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Valentina Romani: “In connessione con noi stessi per definirci liberi” – Intervista esclusiva

Valentina Romani
Al suo esordio come scrittrice con il romanzo Guarda che è vero, l’attrice Valentina Romani racconta a The Wom com’è nato il libro. Icona della Gen Z, ci parla del suo rapporto con la verità, con il successo, con le porte aperte e con quelle chiuse. Senza tralasciare il suo impegno nella lotta contro la violenza sulle donne.
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Valentina Romani sta vivendo un anno di grande consolidamento artistico. Dopo aver conquistato il cuore del pubblico con il personaggio di Naditza nella serie dei record Mare Fuori, Valentina Romani si prepara a sorprendere ancora una volta, ma questa volta in un campo per lei del tutto inedito. Il 28 maggio è infatti uscito per Rizzoli il suo primo romanzo, Guarda che è vero, un’opera fresca e consapevole che promette di affascinare i lettori.

Guarda che è vero racconta la storia di Ellen, una giovane donna di ventiquattro anni con una grande passione per la verità, i libri e i viaggi. Tra i vari lavori che svolge, Ellen si ritrova, inaspettatamente, a fare da tutor-mentore a Giuseppe, un bambino della Roma bene. Questo lavoro, inizialmente accettato con riluttanza, si rivelerà fondamentale per la sua crescita personale. In un’estate romana ricca di impegni e nuove conoscenze, Ellen scoprirà anche l’amore, un amore che promette di essere speciale.

Divisa tra set cinematografici e televisivi, Valentina non smette mai di innovarsi e mettersi alla prova. Attualmente impegnata nelle riprese di due nuovi progetti, la vedremo presto in ruoli di spicco in produzioni come Tutto chiede salvezza 2 su Netflix, la serie tv Gerri su Rai1 e il biopic Bardot su Mediaset (senza contare il passaggio su Rai 1 di Alfredino).

Ma la vita e gli impegni di Valentina Romani non si fermano qui. 28 anni il prossimo 16 giugno, l’attrice romana è anche profondamente coinvolta nel sociale, collaborando con la fondazione "Una Nessuna Centomila" per prevenire e contrastare la violenza sulle donne. Un impegno riflette il suo desiderio di utilizzare la propria visibilità per promuovere cause importanti e sensibilizzare l’opinione pubblica.

Con Guarda che è vero, Valentina Romani non solo si consolida come una delle attrici più promettenti della sua generazione, un sogno che rincorre da quando aveva cinque anni, ma dimostra anche di avere una voce potente e autentica che invita i lettori a riflettere sul tempo, sull’ascolto interiore e sulla verità personale.

Durante l'intervista esclusiva che ci ha concesso, Valentina Romani ha condiviso con entusiasmo le motivazioni che l'hanno spinta a scrivere la storia e come il titolo Guarda che è vero sia nato dalla sua voglia di trasmettere un messaggio di autenticità e introspezione. Sentiva di avere qualcosa di importante da dire e ha visto in questo libro l'opportunità di invitare i lettori a riflettere sull'importanza di ascoltare la propria voce.

Ancora una volta, Valentina Romani si rivela non solo come una talentuosa attrice, ma anche come una voce autentica e riflessiva, capace di ispirare la Generazione Z e chiunque sia in cerca di connessione interiore e self empowerment.

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Valentina Romani (Foto: Sara Sabatino; Press: Zebaki).
Valentina Romani (Foto: Sara Sabatino; Press: Zebaki).

Intervista esclusiva a Valentina Romani

Guarda che è vero è il tuo primo romanzo. Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia e come è nato il titolo?

Sentivo di avere qualcosa da dire, mi sembrava una bella occasione per invitare i lettori a fare una riflessione sul tempo che passa e sull'importanza di imparare, in questo tempo, ad ascoltarci di più, ad entrare in profonda connessione con noi stessi.

Qual è stato il momento più gratificante della scrittura di Guarda che è vero? E la sfida più grande che hai dovuto affrontare?

Il momento più gratificante della scrittura di questo libro è stato quando mi rendevo conto che le mie idee stavano prendendo forma. La sfida? Sicuramente i giorni in cui ho sentito il blocco dello scrittore: nei momenti in cui invece mi sentivo molto ispirata, ho capito che erano fisiologici.

Come pensi che il pubblico reagirà al libro? Hai qualche messaggio particolare che speri di trasmettere ai lettori?

Spero che reagisca con curiosità e spero di muovere delle riflessioni. Spero che le persone possano riconoscere la preziosità della sospensione, dell'imparare a rallentare un po’ per provare a capire ciò che veramente ci piace e a distinguerlo da ciò che invece non fa per noi.

In Guarda che è vero, la protagonista Ellen ha un grande amore per la verità e per i libri. Quanto di te stessa c'è nel personaggio di Ellen? Ricordi qual è il primo libro letto e cosa ti ha lasciato?

