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Three Nights a Week: Un film a Venezia si addentra nel mondo delle drag queen come mai prima

Three Nights a Week è il film che aprirà la Settimana della Critica al Festival di Venezia. Ed è un’opera inclusiva al 100%, realizzata con il sostegno di circa 40 artisti della scena drag parigina. A cominciare dallo stesso regista, che una volta al mese si trasforma nella solare Javel Habibi.
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Three Nights a Week è il film scelto per aprire fuori concorso la Settimana della Critica, una delle due sezioni parallele del Festival di Venezia. È in corsa per il Queer Lion, il Leone assegnato alla miglior opera che tratta tematiche legate all’universo lgbtqia+. E il motivo è semplice: racconta con estremo realismo l’universo delle drag queen parigine attraverso gli occhi di un giovane fotografo, Baptiste.

Il realismo della pellicola è assicurato da due fattori di non poco conto: nel ruolo di Cookie Kunty, la drag queen di cui si innamora Baptiste recita una vera drag queen, e lo stesso regista Florent Gouëlou, al suo primo film, si esibisce ogni mese come Javel Habibi, drag queen solare e impegnata sul palco del Flèche d’Or a Parigi.

Il poster di Three Nights a Week.
Il poster di Three Nights a Week.

La trama del film Three Nights a Week

Il film Three Nights a Week comincia con il ventinovenne Baptiste (Pablo Pauly) impegnato sentimentalmente con Samia (Hafsia Herzi), che di notte lavora in una di quelle strutture mobili che distribuiscono preservativi a chi vende sesso per strada per prevenire la diffusione dell’Hiv o di altre malattie a trasmissione sessuale. Ed è in una di queste notti che, accompagnando Samia, Baptiste fa la conoscenza di Cookie Kunty (Romain Eck), una giovane drag queen, e del suo colorato mondo, fatto di glitter, imbottiture, abiti strizzati, tacchi alti e trucco vistoso.

Affascinato da Cookie, Baptiste la avvicina per un progetto fotografico: documenterà sul palco e dietro le quinte il percorso che la drag queen e le sue amiche faranno partecipando a un importante contest nazionale, definito come le “Olimpiadi drag”. La fotografia ben presto si rivela solo un mezzo per far sì che Baptiste entri nel mondo di Cookie ma soprattutto di Quentin, il ragazzo che si cela dietro la maschera della drag queen.

Il sesso, veloce, vorace e persino proibito, è il primo punto di contatto tra i due. Ma, pian piano, vinte le iniziali resistenze per una relazione gay a tutti gli effetti, Baptiste perde ogni remora e controllo. Rivoluziona la sua vita, lascia Samia e il lavoro, per farsi totalmente coinvolgere dalla sua Jessica Rabbit. I dubbi e le incertezze sulla propria identità sessuale fluida lasciano il posto a un sentimento tenero. E Baptiste si innamora di Quentin e non solo di Cookie.

Tuttavia, stare dietro a una drag queen non è facile. Essere drag è una missione per Quentin. Tutto è finalizzato verso l’obiettivo finale, vincere il concorso, e abbandonare Cookie anche per un solo istante non è ammissibile. Paradossalmente, è come se Quentin fosse una parte di Cookie e non viceversa. E ciò causa più di qualche attrito con Baptiste, arrivando anche a una rottura che sembra definitiva per divergenze di veduta sulla vita.

Scoprendo Cookie Kunty

Three Nights a Week è il un film che non si piange addosso ma che sposa la chiave del realismo e del fracasso per portare avanti il suo racconto. In definitiva, la storia propone due differenti percorsi di accettazione della propria identità: quello di Baptiste e quello di Cookie Kunty, che non può e non deve sopraffare Quentin. Il mondo delle drag queen, come scrivevamo prima, è abbastanza noto al regista Florent Gouëlou.

“Stavo terminando i miei studi a La Fémis quando ho scoperto Cookie Kunty sul palco”, ha ricordato il regista. “Stavo scrivendo il mio cortometraggio di laurea, Un homme mon fils, un road movie sulle rappresentazioni maschili e sui divari culturali tra un padre e suo figlio, che io e mio padre avremmo interpretato. L’arte della drag queen si intersecava così bene con il soggetto del mio film che ho finito per scrivere un personaggio drag queen per me stesso... prima di diventarlo nella vita reale”.

Florent Gouëlou, regista del film Three Nights a Week.
Florent Gouëlou, regista del film Three Nights a Week.

