Entrare nel mondo dei Soldi Spicci è un vortice ma non è così sotto social come vorrebbe il titolo del loro ultimo film che arriva su Netflix dal 22 febbraio. Quella dei Soldi Spicci è una realtà solida che ha sì trovato nel web il mezzo ideale per potersi esprimere e arrivare a tanta gente ma che ha dietro anni di esperienza, studio e preparazione. Annandrea Vitrano e Claudio Casisa si conoscono da quando erano adolescenti e insieme hanno frequentato una scuola di teatro: non sono dunque arrivati impreparati al successo e alla popolarità.
I Soldi Spicci sanno cosa significhi scrivere uno spettacolo teatrale da sold out o come divertire i quasi 700 mila follower che li seguono su Instagram o il milione e mezzo di fan che su Facebook aspettano un loro segno. Sanno quanto importante nella comicità siano la fisicità e i tempi giusti, rifuggendo da tutto ciò che può creare ilarità con la volgarità o lo stereotipo.
Lo dimostrano anche in un Un mondo sotto social, il film Netflix propone per la prima volta, una sfida che ha visto i Soldi Spicci dietro e davanti la macchina da presa. Del secondo lungometraggio che li vede protagonisti, dopo l’imprevedibile successo di La fuitina sbagliata (anch'esso su Netflix), i Soldi Spicci sono registi, interpreti e sceneggiatori (insieme a Marco Alessi e Salvo Rinaudo). Si tratta di un’opera in cui niente è lasciato a caso. La struttura è la più classica di tutte: equilibrio, rottura dell’equilibrio, ristabilimento dell’ordine. Detta così, può sembrare facile. Metterla in atto, invece, non lo è: ogni cosa deve essere tenuta sotto controllo. Nel realizzare un film, soprattutto comico, non ci si può permettere di lasciare spazio alle variabili impazzite.
Prodotto dalla Tramp Limited di Attilio De Razza e Nicola Picone, Un mondo sotto social approda su Netflix dopo che Medusa lo aveva scelto per aprire la stagione cinematografica 2022/23 puntando sui Soldi Spicci per spingere la gente a tornare al cinema. E la scelta si era rivelata giusta. I Soldi Spicci hanno un pubblico trasversale, che va dai bambini ai nonni, ed è a tutti che hanno voluto raccontare la storia di una particolarissima My Fair Lady figlia dei giorni che viviamo. Al centro del film c’è la storia di Annandrea, una ragazza della provincia siciliana che scopre il peso di diventare un influencer da milioni di follower.
Come capita alle principesse Disney, anche l’Annandrea cinematografica finisce catapultata in una dimensione da sogno. Ma, a differenza delle favole, è una dimensione che non ha cercato o voluto: le è cascata addosso per caso. Proprio a lei che ha come mito Bud Spencer e a colazione mangia pane e panelle. Sorvoliamo sulla trama: la potete trovare su qualsiasi portale dedicato al cinema e sarebbe superfluo raccontarvela. Fermiamoci invece sul tema affrontato: il mondo social che con i suoi filtri annienta la realtà.
Fortunatamente, dai Soldi Spicci non arriva un giudizio morale netto: non siamo dalle parti della condanna espressa in maniera satirica da Not Okay, per esempio. Perché, come ci hanno raccontato loro stessi in esclusiva, è sempre nella sintesi (intesa in senso hegeliano) che sta il giusto equilibrio. Abbiamo incontrato i Soldi Spicci all’anteprima stampa del film Un mondo sotto social a Palermo e, in occasione del rilascio del film su Netflix, vi riproponiamo la nostra conversazione In un’atmosfera quasi magica, nella grande sala di un multiplex, ci siamo seduti con loro per una conversazione intima. E forse seria, per quanto serio possa essere interagire con loro ed entrare nella loro chimica, speciale, di coppia dentro e fuori dal set.
INTERVISTA ESCLUSIVA AI SOLDI SPICCI
Di Un mondo sotto social mi ha colpito una sequenza in particolare, anche perché tecnicamente immagino sia stata la più difficile: quella in cui vi cimentate nel musical, Senza filtri. Immagino avrà richiesto una stesura differente e un lavoro diverso rispetto alle altre. Sarebbe stato interessante vedere qualche altro numero musicale. Avete inciso la canzone?
