Una voce fuori dal coro è il film che I Wonder Pictures distribuisce in sala dal 24 novembre in collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Presentato con successo a Un Certain Regard a Cannes 74 e poi al Festival di Giffoni, è il primo lungometraggio diretto da Yohan Manca e racconta una straordinaria storia di formazione che ha per protagonista il quattordicenne Nour, i suoi tre fratelli e la musica lirica. In particolar modo, è La Traviata di Giuseppe Verdi a far da collante alla vicenda.
Nour vive nei quartieri popolari ma la sua passione per l’opera lirica lo rendono una sorta di Billy Elliot del canto. “Ho pensato fosse una bella idea quella di combinare l’arte, campo spesso considerato elitario, con un contesto popolare, e ho capito di essere sulla strada giusta quando un produttore ha reagito al progetto dicendo: “L’opera non c’entra niente con i quartieri popolari!” Ma questo, semplicemente, non è vero”, ha tenuto a precisare il regista Yohan Manca. Ed è questo uno dei tanti motivi che rendono Una voce fuori dal coro un film imperdibile: con la sua magia da favola moderna, è il racconto di cui abbiamo bisogno per capire che il concetto di fratellanza deve uscire fuori dalle mura di una singola abitazione per divenire universale.
La trama del film Una voce fuori dal coro
Una voce fuori dal coro, film che adatta un’opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonner, racconta la storia di Nour (Maël Rouin-Berrandou), un quattordicenne che vive con i tre fratelli, tutti più grandi lui. I quattro sono abituati a fare famiglia tra loro, da quando il padre è morto e la madre è in coma. I fratelli più grandi si arrangiano tra vari lavoretti, e con l’inizio dell’estate anche Nour viene coinvolto per contribuire all’economia familiare e alla cura della madre malata.
Ma un giorno, mentre lavora per una squadra edile, Nour incontra Sarah (Judith Chemla), un’insegnante di canto che lo coinvolge nel suo corso. Per Nour è l’occasione di scoprire una passione innata che gli viene dai genitori, e per aprirsi a un mondo diverso da quello in cui è cresciuto.
La storia del piccolo Nour e della scoperta del suo talento per la lirica raccontata nel film Una voce fuori dal coro è quella di un piccolo immigrato che deve fare i conti con le difficoltà di vivere in un posto, non meglio specificato, non suo e con un’integrazione che somiglia a tante che ogni giorno si vivono nelle periferie del mondo. “Ho fatto la scelta consapevole di non dare indicazioni sul dove della storia, perché potrebbe svolgersi ovunque”, ha spiegato il regista Yoham Manca.
“Il protagonista ha un accento neutro; ho evitato le pronunce troppo riconoscibili o tipiche, perché non volevo dare un “colorito” specifico al film. Cercavo un’universalità che lo rendesse lo specchio di qualsiasi periferia del mondo. È solo per caso che i miei protagonisti hanno origini nordafricane da parte di madre e italiane da parte di padre - io ho scelto gli attori, non le loro origini. I personaggi di Mo e Abel, fratelli di Nour, avrebbero potuto chiamarsi Marco o Nino ed essere nati a Napoli. D’altronde, vedendomi, c’è chi pensa che sia nordafricano, chi pachistano, chi argentino, ecc. Da dove vengono i personaggi non conta. Abbiamo tutti origini miste e, sempre più spesso, siamo “stranieri”; ci tenevo a inserire la multiculturalità nel film, è un elemento che dà speranza”, ha aggiunto Manca.
Una voce fuori dal coro: Le foto
1 / 17La clip in anteprima
TheWom.it vi offre una clip in anteprima del film Una voce fuori dal coro. In scena, vediamo Nour, il piccolo protagonista, impegnato in un dialogo con il fratello Mo. “Nour è un personaggio particolare: passa quasi tutto il tempo a osservare cose e persone”, ha sottolineato Yohan Manca. “È un testimone e un osservatore intelligente. Volevo un attore che risultasse “naturale”, un vero personaggio che trasmettesse molto, facendo poco, qualcuno che non avesse troppe paure o inibizioni e non avesse remore a mettersi a nudo”.
Durante il casting ho chiesto a ogni candidato di raccontarmi una storia inventata”, ha proseguito il regista. “E ho subito notato che Maël Rouin-Berrandou era molto a suo agio a mentire. Mi ha raccontato questa storia improbabile di un giro in quad con suo padre, che, a un certo punto, gli ha dato una bottiglietta d’acqua e l’ha abbandonato nel bel mezzo del deserto, dove ha incontrato i Tuareg e un uomo con un dente solo. Il suo racconto è stato così divertente e vivace che ho capito di aver trovato Nour”.