Una storia d’amore a tre

Anziché puntare sull’allegria del mondo drag, luogo comune fin troppo abusato dall’immaginario cinematografico, Florent Gouëlou ha voluto che il suo Three Nights a Week fosse una storia d’amore. “Mi è sembrato che il modo migliore per invitare lo spettatore a scoprire questo mondo fosse attraverso un personaggio innamorato con cui identificarsi. Baptiste si immerge nel mondo delle drag guidato dal suo desiderio e dalla sua meraviglia per Cookie. Ma Quentin ha già qualcuno nella sua vita: Cookie”, ha spiegato il regista.

"Quanto spazio rimane per una storia d’amore? E come fa Baptiste a trovare il suo posto in questa relazione triangolare? Sono infatti in tre in una storia d’amore a due. Cookie permette ai due ragazzi di incontrarsi, ma finisce anche per impedirlo. Per me era importante che l’ostacolo per Baptiste non fosse il fatto che Quentin fosse un uomo, ma che la drag occupa troppo spazio nelle loro rispettive vite per consentire una relazione”.

Nonostante ciò, Baptiste s’imbarca nella nuova relazione a capofitto. “Quando ho scoperto il mondo drag, ho percepito un’insolenza, un modo di deridere la norma, una forma di gioiosa radicalità. A contatto con le queens, Baptiste sviluppa la propria creatività fino a cambiare profondamente. Nello stesso modo in cui le queens abbracciano la loro libertà di essere molteplici (giovane uomo di giorno / creatura femminile di notte), Baptiste finisce per permettersi di osare, più di quanto si fosse permesso fino a quel momento. Samia voleva che facesse solo questo, ma c’è stato bisogno dell’incontro con le queens per riuscirci”.

La libertà dei corpi

In Three Nights a Week, film scelto per aprire la Settimana della Critica, il regista Florent Gouëlou gioca tantissimo col il corpo delle sue protagoniste drag e la regione è lui stesso a spiegarcela: “Le queens si liberano dalle norme esibendosi in corpi trasformati dagli artifici dello spettacolo.... Anche il trucco funziona come una maschera liberatoria. E questi corpi rimangono potenti e liberi anche quando non sono drag”.

“Il drag è una performance fisica. C’è un grande divario tra l’aspetto di una queen sul palcoscenico e quello che lei prova fisicamente. Quest’arte costa loro, in contrasto con l’apparente magia del palcoscenico. È questo che mi ha colpito la prima volta che ho visto una queen uscire dal suo costume: la sensazione che stava sbucciando una banana! L’idea che sotto il corpo di questa creatura femminile ci fosse il corpo di un giovane uomo. Come una statua che emergerebbe da un blocco di marmo. La prima volta che Quentin si toglie il trucco, si sfila le unghie finte con i denti e parla del dolore dei tacchi, tanto che a volte il giorno dopo non riesce più a camminare”.

Cookie Kunty in Three Nights a Week
Cookie Kunty in Three Nights a Week

Vere drag queen in scena

“Per ragioni etiche o puramente artistiche, ho ritenuto essenziale che i ruoli delle drag queens fossero affidati alle persone più coinvolte, che la comunità drag potesse partecipare al racconto delle proprie storie”, ha annotato Florent Gouëlou. Non solo i protagonisti, ma anche alcuni membri del team tecnico del film Three Nights a Week fanno parte della comunità drag. In tutto, 40 artisti della scena drag francese (drag queens, drag kings e clubkids) sono stati coinvolti nella realizzazione del lungometraggio.

“Vorrei che il film fosse una boccata d’aria fresca. Sarebbe il miglior tributo che potrei rendere all’arte del drag. Per mostrare l’eleganza, la generosità e lo spirito di inclusione. Volevo catturare lo spirito corrosivo e rinvigorente che spesso si trova nella scena drag. Fin dall’inizio del processo di sviluppo, volevamo realizzare un film che invitasse il pubblico a vivere un’esperienza positiva, in cui ognuno potesse trovare il proprio posto”.

“Ecco cosa dice Iris a Baptiste in macchina: «Tutti sono benvenuti nel regno del drag». E questo include gli spettatori! Alla fine, Three Nights a Week è concepito, apparentemente, come un divertente film d’amore sul mondo dello spettacolo, ma rivela anche una proposta politica. L’idea che ognuno possa inventare se stesso e che possiamo convivere con le nostre differenze. Per me questa è addirittura la definizione del contratto sociale: diversi e insieme”.

Three Nights a Week: Le foto del film

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