Annandrea: L’abbiamo incisa ed è anche fruibile su tutte le piattaforme. È un lavoro che ci ha divertito molto e che, veramente, avevamo voglia di fare da un sacco di tempo. I compositori ci hanno supportato e sostenuto in questa idea folle: voler richiamare un po’ Hercules e il mondo Disney. La realizzazione è stata complessa: per fortuna abbiamo avuto un coreografo italiano bravissimo: si chiama Matteo Tuzzolino, è palermitano ma lavora in tutta Italia. Tra un ciak e l’altro, imparavo da lui i passi con Claudio che dava il tempo: si riposava nel frattempo, si divertiva.
Claudio: Io mi sono divertito un po’ di più a curare la regia della scena. Perché, ovviamente, ci alternavamo: quando c’era Anna in scena, io cercavo di gestire la situazione e viceversa.
Non avete avuto motivi di disguido sul set? Deve essere complicato per il regista portarsi poi l’attore che dirige a casa.
Claudio: Questo è il problema della nostra vita sentimentale. Terminata una giornata di lavoro, riusciamo ogni tanto a salutare i colleghi ed essere due persone che si amano. Ma ci sono volte in cui i colleghi non se ne vanno mai e ci ritroviamo a coricarci con il collega con cui abbiamo avuto delle discussioni. Però, devo dire che sul set siamo stati molto bravi.
Peccato che chi legge non possa vedere la faccia di Annandrea!
Annandrea: Ma sono d’accordo, Claudio sta dicendo delle cose verissime. Stavo semmai ricordando quello che mi viene in mente le volte in cui andiamo a letto dopo aver litigato!
Claudio: Però sul set non abbiamo litigato. Ci siamo anche noi stupiti di noi stessi. Quando siamo da soli, l’uno diventa il nemico dell’altro ma sul set, circondati da altre cento persone, dovevamo dare l’esempio a tutti ed essere un duo. Anche perché debuttavamo alla regia e, quindi, non potevamo mostrarci deboli: il set non avrebbe dovuto mai vedere un momento di calo nostro. Siamo stati due carrarmati, ci siamo fatti seguire e tutto il lavoro è stato straordinario. Nessuno alla fine ci ha mai visto litigare sul set: quando dovevamo ragionare su qualcosa, lo facevamo da soli la notte prima.
In realtà, abbiamo fatto un buon lavoro di preparazione prima di girare. Tutti i litigi e tutti gli scontri sono avvenuti prima, in fase di scrittura e di revisione della sceneggiatura. Di conseguenza, siamo arrivati sul set abbastanza tranquilli e sereni. E, se sul set succedeva qualcosa, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, ci ritagliavamo un piccolo spazio per confrontarci e tenere tutti e due una linea comune.
Claudio ha citato la fase di scrittura e di sceneggiatura. È interessante notare come il film abbia dei riferimenti classici molto alti. Parlavate prima di mondo Disney. A me piace invece intravedervi una sorta di moderna versione di My Fair Lady.
Annandrea: È vero. My Fair Lady è uno dei primi esempi che ci fece Marco Alessi, uno dei nostri cosceneggiatori, quando stavamo scrivendo la storia. Tuttavia, My Fair Lady ha una storia lineare con una ragazza alla buona, una cenerentola, che diventa una super principessa. Come accade u po’ anche ad Anne Hathaway in Pretty Princess. È un filone molto battuto al cinema. Noi abbiamo fatto uno step successivo: anche nella trasformazione, la protagonista non si trova a suo agio nei nuovi panni. Abbiamo quindi voluto mostrare il suo punto di vista.
È particolare il lavoro che avete fatto sul personaggio di Anna. Claudio è come se avesse fatto un passo indietro rispetto a La fuitina sbagliata, il vostro primo film, lasciando molto più spazio ad Anna e alla costruzione della sua meccanica, un caterpillar.
Claudio: La verità è che la vera protagonista del film è Anna e non lo nascondo. Non nascondiamo che abbiamo puntato più ad una nuova principessa ma sono contento del risultato: siamo un duo e, se dovessi tirare le somme, puntiamo sempre al risultato finale. Se poi Anna è chiaramente più protagonista rispetto a me, poco importa. A noi importa che possa arrivare il messaggio che avevamo in mente durante la sceneggiatura. Però è chiaro e palese che è Anna è la protagonista e io il coprotagonista che le ruota attorno: felice di essere stato questo.
Beh, Anna, si vede che Claudio è un uomo innamorato. Nessun altro direbbe una cosa del genere.
