The Tank di Scott Walker, il film proposto in prima visione da Rai 4 la sera del 24 settembre, si inserisce nel solco del classico creature feature, ma lo fa con un approccio moderno, ricco di suspense e mistero. Ambientato nel 1978 in una desolata costa dell’Oregon, la pellicola racconta la storia di una famiglia che eredita una proprietà nascosta per decenni e, sfortunatamente, risveglia una creatura antica e feroce.
La storia del film di Rai 4 The Tank si apre con Ben Adams (Matt Whelan) e sua moglie Jules (Luciane Buchanan), che, travolti da difficoltà economiche, ricevono la notizia di aver ereditato una proprietà abbandonata sulla costa dell’Oregon. Il luogo, rimasto intatto per oltre 40 anni, si presenta come un enigma per la coppia, che inizia a interrogarsi sui motivi che hanno spinto la madre di Ben a mantenere segreta la sua esistenza.
Il paesaggio mozzafiato, con una spiaggia privata e una natura incontaminata, cela tuttavia un oscuro segreto. Mentre Jules esplora la casa cercando indizi sul passato della famiglia, Ben si occupa di riparare il serbatoio dell’acqua sotterraneo. Inavvertitamente, egli libera una creatura che ha dormito per decenni, una bestia protettiva e letale che rivendica il suo territorio. Da quel momento in poi, la tranquillità della famiglia si trasforma in un incubo, con la creatura che inizia a perseguitarli in una sequenza di momenti sempre più tesi e angoscianti.
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I personaggi principali
I personaggi del film di Rai 4 The Tank sono pochi, ma ben definiti, contribuendo a creare una dinamica familiare autentica e una forte connessione emotiva con lo spettatore. Ben Adams, interpretato da Matt Whelan, è il marito e padre che cerca di prendersi cura della sua famiglia, nonostante le difficoltà economiche. La sua personalità pratica e razionale viene messa alla prova quando si trova a dover affrontare eventi inspiegabili. Il suo personaggio evolve lentamente da scettico a uomo determinato a proteggere i suoi cari a tutti i costi, anche se questo significa confrontarsi con una creatura mortale e con i segreti del suo passato.
Jules, sua moglie, interpretata da Luciane Buchanan, è una figura centrale nell'evolversi della storia. Il suo personaggio si distingue per l’intelligenza e la conoscenza degli animali, una competenza che si rivela fondamentale quando la situazione precipita. La sua trasformazione da donna dubbiosa e incredula a eroina determinata, disposta a tutto per salvare la sua famiglia, ricorda le grandi protagoniste dei classici film d’azione e horror, come Ellen Ripley di Aliens.
Reia, la figlia della coppia, interpretata da Zara Nausbaum, rappresenta l’innocenza e la vulnerabilità, fungendo da catalizzatore per gran parte della tensione del film. Anche se il suo personaggio non viene sviluppato in modo approfondito, la sua presenza è cruciale per innescare le reazioni protettive dei genitori e aumentare la suspense, rendendo i momenti di pericolo ancora più intensi.
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Uomo, natura e creatura
Uno dei temi principali del film di Rai 4 The Tank è il conflitto tra l'uomo e la natura. La creatura risvegliata dalla famiglia Adams è un simbolo della natura selvaggia e inarrestabile che si ribella contro l'invasione umana. Il film riflette su come l'avidità e la negligenza dell'uomo nei confronti dell'ambiente possano avere conseguenze devastanti, trasformando la creatura in una sorta di guardiano del suo territorio. Questo tema ecologico è sottile, ma pervasivo, e invita a riflettere sul fragile equilibrio tra l’uomo e l’ecosistema.
Un altro tema ricorrente è quello dei segreti familiari e del passato che ritorna. La scoperta della proprietà abbandonata e della creatura collegata alla famiglia di Ben rappresenta un’oscura eredità che non può essere ignorata. Questo richiama il concetto di come i segreti, specialmente quelli nascosti per decenni, possano riaffiorare in modi pericolosi e imprevedibili, mettendo a rischio non solo i legami familiari, ma anche la vita stessa dei protagonisti.
Infine, The Tank gioca abilmente sulla paura dell’ignoto. La creatura rimane invisibile per gran parte del film, creando una suspense crescente che si nutre dell’immaginazione dello spettatore. L’idea che ciò che non si vede sia spesso più terrificante di ciò che è palesemente mostrato è un meccanismo classico dell’horror, utilizzato qui con grande efficacia per mantenere alta la tensione fino all’esplosivo atto finale. Sicuramente un’opera che merita di essere vista e che lascia il pubblico con una riflessione profonda: il vero mostro è quello che ci attende nelle ombre o quello che portiamo dentro di noi?
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