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Venezia 81: La storia del Frank e della Nina, un film per sognatori con Ludovica Nasti

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Tre adolescenti milanesi alla ricerca del loro posto nel mondo, della libertà e dell’affermazione della propria unicità, sono al centro del racconto con cui la regista Paola Randi racconta la Milano delle periferie.
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Presentato il 31 agosto al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti Extra, La storia del Frank e della Nina è il nuovo film della regista milanese Paola Randi. Prodotto da Fandango che lo porterà prossimamente in sala con Rai Cinema, il film La storia del Frank e della Nina ha per protagonisti i giovani attori Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Tereggi nei panni di tre adolescenti milanesi - un narratore silenzioso, una rivoluzionaria con i piedi piantati a terra e un irriducibile sognatore - vivono una storia anarchica di amore e amicizia, per affermare il proprio essere unici e la loro libertà. Nel cast anche Marco Bonadei, Bruno Bozzetto e Dave Giuseppe Sake, con l’amichevole partecipazione di Alessandra Casella e la partecipazione di Anna Ferzetti.

La storia del Frank e della Nina ce la racconta Gollum. Gollum è un narratore senza voce. È muto. Non perché non gli vengono le parole, ma perché gli s’inceppano nell’epiglottide e al loro posto esce un suono così brutto e scuro che gli sembra il gorgoglio del lavandino e di solito la gente si spaventa e lo evita o lo prende in giro. Tutti. Tranne il Frank e la Nina.

Il Frank dice che non esiste, e di lui non si sa niente, solo che vende i compiti fuori dalle scuole perché passa le sue giornate in Università e impara di tutto (non è mica iscritto, non ha neanche finito il liceo, ma lo fanno entrare perché come si fa a dire di no al Frank?). Da quando si incontrano sono inseparabili. Perché il Frank pensa che Gollum sia un genio e lui la vita, che fa schifo, te la fa vedere a colori.

La Nina è andata ad abitare ai palazzi Gescal di Sesto, di fronte a casa di Gollum, e per prima cosa l’ha fotografato. Lui, che lo chiamano Gollum perché è brutto come quello del film, lei invece lo vede bello. E Gollum esce dal suo mondo isolato, entra nelle immagini della Nina e per la prima volta ha un’amica. Beh, per forza. Lui non può mica innamorarsi della Nina, perché lei è la Nina e lui è Gollum…neanche parla!

Solo che poi il Frank e la Nina s’incontrano. Lui s’innamora e lei… vuole fare la terza media. Lo ingaggia per prepararla all’esame, ma la Nina ha una bambina e un marito violento e deve studiare di nascosto e nella sua situazione è roba pericolosa. E così le lezioni rubate sono un’avventura, le fabbriche abbandonate si trasformano in magnifiche cattedrali, la città li nasconde, è un luogo magico dove il tempo si deforma, la nebbia li protegge e loro diventano il Combo. Una Famiglia. E forse insieme riusciranno a prendere la vita e a farne un punto di vista…e forse invece no. Perché la realtà a un certo punto si sveglia con tutto il suo grigio e la sua violenza e li trova. E allora non resta che scappare via.

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Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Tereggi nel film La Storia del Frank e della Nina.
Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Tereggi nel film La Storia del Frank e della Nina.

I tre personaggi principali

Il film La Storia del Frank e della Nina è un romanzo di formazione per sognatori. E i nostri tre sono quasi adulti. Gollum (Monti), il narratore senza voce, custode di brandelli di poesia, di pensieri, di quelle parole che non gli escono dalla gola e che scrive sui muri, come se la città fosse un grande amplificatore. Gollum impara dai libri gettati via, abbandonati nelle cantine e nei solai, senza nemmeno rendersene conto. Vive attraverso i suoi amici le emozioni che pensa di non poter vivere lui in prima persona, finché si rende conto che è testimone e partecipe di qualcosa di straordinario, di una grande amicizia e di un amore acerbo e potente. E allora finalmente ritrova i suoi suoni, grezzi come un super potere che ancora non sa controllare, e ora sa chi è e cosa deve fare: deve raccontare.

La Nina (Nasti) è ambiziosa e concreta, una che ha dato retta agli adulti e che si ritrova nei guai. Ma si è fatta una bella scorza e adesso è corazzata come un guerriero. Entrare in una società che la rifiuta, è difficile, la Nina è una rom, i pària per eccellenza, ma lei non molla. Vive una vita nascosta di immagini e aspirazioni, sogni no, perché lei li odia quelli.

