Vincenzo Tedesco è una delle voci del film d’animazione Arkie e la magia delle luci, in uscita al cinema il 5 ottobre grazie a Notorious Pictures. E la scelta del giovane content creator che si definisce un unicorno non è del tutto casuale: Arkie e la magia delle luci è una favola sull’amore e sull’accettazione non solo degli altri ma anche di se stessi.
Vincenzo Tedesco, in particolar modo, doppia il personaggio di Zig Zag, anche se sarebbe meglio dire con i personaggi dal momento che sono in due bloccati l’un l’altro. Zig Zag è una delle tante creature fantasiose con cui la protagonista Arkie, giovane avventurosa e intelligente con un tentacolo al posto del braccio, si ritrova ad aver a che fare quando il suo mondo idilliaco viene minacciato dal terribile Dottor Inganno e suo padre, il polpo gigante Blister, rapito.
Sono diversi i messaggi importanti che il film Arkie e la magia delle luci lancia. E sono tutti inerenti all’ecologia, alla tolleranza, all’amore tra figli e genitori (biologici o adottivi che siano), all’inclusività e alla diversità. E, dunque, non esisteva altro nome più adatto da coinvolgere nel doppiaggio italiano che quello di Vincenzo Tedesco, che sui social si impegna in prima persona per la libertà, l’uguaglianza e la tolleranza, da quando, a diciotto anni, nel 2015 è apparso sul web.
Easy, come ama dire lui, ironico, mai banale e divertente, Vincenzo Tedesco non ha filtri e non ha mai nascosto la sua storia, fatta di pregiudizi subiti e atti di bullismo di cui è stato vittima da parte di chi voleva farlo sentire sbagliato. Tutte circostanze che ha anche messo nero su bianco in un libro, Proud of Me, pubblicato nel 2021 da Mondadori.
Abbiamo raggiunto Vincenzo Tedesco per farci raccontare che esperienza è stata doppiare del film Arkie e la magia delle luci e perché ha accettato di mettere la sua voce al servizio della storia, nonostante le polemiche che da qualche tempo riguardano l’uso dei talent nel mondo del doppiaggio. Ma non solo.
Intervista esclusiva a Vincenzo Tedesco
Che esperienza è stata far da doppiatore per il film Arkie e la magia delle luci?
È stata una bellissima esperienza. Mi piace mettermi sempre alla prova e fare nuove esperienze, motivo per cui ho adorato anche questa occasione. Chiaramente, non avendo mai studiato doppiaggio, ho avuto bisogno di un doppiatore che mi aiutasse: il doppiaggio è un’arte che prevede tanto studio. E, per quanto io sia portato nell’esprimere emozioni, non avrei potuto doppiare senza qualcuno che mi desse una mano.
Anche perché non poche sono le polemiche innescate dalla scelta dei distributori di ricorrere sempre più spesso ai talent per il doppiaggio dei film d’animazione.
Personalmente, mi sono ritrovato ad avere delle discussioni sui social con alcuni doppiatori professionisti. Non ci vedo nulla di male nel chiamare un influencer e nel dargli l’occasione per vivere un’esperienza del genere con un personaggio terziario o di poche battute, come nel mio caso: non presto la voce a uno dei protagonisti e non si nota nemmeno che non abbia mai studiato doppiaggio. Per un ruolo così piccolo bastavano giusto un po’ di carisma e di personalità. Discorso diverso è invece scegliere un influencer per fargli doppiare un protagonista…
Cosa ti ha portato a dire sì al doppiaggio di Zig Zag?
Il messaggio che viene trasmesso dal film. Arkie e la magia delle luci è un film che rispecchia uno dei pensieri che da sempre porto avanti: accettarci così come siamo e accettare gli altri perché tutti quanti siamo unici. È una battaglia che porto avanti da dieci anni sui miei profili social e, quindi, quando mi hanno chiamato per doppiare, non avevo dubbi: era un film che era fatto per me. Non potevo mai dire di no: si trattava dopotutto di quaranta battute divise per due teste ma questo non vuol dire che sia stato semplice… un doppiatore professionista avrebbe impiegato cinque minuti nel pronunciarle, io ci ho messo molto d più. Ho ripetuto la sessione più volte per far sì che venisse fuori la giusta dose di carisma ma è stato bellissimo risentire poi la mia voce sul personaggio.
Uno dei temi che tratta il film Arkie e la magia delle luci è l’amore di una figlia nei confronti di un genitore, biologico o adottivo che sia. Che definizione dai tu all’amore?
Sono omosessuale e non posso che parlare di amore universale. Si può provare amore verso tutto e tutti, dagli animali alle persone, passando per qualsiasi cosa. L’amore è una delle emozioni più grandi che si possano provare e non va mai etichettato o associato solo a un’unica sfera. Nel mio caso, ho ricevuto amore molte volte dal mio fidanzato e dalla mia famiglia. I miei mi hanno sempre supportato, anche quando ho fatto coming out in tempi in cui non era facile farlo: mio padre e mia madre sono riusciti a vedere oltre e a capire che l’amore è amore, senza alcun limite.
Mostri spesso l’amore con Mariano, il tuo fidanzato, anche sui social, dove i leoni da tastiera sono sempre pronti a entrare in agguato.
Non ho mai prestato attenzione ai leoni da tastiera. L’unica volta in cui l’ho fatto è stato proprio per rispondere a quei doppiatori che recriminavano il mio coinvolgimento nel film. Ho risposto loro che, comunque, anche molti giovani doppiatori di oggi, che hanno studiato per quel lavoro o che stanno ancora studiando per farlo, usano i social e sono influencer: basti pensare al doppiatore di Spiderman o alla doppiatrice di Undici in Stranger Things. Ci lamentiamo forse del fatto che loro rubano il lavoro agli influencer? No, non ha senso sostenere che ognuno “deve fare il suo”, soprattutto quando si possono mandare dei messaggi. Nemmeno quando ho pubblicato il mio libro, Proud of Me, ho ricevuto così tanto astio come in questo caso.
