Il Festival di Cannes 2024 si appresta ad aprire le danze con la proiezione fuori concorso di The Second Act, scelto come film d’apertura. Nel suo nuovo lavoro, distribuito in Italia da I Wonder Pictures, il regista francese Quentin Dupieux, noto per il suo approccio unico e spesso surreale alla narrazione cinematografica, continua a esplorare temi complessi attraverso una trama che si annuncia già come un punto di svolta nel suo percorso artistico.
The Second Act è infatti un film che ruota attorno a un intreccio amoroso complesso e a tratti grottesco. Florence (Léa Seydoux), innamorata perdutamente di David (Louis Garrel), desidera presentarlo a suo padre Guillaume (Vincent Lindon). Tuttavia, David non ricambia l'affetto di Florence e trama per allontanarla, spingendola tra le braccia del suo amico Willy (Raphael Quenard). Il quadrato amoroso si trova presto a confrontarsi in un ristorante isolato, luogo che diventerà teatro di rivelazioni e colpi di scena.
Una Narrazione che Parla da Sé
Nella stramba nota di regia che accompagna il suo lavoro, Dupieux ha espresso il desiderio di lasciare che The Second Act parli da solo, sottolineando come il film sia "molto chiacchierone" e contenga una chiara autoanalisi delle dinamiche umane e sociali che intende esplorare. Dupieux ha scelto di astenersi dal commentare ulteriormente il film, invitando il pubblico e la critica a formarsi una propria opinione senza il filtro delle sue interpretazioni.
“Ciao a tutti! Dall’uscita del mio primo lungometraggio nel 2007, mi sono sempre preso del tempo per dialogare con la stampa e il pubblico, per chiarire le mie intenzioni e accompagnare la promozione dei film, come fanno quasi tutti i registi su questo pianeta. Recentemente, il ritmo delle uscite si è per me notevolmente accelerato e ho accumulato senza rendermene conto una presenza nei media probabilmente superiore alla durata dei miei 12 film messi insieme. Un paradosso”.
“Oggi, mentre The Second Act, il mio sesto film in quattro anni, si prepara ad aprire il festival di Cannes e ad uscire nelle sale, ho voglia di tacere. Non per stanchezza o presunzione, ma semplicemente perché questo film, molto loquace, dice con parole ben scelte tutto ciò che desidero esprimere e contiene già in modo estremamente chiaro la propria analisi. Sarebbe quindi inutile, secondo me, ascoltare un regista e i suoi attori parafrasare un film in cui tutto è costantemente detto e commentato in tempo reale. The Second Act non nasconde assolutamente nulla”.
“D'altra parte, consegnarvi questo lavoro e lasciarvi discuterne con le vostre parole è qualcosa di particolarmente gioioso ed eccitante per noi. Siamo davvero impazienti di leggere le vostre critiche, commenti o insulti. Noterete che questo testo è noioso come la pioggia, ma il film di cui si parla lo è molto meno... Ancora una prova evidente che è tempo per me di chiudere il becco. La parola è a voi!”.
L'Approccio di Dupieux al Cinema
Conosciuto per il suo stile distintivo e non convenzionale, Dupieux ha sempre avuto un rapporto particolare con il dialogo nei suoi film, utilizzandolo come strumento per disorientare e al contempo illuminare lo spettatore. Il film The Second Act non fa eccezione, promettendo di essere un'opera ricca di dialoghi significativi che sfidano le percezioni convenzionali dello spettatore.
L'attesa per la premiere di The Second Act a Cannes è alta, sia tra i fan di lunga data di Dupieux sia tra i critici cinematografici, ansiosi di vedere come il regista abbia evoluto il suo stile e le sue tematiche. La decisione di aprire il festival senza concorrere per la Palma d'Oro è una mossa che sottolinea ulteriormente il desiderio del regista di focalizzarsi sulla pura espressione artistica piuttosto che sulla competizione.
Con The Second Act, Quentin Dupieux si dimostra ancora una volta un maestro nell'usare il cinema come specchio delle complessità della vita, invitando gli spettatori a un'esplorazione profonda delle dinamiche relazionali e della psiche umana. Il film promette di essere un'esperienza cinematografica che stimolerà dibattiti e riflessioni, mantenendo viva la conversazione molto tempo dopo la caduta dei titoli di coda.