Nina legge il mondo e le persone attraverso la lente di una camera e ne scopre la bellezza, la poesia, ma lo fa quando può perché è una mamma di 16 anni, coraggiosa, intelligente e fiera che ha capito che per uscire da un destino grigio e segnato, deve studiare. E studiare le apre la testa… ma anche il cuore. Innamorarsi di un sognatore e fare “famiglia” con un writer muto non era certo nei suoi piani, e per una come lei, se la corazza si incrina, poi è pericoloso come una valanga.

Il Frank (Tereggi) era il nome del bambino saggio che Silvano Agosti intervistava in quel bellissimo pezzo di “D’amore si vive”, un piccolo filosofo di periferia. Il nostro Frank è un inguaribile sognatore, affronta la vita con un Crediti non contrattuali approccio creativo. Per lui la realtà è plasmabile, è come una tela su cui lavora, inventa, crea un mondo a colori, dove la banalità e il grigio dell’esistenza scompare sotto le vibrazioni della sua fantasia. L’interpreta la realtà il Frank, e la interpreta in modo così potente da farci credere tutti quelli che gli vogliono bene. “La vita in fondo è solo un punto di vista” dice, e anche quando le cose vanno male è tutta questione di interpretazione.

Ma plasmare la realtà non è facile, perché a volte quella si ribella e tocca crescere e il Frank si trova a fare i conti con le responsabilità che uno si assume quando si innamora e finisce che la realtà a un certo punto, la deve affrontare anche lui.

La storia del Frank e della Nina: Le foto del film

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Raccontare Milano oggi

“Questa storia nasce dal desiderio di raccontare la mia città: Milano”, ha raccontato Paola Randi, regista del film La Storia del Frank e della Nina. “Milano è una città discreta, nel senso che è “dentro”, dentro i palazzi, dentro i cortili, nascosta nelle case, nei quartieri che sembrano vuoti, silenziosi, ma che, ad uno sguardo più approfondito, nascondono mille voci: storie di vite, di speranze, di persone. Milano è fatta a cerchi. Oltre la cerchia esterna ci sono le cittadine da cui provengono i pendolari. Cioè quelli che la mattina si alzano e vanno a nutrire il centro, come un cuore che batte e viene alimentato e cresce. Dalla Circonvallazione esterna i grattacieli futuristici del centro appaiono in lontananza come un miraggio. Qualcosa di vicino e lontanissimo allo stesso tempo, qualcosa che se allunghi la mano da un tetto della Gescal ti pare quasi di toccarla”.

“Sono mondi particolari, le cerchie esterne, atipiche, fatte di gente che lavora, di amici, di ragazzi con la loro voglia di esistere nonostante tutto. Di gente che è emigrata in cerca di un futuro migliore. I nipoti di quelli della banda dell’Ortica, o del Cerutti Gino cantati da Jannacci e Gaber, o della Mala di Strehler, Carpi e Dario Fo. Lavoratori, piccolo borghesi, riders, emigranti, operai, anche ladri o disperati, tutti a condividere un sogno nascosto nella nebbia delle sere d’inverno, sussurrato dentro i pensieri dei pendolari alla stazione o sui tram e nelle metropolitane, che per sentirlo ci vogliono gli angeli di Wenders emigrati direttamente da Berlino. De Sica ce l’aveva disegnata così, magica, miracolosa”.

“Volevo raccontare oggi Milano come una città romantica, di avventura, di futuro. Perché Milano è una città di sognatori. Io Milano l’ho vissuta da adolescente, poi me ne sono andata e quindi volevo raccontare una città vissuta con l’energia e gli occhi dei ragazzi”, ha proseguito Randi.

“Gli eroi protagonisti di questa storia sono tre ragazzi, tre amici, i loro sogni e la città alla ricerca del loro posto nel mondo, della libertà, dell’affermazione della propria unicità, del loro modo di vivere la realtà e i legami, di un amore anarchico (un po’ come quello di Jules, Jim e Catherine) dell’affrancamento dal mondo degli adulti con le loro regole all’interno delle quali quei tre non trovano spazio. Perché sono unici e irripetibili (come tutti noi) e i paradigmi sociali della città gli stanno molto stretti. Questa è una storia di 3 ragazzi, e di gente comune e straordinaria, con un narratore muto, una realista rivoluzionaria e un irriducibile sognatore e le loro avventure dentro la città romantica e dura, nascosta e irresistibile, all’inseguimento del futuro”.

La regista Paola Randi.
La regista Paola Randi.
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