Vicky e il suo cucciolo è il film proposto da Nove la sera del 3 luglio, che racconta della straordinaria amicizia tra una bambina e un cucciolo di lupo. Dopo le straordinarie vicende raccontate in Il lupo e il leone, Dog e King, è ora arrivato il momento di appassionarsi a una favola moderna il cui significato esula dai confini della storia per divenire universale.
La bambina e il lupo
Vicky e il suo cucciolo, il film Nove diretto dal francese Denis Imbert, racconta la storia di Vicky, una bambina di 8 anni segnata dalla morte della madre, e del suo legame con un lupo.
Tutto ha inizio quando Stéphane decide di trasferirsi nelle montagne del Cantal per riallacciare i rapporti con la piccola Victoria, chiusasi nel silenzio dopo la morte della mamma. Durante una passeggiata nella foresta, un pastore affida a Victoria un cucciolo di lupo, che pian piano l’aiuterà a riacquistare l’amore per la vita. Nonostante cerchi di avvertire la figlia dai pericoli a cui può andare incontro, Stéphane non riuscirà a separarla da quel batuffolo di pelo all’apparenza inoffensivo.
Una favola moderna
Il film Nove Vicky e il suo cucciolo ha la sua straordinaria forza nel legame che si crea tra Vicky e il lupo. Come in una moderna favola, il film sottolinea l’importanza che la natura e gli animali hanno la vita dell’uomo. Come ha sottolineato Imbert, “con un lupo come protagonista sin dall'inizio, si ha modo di affrontare un tema attuale e realistico, molto controverso e in grado di suscitare forti polemiche e scatenare passioni. Vivendo in città, non ci rendiamo conto di come il lupo sia ancora molto presente nelle nostre campagne e, se ne parliamo ai bambini dell'animale, lo facciamo attraverso le favole come Il lupo e l'agnello di La Fontaine”.
La convivenza con il lupo
La sceneggiatura del film Nove Vicky e il suo cucciolo è ambientata in una regione in cui l’attività principale di sostentamento è la pastorizia. Il ritorno del lupo pone, dunque, grossi problemi.
Victoria, la piccola protagonista umana, è una ragazzina di città che si è trasferita in campagna e non conosce molto dei due mondi opposti con cui si ritrova a contatto: quello degli allevatori e quello della natura selvaggia. Accogliendo il cucciolo, riempie quel vuoto emotivo e affettivo lasciato dalla scomparsa della madre. La bambina dà tutto il suo affetto all'animale selvatico che, in cambio, le apporta conforto e le restituisce gioia di vivere. Vicky si sente responsabile del cucciolo: sono come legati e hanno bisogno l'uno dell'altro.
“Nonostante i detrattori, la figura del lupo ha avuto una certa riabilitazione”, ha aggiunto il regista. “Nei racconti moderni non è più la bestia del diavolo che, feroce e assetata di sangue, come è stata presentata in favole come quella dei Tre porcellini o di Cappuccetto Rosso. Come direbbe il filosofo Batiste Morizot, è arrivato il momento di instaurare una sorta di "convivenza diplomatica" con il lupo e non più un principio di "dominazione domestica"”.
Il lupo simbolo di pericolo
Vicky e il suo cucciolo è un film utile a rivalutare anche la reputazione del lupo. Il lupo è da sempre considerato dall'uomo come l'animale più pericoloso presente in natura.
Tale reputazione ha origine nella notte dei tempi. I destini dell'uomo e del lupo sono sempre stati interconnessi. Si ritiene che i primi esseri umani, ancor prima dell'Homo erectus, seguissero i lupi per nutrirsi dei resti della loro caccia. Con la scoperta del fuoco, i ruoli si sarebbero invertiti. L'uomo capì molto rapidamente come il lupo potesse diventare una risorsa ideale per la caccia e quindi cercò di addomesticarlo, facendone un cane. Fortunatamente, il lupo è stato in grado di evitare ciò e di mantenere la sua integrità da animale selvatico. Ciò ha finito con il deteriorare il rapporto tra le due razze, in competizione per le stesse forme di sostentamento.
Così, invece di cercare di convivere con il lupo e di condividere con lui il territorio, l'uomo si è comportato con il lupo al pari di come ha fatto con gli amerindi, conquistandoli, quasi sterminandoli e costringendoli a vivere nelle riserve protette. Nel Medioevo si è anche diffusa la voce che il lupo attaccasse l'uomo: mai affermazione è stata più falsa. Durante la peste nera, nonostante si accumulassero cadaveri su cadaveri, mai un lupo ne ha divorato uno. Oggi, il peggior nemico del lupo è proprio l'uomo e da lui fugge.
Un padre e una figlia
Il film Nove Vicky e il suo cucciolo è ambientato nelle montagne del Cantal. Ha per protagonista la piccola Shanna Keil nei panni di Vicky e l’attore francese Vincent Elbaz in quelli del padre Stéphane. Ed è nel rapporto tra padre e figlia che Vicky e il suo cucciolo ha il suo secondo punto di forza. “Il cuore di Vicky e il suo cucciolo sta nella relazione tra Vicky e Stéphane. Vicky è in preda al dolore per la morte della madre. Come spesso accade in questi casi, si finisce per il colpevolizzare il genitore che resta accanto”, ha sottolineato il regista.
“Stéphane fa di tutto per rendere felice la figlia. È un buon padre, tenero e responsabile. Fortunatamente, grazie al cucciolo di lupo che non è ancora un predatore adulto, Vicky ritroverà la pace interiore. La bimba e il lupo si addomesticano a vicenda. Entrambi hanno perso la madre e si capiscono. Senza saperlo, affrontano lo stesso viaggio emotivo. È come se ci fosse un trasfert dello stesso dolore. Mentre Vicky si aprirà sempre di più al suo papà e al mondo civile, il lupo crescendo si avvierà lentamente verso la vita nella natura selvaggia. Il loro rapporto è strettissimo, indissolubile, fino al giorno in cui, con un folle gesto d’amore, Vicky deciderà di liberarlo per rispetto della sua indole. Ed è in quel momento che Vicky si riconcilierà con il padre, mostrandosi responsabile e al tempo stesso adulta”.
La genesi del film
Nobile è anche la genesi di Vicky e il suo cucciolo. Imbert, autore anche della sceneggiatura, ne ha spiegato la genesi. “Volevo lasciare Parigi e allontanarmi dai fastidi della città, uscire dal mondo civilizzato, ritrovarmi nella natura: sono originario, dopotutto, del Limosino, una regione nel centro-sud della Francia, agricola e poco popolata. Ho cercato allora una storia che si svolgesse in un mondo ancora selvaggio e incontaminato dagli umani”.
“Avevo il desiderio di filmare vasti paesaggi illuminati solo da luce naturale e cambiati solo dallo scorrere delle stagioni. Forse, in maniera inconscia, tutto nasceva dal mio desiderio di ritrovare la mia infanzia”, ha concluso. “Così, quando uno dei produttori mi ha parlato della storia di un padre che regala alla figlia un cucciolo trovato in montagna e che si rende conto solo dopo che si tratta di un lupo, non ho avuto dubbi: ho subito capito la carica emotiva della relazione tra bambina e cucciolo, un legame ancestrale e innato”.