The Good Mothers, la serie tv targata Disney+, sarà disponibile con i suoi episodi dal 5 aprile. Ha vinto l’Orso d’Oro come Miglior Serie, premio istituito quest’anno al Festival di Berlino. Diretto da Julian Jarrold ed Elisa Amoruso e prodotto da WildSide, la serie tv Disney+ The Good Mothers è un’opera corale e sfaccettata che racconta la storia vera di tre donne, Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola, cresciute all’interno dei più feroci e ricchi clan della ‘ndrangheta calabrese fino a quando non decidono di collaborare con una coraggiosa magistrata, la PM Anna Colace.
Vittime di un sistema patriarcale che nega loro ogni possibilità di scelta e libertà, dovranno combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per se stesse e per i figli. Per la prima volta, la serie tv Disney+ The Good Mothers si concentra sull’oppressione femminile in ambienti criminali proponendo senza retorica ed enfasi il coraggio di donne consapevoli di rischiare la propria vita.
Cosa significa affrancarsi dal potere criminale e collaborare con la giustizia lo scopriranno sulla loro pelle lasciando però un messaggio di speranza alle nuove generazioni, a conferma che quando le donne si muovono è possibile smantellare le gabbie in cui sono rinchiuse.
Libere di scegliere, a costo della vita
Basata sul best seller di Alex Perry e adattata per lo schermo da Stephen Butchard, la serie tv Disney+ The Good Mothers ci porta nel buio della Calabria più nera, laddove mariti, padri, nonni e persino figli decidono delle sorti delle donne delle loro famiglie. Il concetto di famiglia è il peggiore di quelli in circolazione: la famiglia è quella di matrice criminale, della ‘ndrangheta in particolare, con le sue leggi da anti Stato, le sue cerchie e i suoi livelli di potere.
In un ambiente in cui la violenza è l’unica regola accettata, le protagoniste di The Good Mothers lottano per se stesse prima di tutto e per il futuro dei propri figli con determinazione e coraggio. Sono chiamate tutte quanti a muoversi in avanti e ribellarsi contro coloro che hanno sempre amato, rompendo un’altra regola delle società criminali: parlare. L’omertà è uno dei principi in cui si basa ogni associazione di stampo mafioso ma Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola si sono spinte oltre aprendo bocca con la giustizia. Dopo anni di botte, abusi domestici e vessazioni psicologiche, hanno ripreso in mano le loro esistenze e detto basta, riuscendo a scindere il pericoloso binomio per cui amore e morte sono rappresentati dalla stessa persona.
Non c’è mistificazione nel racconto e non c’è voglia di emulare un mondo di feroci maschi che annientano nel nome del potere e dei soldi le loro stesse madri e le madri dei loro figli. E le protagoniste, ognuna a modo loro, sono l’esempio del passo in avanti che ogni società, per dirsi civile, deve fare. Le loro storie sono a prima vista lontane nel tempo ma hanno la capacità di parlare all’oggi, a tutti quei sottoboschi più o meno grandi in cui la parità di genere non è solo una questione di interesse femminile. Basta spostare lo sguardo a oriente per rendersene conto o addentrarci all’interno delle dinamiche mafiose ancora in atto. Pensiamo ad esempio al ruolo che le donne, le famose amanti, avevano per il superboss Matteo Messina Denaro.
Ma cosa ha spinto i registi Julian Jarrold ed Elisa Amoruso ad accettare la regia della serie t Disney+ The Good Mothers?
“Tutto è nato dopo aver letto la sceneggiatura”, ha spiegato Julian Jarrold. “Non sapevo nulla sulla ‘ndrangheta e mi ha aperto gli occhi: non ne conoscevo la potenza e la struttura sociale molto arcaica. Mi ha colpito la storia di queste donne che hanno vissuto una vita molto impressionante e sono riuscite a sfuggire. Si tratta di storie molto drammatiche e vivide di cui era possibile cogliere l’autenticità”.
“Coinvolta da WildSide, ho letto subito il libro di Alex Perry su cui è basata la serie tv”, ha replicato Elisa Amoruso. “È stata un’esperienza incredibile per me: nonostante conoscessi le storie più note (quella di Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola), sono rimasta particolarmente colpita".
