Sarà presentato il 29 agosto al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti il film Quiet Life di Alexandros Avranas. Il regista di origine greca, noto per l’angosciante Miss Violence, con Quiet Life porta al Lido un film incentrato sulla sindrome della rassegnazione infantile.
Interpretata da Chulpan Khamatova, Grigory Dobrygin, Naomi Lamp, Miroslava Pashutina, Eleni Roussinou, la storia (basata su eventi reali) ci porta nella Svezia, 2018. Una misteriosa sindrome che colpisce i bambini rifugiati sta suscitando preoccupazione tra medici e politici. Sergei e Natalia sono fuggiti dal loro paese natale dopo un attacco che ha quasi ucciso Sergei.
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In attesa che l’Agenzia Nazionale per l’Immigrazione decida sulla loro domanda d’asilo, si stabiliscono in Svezia con le loro due bambine e fanno del loro meglio per condurre una vita normale. Lavorano sodo, mandano le figlie alla scuola svedese, imparano la lingua, si sottopongono a regolari ispezioni da parte delle autorità, tutto nella speranza di diventare un giorno cittadini svedesi.
Ma, quando si vedono respinta la loro richiesta d'asilo, Katja, la figlia più piccola, ha un collasso ed entra in un misterioso stato di coma. Di fronte a un dilemma morale, la resilienza di Sergei e Natalia verrà messa alla prova. Riusciranno a trovare la speranza per salvare le loro figlie?
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“Da quando ne ho sentito parlare qualche anno fa, sono ossessionato dal fenomeno della Sindrome della rassegnazione infantile e dalla necessità di portarlo sullo schermo”, ha raccontato Avranas. “Nella speranza di una vita dignitosa, milioni di bambini sono costretti a spostarsi e ad abbandonare le loro case per via di guerre, povertà o repressione politica. Ma come possono i genitori garantire protezione e stabilità ai loro figli nella consapevolezza che la realtà dei fatti è tutt’altro che ottimistica?”.
“Questo è ciò che Sergei e Natalia affrontano quando si trovano rifiutata la richiesta d’asilo e la loro figlia minore sprofonda in uno stato di Sindrome della rassegnazione, una condizione di disperazione che nella sola Svezia colpisce centinaia di bambini. È possibile creare qualcosa dal nulla semplicemente impegnandosi abbastanza? La felicità, alla fine, è qualcosa che possiamo creare? Quiet Life parla della loro lotta per ripristinare a tutti i costi fiducia e stabilità, per trovare un lume di speranza in una situazione disumana”.
La trama del film
Quiet Life è un film diretto da Alexandros Avranas, ispirato alla sindrome di rassegnazione, una condizione psicologica rara che colpisce prevalentemente i bambini rifugiati. Attraverso la storia di una famiglia russa in esilio, il film esplora temi complessi come il trauma, la disumanizzazione burocratica, e la lotta per una vita migliore in un contesto di profonda alienazione. Il regista, partendo da una base reale, costruisce una narrazione che si muove tra il distopico e il fiabesco, mantenendo al centro l'umanità e l'amore.
Il film segue le vicende di Sergei, Natalia e le loro figlie, una famiglia russa in fuga dal loro paese a causa di persecuzioni politiche. Arrivati in Svezia, si trovano a fronteggiare un sistema burocratico freddo e alienante, che contribuisce ad aggravare il già fragile stato psicologico delle loro figlie. Le bambine, infatti, cadono in uno stato di "sindrome di rassegnazione", una condizione in cui i piccoli si ritirano completamente dal mondo, cadendo in una sorta di letargo psicologico.
La trama si divide in due parti principali: nella prima, viene descritto il clima opprimente della clinica in cui le bambine vengono trattate, un luogo dove si crede che la separazione dai genitori possa favorire la guarigione. Nella seconda parte, la famiglia cerca di ricostruirsi, creando un mondo immaginario e protettivo attorno alle bambine, riportando la speranza e la vita all'interno della famiglia.