Annandrea: È un grande professionista innamorato! C’è però un aspetto del suo personaggio che probabilmente non avevamo preso in considerazione ma che in questi giorni, attraverso le interviste, sta venendo fuori e ci è piaciuto molto. Riguarda l’evoluzione della lingua legata a quella del personaggio, un personaggio che “vuole andare ma non riesce” e che ricorda molto il mito dell’ostrica attaccata di Tomasi di Lampedusa. Il personaggio di Claudio è come se avesse un’evoluzione non verso quello che s’aspettava ma verso le sue origini: tant’è che abbandona il milanese e ritrova il siciliano.
In Un mondo sotto social avete lavorato con attori che sono per la maggior parte siciliani ma avete introdotto una miccia “esterna” con Giulia Elettra Gorietti. A lei, attrice talentuosissima ma sottoutilizzata, avete affidato il personaggio di Nadia Zingales, l’influencer da milioni di follower in cui è facile intravedere qualcuno di molto famoso.
Claudio: Dici quella bionda con gli occhi azzurri di cui non faccio il nome e che ha due figli, un cane e un marito che canta?
Come vi siete mossi con la scrittura del personaggio di Nadia? Quanto pensate che in questo momento sia importante far capire, soprattutto alla Generazione Z, che è necessario mettere dei paletti tra quella che è la realtà “vera” e quella percepita attraverso gli influencer? Se ci pensiamo sembra di vivere in due dimensioni parallele e agli antipodi: da un lato, c’è il mondo con tutti i suoi problemi contingenti, mentre dall’altro lato che un mondo irrealistico e quasi del tutto scollegato dal primo.
Annandrea: Partiamo dal presupposto che non necessariamente le vite di quelli che vediamo e che seguiamo, degli influencer, siano migliori delle nostre. Siamo sempre abituati a vedere un loro lato in cui tutto è sempre bello, ordinato, organizzato, luminoso e con le luci messe nelle posizioni giuste. Tendiamo quindi a immaginarci che quella sia la loro vita reale e che le nostre vite facciano schifo, siano da meno o meno interessanti. E, invece, non è così. Anche le nostre vite sono belle. La loro è una costruzione, un lavoro che comporta che raccontino il loro mondo in una maniera più glamour e patinata. Ed è questo che vogliamo che arrivi ai ragazzi di oggi, a chi ci segue e a chi vedrà il film: anche le nostre vite sono belle, anche voi siete belli sia senza i filtri fisici sia senza i filtri di pensiero e di linguaggio.
Claudio: Nel caso di Giulia, che tra l’altro ringraziamo perché ci ha regalato tanto in questo film, non volevamo che rappresentasse un’influencer antipatica. E lei è riuscita a tenere il perfetto equilibrio nei panni dell’influencer stra-seguita, un po’ antagonista di Anna, senza scimmiottare gli influencer. Glielo abbiamo chiesto e da grande professionista qual è ci ha regalato un personaggio carino e a modo. Nel film non sosteniamo che le influencer sono stupide o sceme ma ne mostriamo il lato imprenditoriale.
Ci siamo divertiti molto a immaginarla come un’influencer romana che vive a Milano e Giulia ogni tanto ha tirato fuori il suo romanesco. Ma è chiaro che quando abbiamo scritto il personaggio di Nadia ci siamo ispirati a Chiara Ferragni, anche se poi abbiamo deciso di non ricorrere alla bionda con gli occhi azzurri: volevamo costruire la nostra favola con i nostri personaggi ma la cosa a cui abbiamo tenuto fede era la volontà di non scimmiottare nessun personaggio reale.
Un altro aspetto positivo del nostro film è che non è mai volgare, il che oggi è un pregio, ed è molto inclusivo, perché presenta anche un personaggio nero e uno omosessuale perfettamente inseriti in un contesto di normalità com’è logico e naturale che sia. È stato difficile tenere sotto controllo tutto senza che vi sfuggisse di mano?
Annandrea: Non l’ho trovato e non lo trovo difficile. Forse perché siamo allenati in tanti anni con la scrittura dei nostri spettacoli, dei nostri video e del film precedente. Il nostro lavoro di scrittura è sempre rivolto verso un pubblico che è molto eterogeneo. Ci rivolgiamo ai ragazzi come ai ragazzi o ai nonni, a una fascia di età abbastanza ampia. Quindi, cerchiamo sempre di avere un linguaggio pulito, non sforzandoci di elidere cose che non volevamo dire e che non abbiamo detto. È un processo abbastanza naturale.