"Parliamo di donne che hanno vissuto fino a non molto tempo fa, in una società chiusa in cui vivevano da invisibili. Erano costrette a sottostare al potere decisionale degli uomini, dei mariti e dei padri, e a sposarsi giovanissime e divenire madri nonostante non volessero. Solo grazie all’aiuto di un magistrato donna sono riuscite ad uscire dall’invisibilità in cui stavano. Era necessario dare loro voce e farle arrivare a più pubblico possibile: raccontare la ‘ndrangheta dal loro punto di vista è stato un passo importante”.
I personaggi principali
The Good Mothers, la serie tv Disney+, racconta la vera storia di tre donne che hanno lottato contro se stesse e la realtà circostante, pagando anche un alto costo per le loro decisioni. Conosciamole da vicino lasciando la parola alle attrici protagoniste.
- Lea Garofalo (Micaela Ramazzotti)
È la madre, trantacinquenne, di Denise. Nonostante sia cresciuta all’interno di una famiglia di affiliati alla ‘ndrangheta, decise di denunciare la famiglia e il marito Carlo Cosco (Francesco Colella) per proteggere la figlia. Dopo dieci anni, vissuti in clandestinità, trascorsi in un continuo entrare e uscire dal programma di protezione testimoni, Lea decide di riavvicinarsi a Carlo con la speranza di essere perdonata e riunire la famiglia per dare un padre a Denise. Ma non sarà così.
“Mi inorgoglisce tantissimo far parte di questa serie tv”, ci ha raccontato Micaela Ramazzotti. “Sono orgogliosa perché Lea Garofalo ha fatto una cosa potentissima: cresciuta nella paura e nell’omertà, è andata contro la ‘ndrangheta, sapendo in qualche modo la fine che avrebbe incontrato. Nonostante ciò, è riuscita a trasmettere la sua libertà, indipendenza, forza e coraggio alla figlia. E la figlia è riuscita a testimoniare contro il padre e contro tutte le persone che hanno ucciso sua madre”.
“Lea è riuscita a prendere la freccia, scoccare l’arco e mandarla il più lontano possibile”, ha continuato l’attrice. “Lea è stata una donna che si è ribellata alla famiglia e ci ha messo la faccia, diventando testimone di giustizia e facendo i nomi. Mi ha colpita la determinazione che ha avuto per far emancipare la figlia e farla uscire da quel buco di Calabria”.
- Denise Cosco (Gaia Girace)
È la figlia diciassettenne di Lea Garofalo e Carlo Cosco. Spera che un viaggio a Milano costituisca un nuovo capitolo per la sua famiglia. L’inizio di una vita senza fughe, senza il continuo nascondersi; un futuro con una madre e un padre legati da un forte amore reciproco. Ma è soltanto una fantasia: Carlo è la ‘ndrangheta, e la madre di Denise deve pagare per quello che ha fatto. Denise capisce fin da subito che sua madre è stata uccisa e chi l’ha assassinata ma non riesce ad ammetterlo ad alta voce...Finché non trova in sé la stessa forza di sua madre.
“Far parte di questa serie tv mi ha fatto aprire molto gli occhi sulla ‘ndrangheta”, ha dichiarato Gaia Girace, la protagonista di L’amica geniale. “È sempre stata mostrata dal punto di vista maschile, facendo vedere armi, soldi, droga. Questa volta, invece, la presentiamo dal punto di vista femminile, di donne vittime. Queste donne sono state costrette a sedici anni a sposarsi a un uomo che magari neanche conoscevano, a piegarsi al suo volere. Ma Denise così come Giuseppina, Concetta e Lea, si sono ribellate e molte di loro sono state anche uccise. Spero che con la serie tv arrivi un messaggio di speranza: Denise ha lottato in nome della giustizia contro l’omertà per amor di sua madre per far luce sulla verità”.
