Tutto per mio figlio è il film tv che Rai 1 manderà in onda in prima serata il 7 novembre. Diretto e scritto da Umberto Marino, ha per protagonista l’attore Giuseppe Zeno nei panni di Raffaele Acampora, un uomo come tanti. Raffaele ha una moglie, Anna, e quattro figli, di cui il più grande, Peppino, ha quattordici anni.
Come molti ragazzi della sua età, Peppino comincia a cercare la sua strada nel mondo. Ogni settimana Raffaele e i suoi colleghi sono vittime del racket criminale, che impone loro il pizzo e vessazioni di ogni tipo. Fino a quando, un giorno, Raffaele decide di ribellarsi, anche per Peppino.
Nel film tv di Rai 1, Tutto per mio figlio, Zeno è affiancato dagli attori Antonia Truppo, Tosca D’Aquino e Giuseppe Pirozzi.
Un uomo contro la criminalità
Prodotto da Francesco e Federico Scardamaglia. Tutto per mio figlio, film tv in onda su Rai 1, è ambientato nella Campania del 1996 e ripercorre la lotta contro la criminalità di Raffaele Acampora (Giuseppe Zeno).
Raffaele non è un magistrato, un giornalista o un poliziotto. Non è un personaggio importante, uno con un ruolo di contrasto delle organizzazioni criminali. È semplicemente un uomo come tanti. Ha una moglie, Anna (Antonia Truppo), che ama, e quattro figli. Il più grande di questi, Peppino (Giuseppe Pirozzi), ha quattordici anni, e come molti ragazzi della sua età comincia a cercare la sua strada nel mondo. Ma non è facile farlo quando vivi in un territorio dove le organizzazioni criminali dettano legge.
Raffaele è un allevatore che “fa” i mercati, mestiere che ha ereditato da suo padre. Tutti giorni si sveglia prima dell’alba e percorre anche decine di chilometri per vendere gli animali che lui stesso ha allevato. Una vita dura, che però lui affronta a testa alta con il piglio di chi sa di far bene il suo lavoro. Purtroppo, però, i tentacoli della camorra non risparmiano nemmeno il suo settore.
Ogni settimana Raffaele e i suoi colleghi sono vittime del racket criminale, che impone loro il pizzo e vessazioni di ogni tipo. Fino a quando, un giorno, Raffaele decide di ribellarsi. Fonda un sindacato e, con la sua forza d’animo contagiosa, convince i suoi colleghi a iscriversi. Collabora con la polizia e la magistratura, denuncia, fa nomi. È consapevole del rischio che corre. Sa che Anna e tutti i suoi familiari sono preoccupati per lui, ma ormai non può e non vuole tornare indietro.
La camorra cerca in ogni modo di farlo smettere, prima con offerte e poi con minacce e intimidazioni. Ma Raffaele ha detto agli iscritti del sindacato che avrebbe difeso i loro interessi, e ha una parola sola. Per questo verrà ucciso. Raffaele Acampora era una persona comune, ha detto no, ha resistito, pagando con la vita il suo coraggio e il suo senso di giustizia.
La parola al regista
A spiegare la genesi del film tv Tutto per mio figlio, su Rai 1, è lo stesso regista Umberto Marino, noto per aver diretto quattro episodi della serie tv Sposami e la miniserie I cerchi nell’acqua, oltre che La baronessa di Carini con Vittoria Puccini e Luca Argentero.
“Tutto per mio figlio racconta la storia di un uomo qualunque, con una vita qualunque, un uomo piccolo, che però fa una grande scelta. Siamo nella Campania del 1996, nel regno della camorra. Questo film tv si propone di mostrare il male senza romanticizzarlo e di raccontare come il bene vi si opponga con gesti e comportamenti piccoli, legali, poco eclatanti, ma non per questo meno importanti”, ha spiegato Marino.
“La premessa è utile per rendere chiaro che è quasi impossibile, in questo caso, prescindere da uno stile realistico della messa in scena. Per ottenere una cifra alla Loach (o verghiana), china sull’amorevole racconto degli umili, è necessario mettere in campo un piano fotografico assolutamente non effettistico, totalmente non teatrale, un’immagine che, mutati i luoghi, assomiglia a quella di Non essere cattivo, del compianto Caligari.
Il montaggio segue il ritmo alla storia e cerca di esaltarne i momenti più serrati, ma senza farsi mai invadente. La regia non vuole diventare protagonista, intende nascondersi per dare il più grande spazio possibile ai personaggi e ai loro sentimenti. Per le musiche, accanto allo score classico che sottolinea e potenzia gli snodi epici e drammatici del racconto, si è usato del materiale autoctono prodotto da neomelodici dell’epoca che si rappresenta.
Il cast è l’ultimo e più importante elemento del film. Ben 42 ruoli, tra grandi, piccoli e piccolissimi, tutti serviti dall’eccellenza della scuola napoletana. A questa pattuglia di attori, che annovera Giuseppe Zeno e Antonia Truppo, Tosca D’Aquino e Mimmo Mancini, Ernesto Mahieux e Giuseppe Pirozzi, Massimiliano Rossi e Nello Mascia, Roberto De Francesco, Fabio De Caro e Carlo Baroni, è affidato il compito di dare credibilità e sentimento a tutti i caratteri che fanno vivere la storia”.