Claudio: La comicità non necessità della parolaccia o dello scadere in basso. Viviamo in un periodo in cui si comincia a parlare sempre più di comicità intelligente. Anche se la comicità è sempre intelligente perché parte sempre dal desiderio di far satira su qualcosa e, dunque, parla sempre alla società: c’è chi lo sottolinea di più e chi di meno.
Così come viviamo in un momento in cui la comicità sta subendo un po’ di attacchi in merito all’essere politically correct. Noi abbiamo voluto mettere insieme un cast eterogeneo: ci piaceva raccontare anche come in un piccolo paesino della Sicilia sia normale che la migliore amica di Anna fosse una ragazza nera o come l’assistente di Zingales fosse omosessuale senza cadere mai nello stereotipo facile. La pelle o l’orientamento sessuale sono semplicemente la caratterizzazione di un personaggio ma mai il pretesto per fare comicità. La nostra comicità è un po’ più fisica e un po’ più espressiva.
Nel vostro film, Un mondo sotto social, c’è un chiaro riferimento alla body positivity. Anche in questo caso l’argomento potrebbe essere complicato: si corre il rischio di instillare nella mente un altro modello. Se per anni abbiamo inneggiato a Kate Moss, adesso rischiamo di “imporre” l’esatto contrario. Non bisognerebbe trovare una sorta di equilibrio senza cadere in un eccesso o nell’altro?
Annandrea: Sono d’accordo: è l’obiettivo del film. Annandrea, che diventa famosa per essere senza filtri, è comunque un eccesso, è l’estremizzazione della body positivity, ovvero ciò a cui stiamo assistendo in questo momento. Quindi, Un mondo sottosocial è proprio figlio di questo preciso momento, di questo mese e di questo anno! Da questo punto di vista, stiamo assistendo a un processo di degenerazione. Come ci insegna Hegel, c’è prima una tesi, poi un’antitesi e infine una sintesi. Dopo i due eccessi, si troverà probabilmente una via di mezzo, una sintesi.
Claudio: Tra l’altro era anche la paura che avevamo quando cercavamo di capire dove ci portasse questa storia: l’esempio di Nadia Zingales è sbagliato ma non è nemmeno giusto quello di Annandrea. A un certo punto della storia si evolve in negativo anche la moda di Annandrea, si crea un social apposito (Vitranogram) e si porta all’eccesso la lotta a fare schifo. Ed è stato complicato dire “la soluzione è la via di mezzo”, la soluzione è essere te stesso senza passare da un eccesso all’altro. Le mode negli eccessi sono sempre negative.
Voi siete giovani. Quant’è importante da giovani avere persone che vi ascoltano da un punto di vista lavorativo? Tramp, la società che ha prodotto il film, o Medusa, quella che la distribuisce, quanta libertà vi hanno lasciato? E, soprattutto, come ve la siete conquistata?
Claudio: Quando si comincia a pensare a un film, scrivi e cerchi di immaginartelo nel migliore dei modi. Dopo, però, devi scontrarti con la realtà, con il budget a disposizione e con persone che lo vedono come un prodotto solo commerciale e non fanno attenzione alla finalità del messaggio o a quella artistica. L’artisticità a un certo punto viene messa da parte: ti siedi a un tavolo e devi ragionare su come realizzare quel film con i mezzi che hai a disposizione.
Fortunatamente, nel caso di Un mondo sottosocial, non siamo stati limitati artisticamente ma solo dal poco budget a disposizione, motivo per cui abbiamo fatto oggettivamente delle scelte piuttosto che altre. E questo spiega ciò che ci chiedevi prima anche sull’ipotesi di un’altra scena musical: non ce lo potevamo materialmente permettere.