- Giuseppina Pesce (Valentina Bellè)
31 anni, sa di non essere inferiore agli uomini. È madre di tre figli. Appartiene a una delle ‘ndrine più potenti. Ma Giuseppina è furiosa: furiosa di non essere mai presa sul serio; furiosa della vita limitante a cui è costretta; furiosa per il fatto che suo marito, suo padre e suo cugino la maltrattano quando pare e piace a loro; è furiosa che suo marito venga rispettato più di lei. Ma, soprattutto, è furiosa che il figlio – un bambino dolcissimo –verrà obbligato a una vita criminale e che le sue figlie diventeranno madri bambine. Giuseppina è riuscita a farsi coinvolgere nel mondo degli uomini della sua famiglia. Sa tutto del business dell’organizzazione, e sarà̀ una figura di punta per Anna: una testimone forte, coraggiosa, di alto rango. Una donna in cerca di una vita migliore per sé e per i suoi figli.
“Sono felicissima e grata infinitamente per avere avuto quest’opportunità: è stato un viaggio fondamentale, interessantissimo e anche difficile”, ha commentato Valentina Bellè. “Non conoscevo la storia di Giuseppina Pesce e Maria Concetta Cacciola ma solo quella di Lea Garofalo. Quindi, per me è stato un partire completamente da zero. Iniziare a prendere coscienza di una realtà così forte, andare in Calabria, guardare negli occhi delle persone che vivono lì e sentire dalle loro bocche dire “ah, ancora queste favole, la ‘ndrangheta non esiste” è stato agghiacciante. Mi ha veramente colpito quando è capitato. Un viaggio straordinario ma anche terribile”.
“Il titolo parla di “buone madri”: cosa fa di te una buona madre?”, si è chiesta l’attrice. “Come tu ti relazioni a tuo figlio oppure una presa di coscienza lenta di libertà così semplici che vengono impedite, come nel caso di Cacciola, una presa di coscienza per se stessa? Una buona madre è anche colei che lotta per la propria libertà individuale e non necessariamente in relazione con il proprio figlio”.
- Maria Concetta Cacciola (Simona Distefano)
È la migliore amica di Giuseppina, anche se è difficile immaginare due persone più diverse. Trentenne, Concetta si è sempre tenuta fuori dagli affari degli uomini, e tutto quello che ha sentito, l’ha sentito come voci di corridoio. Anche Concetta è madre. La famiglia la tratta in maniera vergognosa: murata in casa per settimane, la sua ribellione è quella di uscire di casa vestita di tutto punto, come se fosse una donna dalla vistosa vita sociale. Nonostante la sua distanza dal business della ‘ndrangheta, se diventasse una testimone di giustizia, Concetta sferrerebbe comunque un colpo pazzesco all’organizzazione (la sua storia è servita anche da incipit per il film Una femmina di Francesco Constabile).
“Per me è stata un’esperienza incredibile, la mia prima grande esperienza importante: non potevo desiderare di meglio”, ha evidenziato Simona Distefano. “Ho sempre voluto poter raccontare storie di donne coraggiose. In questo caso, le protagoniste lo sono ancora di più perché silenziose: non fatto tanto rumore, molto spesso passano in secondo piano o vengono dimenticate. La loro condizione sociale non riconosce la libertà, devono uscire da un sistema che legittima la violenza e capire che si può uscire da quell’ambiente, in cui il sistema patriarcale viene difeso anche dalle madri delle madri”.
- Anna Colace (Barbara Chichiarelli)
È una PM intelligente, determinata, senza paura. Siciliana di nascita, fin da ragazzina sogna di annientare la mafia. Giudice a Milano, e poi Gip in Calabria, ha condotto uno studio approfondito della ‘ndrangheta, andando a individuare la debolezza strutturale dell’organizzazione. Nonostante la struttura patriarcale della ‘ndrangheta, sono le donne che fanno funzionare l’intera macchina... Eppure, gli abusi e i maltrattamenti sono all’ordine del giorno; le donne non hanno diritto a una vita propria, alla libertà. Anna sapeva che sarebbe riuscita a trovare un’altra Lea Garofalo pronta a testimoniare per il futuro dei suoi figli. Ma, quando pensava di averne trovata una, trova due donne coraggiose.
“C’è una strada molto lunga da percorrere per sconfiggere la criminalità. Abbiamo bisogno di conoscenza, coraggio, uguaglianza e tempo: ogni giorno è un buon giorno per combattere”, ha chiosato Barbara Chichiarelli.