The Theory of Everything è il nuovo film del regista Timm Kröger in concorso al Festival di Venezia 2023. Interpretato da Jan Bülow, Olivia Ross e Hanns Zischler, arriverà nelle sale italiane grazie alla distribuzione di Movies Inspired. Thriller quantomeccanico in bianco e nero, ci porta nel 1962 a un congresso di fisica sulle Alpi per un mistero in continua espansione popolato da variegati personaggi.
La trama del film
The Theory of Everything, film che concorre al Leone d’Oro a Venezia 2023, racconta la storia del giovane Johannes Leinert (Jan Bülow), che nel 1962 si reca con il suo supervisore (Hanns Zischler) a un congresso di fisica presso Hotel Esplanade nelle Alpi svizzere. Uno dei relatori principali del congresso è uno scienziato iraniano che si dice essere un pioniere di meccanica quantistica.
Tuttavia, l’oratore da cui ci si aspetta niente di meno che una teoria del tutto arriverà in ritardo facendo sì che gli altri partecipanti, appartenenti all’alta società, si dilettino nel frattempo con cene spiritose ed eleganti escursioni sciistiche. Ed è così che Johannes rimane ammaliato da una misteriosa pianista (Olivia Ross), che sembra conoscere cose su di lui che non potrebbe assolutamente sapere.
Quando uno dei fisici tedeschi invitati al congresso viene trovato morto in modo mostruoso, entrano in scena due investigatori e si sospetta di un omicidio a tutti gli effetti. Mentre bizzarre formazioni nuvolose aleggiano sul piccolo paradiso svizzero, la pianista scompare senza lasciare traccia. E per Johannes inizia una ricerca che lo porta sulle tracce di un profondo segreto che ha messo radici sotto la montagna.
Un noir moderno ma classico
Timm Kröger con il suo The Theory of Everything porta a Venezia un film che ha tutte le carte in regola per diventare un classico moderno. Estetica, suspence e racconto sono quelli della migliore tradizione hitchcockiana. Grazie a un cast in stato di grazia e una fenomenale colonna sonora The Theory of Everything è un brillante noir sulla contingenza del nostro mondo in cui molte cose sono possibili e difficilmente qualcosa è necessaria.
“Questo film, come tanti altri del suo genere, è iniziato come un sogno”, ha raccontato Kröger, per la prima volta in concorso a Venezia, a proposito di The Theory of Everything. “Ci sono un paesaggio di montagna familiare eppure stranamente sconosciuto, un congresso di fisici (che ovviamente non ha mai avuto luogo) e una “cospirazione” che aleggia nell’ombra. Tutto è pensato come in un sogno, con venature ora eccentriche ora divertenti, e come un omaggio al cinema del passato: è un po’ come se Hitchcock, Lynch e tanti altri autori, conosciuti o dimenticati, facessero l’amore sul tappeto della hall di un vecchio albergo”.
“Atteggiamenti contradditori e sentimenti segnano la storia tragica di un genio sconosciuto o siamo di fronte alle pallide aberrazioni paranoiche di un incompreso che insegue ombre metafisiche? Entrambe, direi. Il paradosso del gatto di Schrödinger è evidente, soprattutto quando si toccano alcuni fenomeni non digeriti del XX secolo, quel secolo lungo e strano che, nonostante le nuove scoperte, non è riuscito a distruggere l’idea del genio che crede nel destino e fa della ricerca una rivelazione divina. Il pensiero di un universo caotico che non risponde a nessuna legge divina rimane insopportabile, anche se le prova che portano in tale direzione siano talvolta schiaccianti. Ed è questa incertezza che fa sì che non ci sia alcuna risposta certa”.
“The Theory of Everything è un film sulla fisica, sull’ispirazione, sui falsi ricordi, sui sogni veri e sui fantasmi che si nascondono dietro quella che chiamiamo la nostra Storia”, ha concluso il regista.