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Vieni come sei: Un film ci ricorda che disabilità non fa rima con asessualità

Il film Vieni come sei punta l'attenzione su una questione che spesso si sottovaluta: anche le persone affette da disabilità hanno bisogno di vivere e sperimentare la propria sessualità in maniera libera, autonoma e senza pregiudizi.

Arriva nelle sale italiane, grazie a 102 Distribution, il film Vieni come sei. Diretto da Richard Wong, è il remake americano del film belga Hasta la vista. E si basa su una storia realmente accaduta con protagonisti tre persone con disabilità che desiderano vivere la propria sessualità. Interpretato da Grant Rosenmeyer, Gabourey Sidibe, Ravi Patel e Hayden Szeto è una storia di libertà, complicità e amicizia. 

Il film Vieni come sei, tratto dalla storia vera di Asta Philpot, affetto da forti disabilità motorie e costretto su una sedia a rotelle, racconta il viaggio di tre amici ispirati dal desiderio. L’amicizia tra i protagonisti porterà il desiderio di libertà, dai vincoli della società e del proprio corpo, verso la realizzazione di un sogno. E questo sogno è la perdita della verginità. La storia ripercorre l’avventura di tre ragazzi – Scotty, Mo e Matt - con disabilità che amano la bella vita, i locali e le belle donne, ma sono ancora vergini.

Decidono così di scappare dalle proprie famiglie iperprotettive per raggiungere un luogo di piacere specializzato in persone con disabilità. Uno di loro è non vedente, uno è bloccato sulla sedia a rotelle, come l’ultimo, che è anche paraplegico. Ma, tra mille peripezie, e anche grazie al prezioso aiuto di Sam, un’autista speciale che li accompagna, riusciranno in una grande impresa.

Una rappresentazione inclusiva

Il film Vieni come sei, il cui titolo appare già altamente inclusivo, è il remake del belga Hasta la vista e fondamentalmente sono poche le differenze tra i due film. quella più evidente è ovviamente l’ambientazione: mentre nell’originale il viaggio che affrontavano i tre protagonisti andava dal Belgio alla Spagna, in Vieni come sei si parte dagli Stati Uniti per arrivare nel Quebec, in Canada. Cambiano ovviamente le battute, le soste e il senso dell’umorismo dei tre personaggi principali.

Tuttavia, è nella rappresentazione dei personaggi – non solo i tre protagonisti ma anche l’autista - che Vieni come sei si apre maggiormente alla diversità e all’inclusione. Ognuno di loro ha infatti origini culturali differenti: Scotty è caucasico, Mo è indiano, Matt è cinese e Sam, l’irruenta e preziosa autista, è una ragazza nera. A quella che è una pretesa di sceneggiatura corrisponde anche una precisa scelta di attori. A interpretare i ruoli sono infatti Grant Rosenmeyer, Dev Patel, Hayden Szeto e Gabourey Sidibe, che hanno ovviamente le stesse origini dei loro personaggi.

Grant Rosenmeyer, Dev Patel, Hayden Szeto e Gabourey Sidibe in Vieni come sei.
Grant Rosenmeyer, Dev Patel, Hayden Szeto e Gabourey Sidibe in Vieni come sei.

Lontani dai cliché

Vieni come sei è un film che ha al centro tre personaggi con disabilità e mette in evidenza il loro desiderio di avere relazioni romantiche e sessuali. Ma anche il loro desiderio di autonomia, soprattutto da dei genitori che, per troppo amore, hanno sottovalutato la potenza della libertà personale.

Quello che più risalta del film è la voglia di risaltare un argomento di cui spesso troppo poco si parla: la sessualità di chi è diversamente abile. Scotty, Mo e Matt sono due tre giovani che, come tutti i loro coetanei, hanno desideri, aspirazioni ed erezioni. Il merito del film è quello di mettere da parte il buonismo a tutti i costi e di soffermarsi su esigenze che possono essere anche solo fisiche, senza temere di presentare personaggi a tratti anche sgradevoli. È il caso di Scotty, arrabbiato con la vita e finanche sgradevole in molti dei passaggi. Finalmente, aggiungiamo noi: si rifugge il cliché della persona con disabilità necessariamente buona e gentile che tanta letteratura anche cinematografica ha raccontato per suscitare pietismo.

