Un vizio di famiglia è il nuovo film di Sébastien Marnier. Sarà presentato nella sezione Orizzonti Extra del Festival di Venezia 2022 e uscirà nelle sale italiane il 22 dicembre grazie a I Wonder Pictures.
Protagonista del lungometraggio, quasi tutto al femminile, è Laure Calamy, che proprio a Venezia lo scorso anno aveva vinto un premio grazie a Full Time – Al cento per cento. Al suo fianco, nel dramma familiare troviamo Doria Tillier, Jacques Weber, Dominique Blanc, Suzanne Clément, Céleste Brunnquell e Véronique Ruggia Saura.
La trama del film L’origine du mal
Un vizio di famiglia, il nuovo film di Marnier, comincia quando Stéphane (Laure Calamy), un’umile operaia di poche pretese, vede apparire il padre Serge (Jacques Weber). Si tratta di un uomo che non ha mai conosciuto e che scopre essere estremamente ricco.
Serge vive recluso in una grande villa con quattro donne che lo circondano. Sono la sua stravagante consorte (Dominique Blanc), la figlia ambiziosa (Doria Tillier), un’adolescente ribelle (Céleste Brunquell) e la loro inquietante cameriera (Suzanne Clément). Tutte subito infastidite dall’arrivo di Stéphane e tutte decise a metterla profondamente a disagio.
Per sentirsi accettata, Stéphane cerca in tutti i modi di impressionare la sua “nuova famiglia” con una serie di bugie che da strumento di difesa si trasformeranno, suo malgrado, in un’arma potentissima che provocherà gelosia e risentimento. Un male inesorabile inizierà a diffondersi e a minare le basi stesse della famiglia.
Una storia di “sorellanza”
“Nel mio film, Un vizio di famiglia, conosciamo la famiglia attraverso gli occhi di Stéphane”, ha dichiarato Marnier alla vigilia della partecipazione al Festival di Venezia. “All’inizio abbiamo idee preconcette, ma con il tempo vengono alla luce varie realtà. Sono contento del lavoro fatto con gli attori: i loro personaggi presentano un’interessante gamma di mostruose personae. Eppure, loro non le giudicano, perché ognuno possiede la propria verità. Il film parla della fine del patriarcato, e l’idea era di avere solo donne nella storia, a eccezione dell’origine del male stesso: il padre”.
“In un primo momento, mi sembrava astratto e inattuabile, ma, mentre il film mi si formava in mente, ho capito che bastava semplicemente non fare un racconto naturalistico”, ha proseguito il regista. “Era una fiaba e avrei dovuto portare a termine l’idea originale. Tra le donne del film ci sono diversi tipi di relazione: amanti, sorelle, sorellastre e nipoti. Ciascuna desidera ciascuna, senza sapere come amare davvero qualcuno. Si può, però, avere interazione fisica e tenerezza, malgrado le circostanze. L’unica cosa che Stéphane vuole a tutti i costi è trovare un posto nella famiglia: per questo motivo, la sorellanza è la nozione principale che sostiene il film”.
Il salto sociale
Al di là della fantasia di Sébastien Marnier, il film Un vizio di famiglia prende spunto da una vicenda che è in qualche modo realmente accaduta alla madre del regista e sceneggiatore. “In tutti i miei film ho raccontato di persone che si spostano da una classe sociale all’altra. In questo, in particolar modo, faccio riferimento a un momento particolare della vita di mia madre. Un giorno, a sessant’anni, ha ritrovato suo padre. Era un banchiere della cittadina di Poitiers e di convinzioni politiche a destra. Noi come famiglia avevamo invece tendenze comuniste e facevamo parte della piccola borghesia di La Courneuve, il quartiere di case popolari fuori Parigi. Eppure, mia madre lo ha adorato sin dal primo secondo in cui l’ha conosciuto, sebbene avesse quasi proibito a me e mio fratello di parlare con qualcuno di destra!”.
Ma il resto della storia alla base del film Un vizio di famiglia è frutto di fantasia e molto più contorto rispetto a quanto accaduto poi alla madre di Marnier. “Quando si unisce alla famiglia appena trovata, Stéphane mente. Non riesce a rivelare le sue origini a quei familiari che al denaro danno grande peso: il suo stipendio ammonta al prezzo della bottiglia che suo padre prende dalla cantina per brindare!”, ha concluso il regista. “Ho spinto sul pedale dei marcatori sociali e l’ho fatto a partire dalla villa in cui tutto avviene: le camere da letto signorili sono al piano di sopra ma in cantina la cameriera ruba cose e scoppiano le risse… è quello il ventre della famiglia, il luogo in cui le cose vengono represse”.
La villa
La villa in cui Stéphane si trasferisce per vivere con il padre ha un ruolo fondamentale nel film Un vizio di famiglia, presentato a Venezia. “In fase di sceneggiatura era solo una grande residenza come quelle che si vedono sulla Riviera. Era un’idea astratta ma ha preso la forma che ha quando tre anni fa ho fatto visita a una residenza stravagante, kitsch e piuttosto unica sulla costa”, ha spiegato Sébastien Marnier. “Da quel momento, quella casa è diventata la mia ossessione, mi sembrava spaventosa ma allo stesso tempo strana. Ritornandoci più volte, ho capito che era perfetta per la mia storia e che avrei potuto usarla, senza bisogno di ricrearla in un teatro di posa”.
Marnier ha allora fotografato ogni dettaglio di quell’abitazione e ha persino riscritto intere parti della sceneggiatura basandosi su di essa. “Non riuscivo più a immaginare un altro contesto per Un vizio di famiglia. Chi altro avrebbe potuto avere una casa con la scala rosa se non la mia Louise, la moglie del patriarca? Dove altro avrei potuto trovare libertà di movimento mentre giravo se non nei 4.500 metri quadri di quell’abitazione?”, ha aggiunto il regista. “Tuttavia, poiché Louise non butta via nulla, ho dovuto in qualche modo riempire la villa. E dal punto di vista logistico è stata una bella sfida: dovevano trasformarla in una sorta di mausoleo. Abbiamo finito con il riempirla di oltre 3 mila oggetti”.