Tramp ci è stata molto vicina, anche artisticamente. Ficarra e Picone ci hanno seguito in tutte le fasi, dalla sceneggiatura alla regia al montaggio. Da questo punto di vista non siamo stati limitati ma, anzi, abbiamo avuto dei maestri che ci hanno accompagnato durante il percorso. Idem per la distribuzione: in un periodo in cui il cinema sta vivendo un periodo un po’ buio, si sono fidati molto di noi, dei nostri mezzi…
Annandrea: E dei nostri punti di vista, dalla realizzazione del manifesto alla proposta di determinate sale. Ci sono molto vicini e ci ascoltano tanto. Come ci siamo arrivati alla libertà? Quando siamo insieme, siamo una forza. La nostra forza è essere insieme. Abbiamo lavorato tanto in questi anni per costruirci una credibilità. Capisco che la maggior parte della gente (ma anche i professionisti) ci vede come nativi social ma chi ci conosce meglio sa che non è così. Sa che siamo due attori che fanno questo lavoro da quando erano minorenni, che ci siamo conosciuti in una scuola di teatro e che poi è venuta la televisione: il web è solamente il posto che ci ha fato la possibilità di parlare a più persone.
Devi costruirti una credibilità partendo da questo: sei il talent ma non sei solo quello. Sei anche quello che sa scrivere, che fa spettacoli a teatro riempiendoli, che si butta nella regia e che col tempo continua a imparare delle cose.
Claudio: La libertà e la credibilità si guadagnano con un percorso e non con una telefonata, un’amicizia o una raccomandazione. E noi a novembre festeggeremo i dieci anni dei Soldi spicci.
Annandrea: Mi viene da piangere, da piangere! (ride, ndr).
Claudio: Sono dieci anni di storia che vanno avanti grazie e insieme a una serie di persone che ci hanno supportato. Come, ad esempio, il nostro manager Mario Russo, che ha puntato sempre su un percorso artistico teatrale importante. E, seguendo i suoi consigli, riusciamo tuttora a fare tournée nazionali con tappe tutte sold out. Il percorso lo si affronta facendosi seguire dalla gente giusta.
Un mondo sotto social: Le foto del film
1 / 8I vostri numeri sul web sono molto corposi. Avete mai pensato all’idea di una serie tv, dato che nel vostro piccolo una la proponente ogni sabato d’inverno durante la visione di C’è posta per te di Maria de Filippi?
Annandrea: Ci piacerebbe tantissimo.
Claudio: Intanto, la serie più grande che mettiamo in scena è costantemente la nostra vita. Ormai su Instagram, nelle stories, ogni giorno bisogna pubblicare qualcosa e noi pubblichiamo sempre una parte della nostra vita. Ci piacerebbe fare anche qualcosa di diverso…
Annandrea: Ci piacerebbe approdare in una delle piattaforme streaming che seguiamo. Guardiamo Netflix, Prime Video, Now Tv, tutte… Le paga tutte lui (indica Claudio, ndr): gli abbonamenti li paga tutti Casisa, non ce li regalano! Ci piacerebbe tanto perché rappresentano un linguaggio nuovo che conosciamo da fruitori ma non da realizzatori.
Claudio: Per quanto le serie comiche sono molto difficili da realizzare.
Annandrea: I tempi devono essere diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati: non puoi realizzare una puntata più lunga di 25 minuti…
Claudio: Per una commedia, no. Finora gli unici che hanno proposto un primo esempio di serie comica che ha funzionato sono stati proprio Ficarra e Picone con Incastrati: ci sono stati altri tentativi che non sono andati benissimo. Non c’è una serie comica che abbia avuto riscontri come Breaking Bad o La casa di carta. Forse la commedia non si sposa con il mondo delle serie tv.
Annandrea: Forse la comicità dovrebbe essere all’interno di un’altra tipologia di serie, come ad esempio quella romantica.
C’è quel famoso detto per cui l’attore comico per far ridere deve fare appello a tutta la sua tragicità e, quindi, agli episodi drammatici che ha avuto nella sua vita.
Claudio: C’è chi diceva che il drammatico è il comico visto di spalle.
Annandrea: Ma non è il nostro caso. Però, sì, far ridere è una delle cose più difficili sulla faccia della Terra. È facilissimo fare piangere perché non richiede una reazione del pubblico necessariamente. Ed è vero che si parte da quello per poi trarne l’aspetto più comico. I comici non sono mai stupidi perché partono da un messaggio, da una satira, da una riflessione, da un punto di vista… e quindi devono essere necessariamente profondi. Non cupi, però profondi.
Claudio: Solo se conosci il vero lato tragico delle cose, puoi vedere anche quello comico. Altrimenti non puoi fare il comico.
Che ne pensate, in chiusura, dell’episodio di Peppa Pig con due mamme?
Annandrea: Vediamolo tutti insieme. Io voglio vederlo subito!
Claudio: Assolutamente pro Peppa Pig con due mamme!