Il pietismo è l’unico sentimento che il film Vieni come sei non insegue. La costruzione della storia punta a creare empatia tra pubblico e personaggi, non nascondendo le difficoltà che ognuno di loro incontra. Anche nelle cose più pratiche come radersi le zone intime o gestire un risveglio mattutino fin troppo sveglio davanti agli occhi di una madre che finge di non vedere.

Dev Patel e Hayden Szeto in Vieni come sei.
Dev Patel e Hayden Szeto in Vieni come sei.

Credere in se stessi

Il film Vieni come sei comincia come una delle tante commedie americane in cui tre giovani uomini si ripromettono di perdere la verginità con una professionista del settore. Per loro non c’è mai stata la mamma di Stifler, per citare una saga di successo, a far da nave scuola. E il perché non è difficile da capire: sono affetti da disabilità varie, una condizione che rende difficile qualsiasi approccio non solo fisico ma anche relazionale. Il viaggio che si propongono di fare, scappando letteralmente dalle loro case, è quello verso Chateau Paradis. E il paradiso non è altro che un bordello a tutti gli effetti per persone con i loro stessi problemi.

Il road movie, però, diventa nelle mani del regista Richard Wong solo una scusa per raccontarci dettagliatamente la formazione dei tre protagonisti. Ognuno è alle prese con una propria crisi esistenziale, più o meno grave da risolvere. Una crisi non dovuta alla loro condizione ma connessa all’impossibilità di accedere a certi basilari piaceri. Man mano che Sam porta i tre tra autostrade e motel, si costruisce un rapporto di solidarietà che per la prima volta è privo di barriere sociali. Condividendo le stesse esperienze, i tre protagonisti possono confrontarsi apertamente, scontrarsi e persino sfogare la rabbia che si portano dentro o esorcizzare le proprie paure.

Quella che all’inizio era una sorta di vulnerabilità dei tre ragazzi pian piano si trasforma nel loro punto di forza. Nonostante i limiti fisici, è dall’unione che imparano a essere autonomi e a prender fiducia in loro stessi.

Vieni come sei: le foto del film

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#VieniComeSei

In sala dal 28 luglio, il film Vieni come sei permette di guardare in maniera autentica alle persone con disabilità evidenziando un concetto importante: essere una persona con disabilità non vuol dire essere una persona asessuata. Sebbene i protagonisti siano tre ragazzi, la questione riguarda sia uomini sia donne. È difficile immaginare quanto per loro possa essere difficile flirtare, sedurre e concludere quando non si ha fiducia in se stessi, un “ostacolo” di peso non inferiore a quello di una sedia a rotelle o di un dispositivo qualsiasi.

Uno dei concetti su cui Vieni come sei punta è la dignità. I giovani protagonisti vogliono il diritto di conoscere tutto quello che i loro coetanei hanno già sperimentato, senza essere giudicati o trattati con pietismo. Non importa il come ma il fine. Proprio per questo, 102 Distribution ha messo in atto una campagna di lancio con la partecipazione di alcune associazioni che sostengono i diritti delle persone con disabilità. Ha creato l’hashtag #VieniComeSei: racconti, storie e richieste da parte di tutte quelle persone che sono costrette a vivere la propria sessualità tra mille peripezie e difficoltà.

Alla campagna hanno già aderito importanti associazioni come l’Associazione Luca CoscioniRomAltruista con La Lampada dei DesideriLoveGiver con Maximiliano Ulivieri, e personalità pubbliche come la “modella senza barriere” Marianna Condito, l’attore Fabiano Lioi e il TikToker Frans Rossi.

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