Una famiglia in fuga
Nel film Quiet Life, i personaggi principali sono Sergei, Natalia e le loro due figlie, una famiglia russa costretta a fuggire dal loro paese a causa delle persecuzioni politiche. Sergei, interpretato da Grigory Dobrygin, appare inizialmente come un uomo schiacciato dal peso delle sue scelte. Il suo carattere è complesso: una combinazione di rabbia e paura derivanti dall'essere stato vittima di un attacco omicida nel suo paese, mescolata con la fierezza e la colpa di un padre che sa di far soffrire la sua famiglia a causa delle sue convinzioni.
Avranas, parlando del personaggio, ha dichiarato: "Sergei potrebbe sembrare passivo, persino indifferente, quando lo incontriamo per la prima volta, ma Grigory ha aiutato a dare vita al percorso di questo personaggio verso una nuova presa di coscienza personale ed espressione emotiva". Questo viaggio interiore porta Sergei dalla passività a una riconciliazione con se stesso e con la sua famiglia.
Natalia, interpretata da Chulpan Khamatova, è una figura profondamente materna e determinata. Lei è disposta a fare qualsiasi cosa per proteggere le sue figlie dal mondo esterno. Per Natalia, l'amore è una forza potentissima, capace di salvare non solo i suoi figli, ma anche il mondo. Come afferma l'attrice: "Per lei, l'amore è l'arma più potente". Natalia non è solo una madre, ma anche una combattente contro l'indifferenza del sistema, disposta a lottare contro qualsiasi avversità per il bene delle sue figlie.
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Le due figlie, che soffrono della sindrome di rassegnazione, rappresentano il cuore della storia. La loro condizione non è solo una malattia ma diventa il simbolo di una più ampia disumanizzazione causata dalla burocrazia fredda e distaccata della società svedese. I loro personaggi non partecipano attivamente ai conflitti dei genitori, ma ne subiscono le conseguenze, diventando le vittime innocenti di un sistema che non tiene conto delle esigenze umane.
Quiet Life: Le foto del film
1 / 10Trauma e alienazione
Il film Quiet Life affronta temi profondamente attuali come il trauma e l'alienazione. La sindrome di rassegnazione diventa una metafora potente per esprimere la perdita di speranza che i bambini rifugiati provano di fronte a un mondo che sembra non accorgersi di loro. Alexandros Avranas ha dichiarato che quello che lo ha colpito maggiormente è stato "il fatto che questa sindrome sia stata tenuta nascosta per oltre vent'anni, nonostante abbia colpito centinaia di bambini in Svezia dai primi anni 2000". Il trauma si riflette non solo nelle condizioni delle bambine ma anche nella difficoltà dei genitori nel gestire la situazione.
Il tema della disumanizzazione burocratica è poi centrale. La Svezia, spesso idealizzata come una società modello, viene rappresentata qui come un luogo freddo e distopico, dove le persone sono prigioniere di un sistema che sopprime i sentimenti e le necessità individuali. Chulpan Khamatova ha sottolineato come "la Svezia che vediamo in Quiet Life rappresenta un sistema generale che è indifferente agli individui, ai loro problemi e ai loro sentimenti". Tale sistema non solo soffoca le vite dei rifugiati, ma anche di chi ci lavora, creando un ambiente dove l'umanità viene messa da parte.
Nonostante l'atmosfera oppressiva, il film non manca di offrire una prospettiva di speranza. La seconda parte della storia si concentra sulla ricostruzione della famiglia, che crea un mondo immaginario e protettivo per le figlie. Questo atto di amore e protezione rappresenta una possibilità di rinascita per i personaggi. Avranas ha spiegato che il suo obiettivo principale era "trovare l'umanità e l'amore all'interno di queste grandi questioni". In questo senso, il suo non è solo una critica sociale, ma anche una celebrazione della capacità umana di ritrovare la speranza anche nelle situazioni più difficili.