con le sorelle.
Colei che sostiene le aspirazioni artistiche di Sammy è la madre Mitzi, impersonata da Michelle Williams. Musicista affermata, Mitzi è piena d’amore per i suoi quattro figli e per il marito Burt. Ma, come tante donne della sua generazione, ha sacrificato la carriera e i propri desideri per adattarsi alle aspettative di una società ancora fin troppo patriarcale. Come un uccellino costretto in gabbia, Mitzi ha sempre gli occhi velati da una tristezza e malinconia che solo Sammy riesce a cogliere ma a non comprendere del tutto.
Chi, invece, non capisce a fondo le inclinazioni di Sammy è il padre Burt, un veterano della Seconda guerra mondiale e tra i primi progettisti di computer al mondo, portato in scena da Paul Dano. Ed è proprio il suo lavoro innovativo che porta la famiglia a doversi trasferire verso ovest. Innamorato della moglie, si preoccupa molto della sua crescente noia ma non sa come aiutarla. In più, apprezza l’impegno di Sammy come regista, anche se considera quella attività solo un passatempo.
Diversi sono gli attori che completano l’epopea proposta dal film The Fabelmans. Seth Rogen è ad esempio Bennie Loewy, il miglior amico di Burt, mentre Judd Hirsch è Boris, lo zio di Sammy. Jeannie Berlin e Robin Bartlett interpretano le due nonne Hadassah e Tina mentre le sorelle di Sammy – Reggie e Natalie – hanno le fattezze di Julia Butters e Keeley Karsten.