C’è un 10%, non voleva essere un romanzo autobiografico, credo che per quello ci sarà tempo... Ho prestato a Ellen un po’ di mie caratteristiche, come ad esempio la tendenza ad inscatolare e distinguere ciò che mi piace da ciò che detesto attraverso delle scatole immaginarie. Le ho prestato la mia quotidianità ambientando il romanzo a Roma, dando alla storia lo sfondo della mia città. Uno dei primi libri che ho letto fu Il Piccolo Principe e mi ha lasciato una grande riflessione sul valore del tempo.

Cos’è per te la verità? Coincide con la libertà?

La verità per me è tutto. Nel libro, il concetto di verità è centrale: per verità qui si intende l’onestà verso noi stessi, fulcro essenziale della mia vita e della protagonista. Credo che solo entrando in profonda connessione con noi stessi ci possiamo definire liberi.

Cosa ti ha spinto a farti coinvolgere dalla fondazione “Una Nessuna Centomila”? Quali sono gli obiettivi principali che speri di raggiungere con questa iniziativa?


Ho deciso di entrare a far parte del laboratorio artistico della fondazione “Una Nessuna Centomila” per il profondo desiderio di contribuire, insieme agli altri colleghi e artisti, alla lotta contro la violenza sulle donne e promuovere la parità di genere. Come attrice, sento la responsabilità di usare la mia visibilità per sensibilizzare su queste tematiche cruciali. L’obiettivo principale è creare consapevolezza su esse in ogni modo possibile: dal cinema al teatro, dai concerti alle scuole, per raggiungere quante più persone possibile. Solo unendo le nostre forze possiamo costruire un mondo in cui nessuna donna debba più subire violenza, vivendo libere e sicure.

Valentina Romani (Foto: Sara Sabatino; Press: Zebaki).
Valentina Romani (Foto: Sara Sabatino; Press: Zebaki).

Il personaggio di Naditza in Mare Fuori, rivisto oggi, è stato per te più un regalo o una condanna da scontare? Cosa ti è mancato di più nell’andar via? Come ha influenzato il tuo percorso personale (non artistico)? L’eccessivo successo non ti ha mai spaventata?

È stato un grande regalo, è un personaggio che mi ha lasciato moltissimo e a cui devo moltissimo. Andando via mi è mancato il calore e l’accoglienza di Napoli, ma ci torno spesso. Non penso che abbia influenzato il mio percorso personale, anzi, credo che lo abbia arricchito, insegnando con grande coraggio che non è importante imparare a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ma imparare a capire cosa è giusto per noi, anche se per qualcuno è sbagliato. Il successo non mi ha mai spaventato perché l’ho sempre vissuto con grande lucidità, consapevole del fatto che così come è arrivato, in un attimo avrebbe potuto andarsene.

Stai attualmente girando due nuovi progetti e sarai presente in diverse serie TV quest'anno: Bardot, Tutto chiede salvezza 2, Gerri. La domanda è d’obbligo: come fai a far tutto?

Non so come ci riesco, lo faccio, e ti dirò di più, in mezzo ai molteplici impegni cerco di non mancare l'appuntamento con le mie esigenze personali, continuo a vedere le mie amiche e a passare del tempo con la mia famiglia, sono loro la mia fonte di energia.

In Guarda che è vero, scrivi: “Credo nei legami, nei ponti, nelle porte, sia quelle che apri sia quelle che chiudi. Credo nelle montagne e nei segni del passato, nelle cicatrici e negli sguardi”. Come si riflette tale pensiero nella vita di Ellen e nei personaggi che la circondano? E nella vita di Valentina?

Ellen è un personaggio che ama gli inizi, probabilmente perché sono le cose più difficili da ricordare. Crede molto nel prossimo ma perché più di tutto crede in se stessa: è qualcosa che sento molto mio. Anch’io credo nel potere dei legami e sono convinta che possano essere salvifici.

Credo nelle porte proprio perché credo negli inizi e nelle occasioni che la vita ci offre. Non solo in quelle che si aprono ma anche in quelle che si chiudono: se qualcosa non è destinata o non può più essere per noi, è giusto imparare a lasciarla andare.

Credo anche nelle montagne e nei segni del passato perché credo molto nelle mie radici, nella loro importanza e nel fatto che, se oggi sono riuscita a fare ciò che finora ho fatto, è sicuramente perché sono partita da un certo punto.

Quali sono i legami, le cicatrici e le porte che più ti hanno segnata?

Sicuramente l’aver avuto la fortuna di essere cresciuta con i miei quattro nonni, il dispiacere di averli persi, e la fortuna di continuare a cercarli e sentirli vicini, malgrado il passare del tempo.

Ti sei mai sentita diversa, forse solo per il colore dei capelli? O qualcuno ti ha fatto sentire diversa?

Assolutamente no. La diversità sta negli occhi di chi guarda.

La copertina di Guarda che è vero, il romanzo di Valentina Romani.
La copertina di Guarda che è vero, il romanzo di Valentina Romani.

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