Quella del film Arkie e la magia delle luci è una storia di fantasia. A te da bambino raccontavano storie?
Non ho un ricordo particolare. Mi ricordo le storie dei cartoni animati e dei film che vedevo prima di andare a dormire, tutti sempre con una storia edificante sullo sfondo. Mia nonna era quella che da piccolino, quando mi mettevo nel lettone con le mie cuginette, si metteva in piedi a raccontarci qualcosa per farci addormentare. Ma non ho un ricordo chiaro delle storie che ci narrava, anche perché sono passati diversi anni, quasi venti.
E tu ti sei mai raccontato delle storie per darti forza?
Mi è capitato molte volte di farlo. Ma è stata una serie tv ad aiutarmi a essere me stesso e ad accettarmi così come sono perché, nonostante prima mi raccontassi storie da solo, non riuscivo a darmi risposte. Glee mi ha fatto capire che non ci sono limiti, che non bisogna mai vergognarsi di se stessi e che occorre dire sempre la propria perché noi contiamo e siamo importanti come persone. Ed è da quel momento che sono riuscito a essere veramente io e a raccontarmi storie in cui credere realmente: sono un unicorno e non ho paura di mostrarlo.
Avevi paura in passato di mostrarti perché erano gli altri a volerti tarpare le ali. Chi ti ha bullizzato ha mai chiesto scusa?
Mai. Se mi dovessero incontrare, probabilmente non lo farebbero nemmeno oggi perché non si sono nemmeno resi conto del male inflitto perché, comunque, vivevano in un mondo in cui era “normale” prendere di mira chi era più debole per farlo stare al “suo posto”. Qualora anche leggessero ciò che è scritto nel mio libro o mi sentissero ringraziare chi mi ha tarpato le ali, non si identificherebbero mai in quelle persone. Spesso si ha percezione della gravità dei propri gesti solo quando si ha la possibilità di rivedere cosa si è fatto e non ho idea di come abbiano vissuto quei momenti: so però quello che ho vissuto io ma non ho mai voluto puntare il dito, anzi… Ho anche detto grazie ai bulli perché comunque anche quei momenti difficili e brutti mi hanno aiutato a cacciare fuori il coraggio.
Coraggio è una bella parola. Ma è anche ciò che cerchi di infondere con il tuo impegno social a chi ti segue. Sai di essere d’aiuto a chi ti legge, ascolta o guarda dal chiuso della propria camera?
Mi vengono i brividi a pensare a tutte le volte che è successo e ai messaggi che ricevo (la voce è rotta dall’emozione, ndr)… Rivedono in me ciò che la serie tv Glee è stata per me quando da piccolo piangevo per i soprusi di cui ero vittima: sapere di essere chi infonde in loro la forza di essere se stessi mi commuove. In molti mi hanno scritto per raccontarmelo e molti altri si sono presentati ai miei eventi ringraziandomi con un abbraccio che, seppur durato un istante, sembrava infinito.
Sono quelli gli attimi in cui ti rendi conto per davvero che dietro a quel contatore che indica i followers ci sono vite reali, a cui i social sono d’aiuto. Non sempre i social sono la causa dei mali di tutto il mondo: servono anche a far del bene. Il male c’era anche prima: i social non fanno altro che mostrare e rendere evidente ciò che in passato era sommerso o nascosto.
Uno dei più grandi messaggi che il film Arkie e la magia delle luci lancia è quello relativo al rendere il mondo un posto migliore. Quali sono quei piccoli gesti che nel concreto a tal proposito?
Prima di tutto, alcune cose basilari che possiamo far tutti: chiudere l’acqua mentre ci laviamo i denti, adoperarsi per la raccolta differenziata e non buttare quelle “cacche” di carta dal finestrino. Io e Mariano siamo da sempre amanti della natura e degli animali e abbiamo molti progetti in merito che speriamo di poter realizzare. Mariano, soprattutto, si spende molto per la conservazione degli animali in via d’estinzione (e non solo): è una lotta che ci sta molto a cuore. Ho tre cani e so quanto quello degli animali sia un amore incondizionato…
Un amore che non è sicuramente egoista quanto quello tra esseri umani…
È amore puro. E nel mio piccolo, senza voler sembrare presuntuoso, anch’io sono come loro: dono amore incondizionatamente, anche nei casi in cui non riceva nulla in cambio. Lo faccio fa stare bene me nel vedere gli altri felici.
Star bene significa anche non sentirsi sbagliati. C’è ancora qualcosa che ti porta alla percezione di essere “sbagliato”?
Sembra sempre che la società faccia dei passi avanti ma così non è. Trovo assurdo che, nel 2023, si parli ancora di eterosessualità, omosessualità e coming out. Ci fanno credere per un nanosecondo di esserci lasciati alle spalle determinate questioni parlando di inclusività e accettazione quando poi per ragioni culturali, politiche o religiose, il pensiero di non essere “l’anormale” viene rimesso in discussione da chi ci circonda.
Vivi mai l’ansia di dover essere “perfetto” a tutti i costi?
Mai provata l’ansia da perfezione. Sono però sempre un ragazzo timido che per molti anni ha vissuto sulla propria pelle quella piaga che si chiama bullismo e, nonostante il coraggio e la felicità trovata, ho l’ansia quando deve stare sotto i riflettori. Ma è un’ansia che scompare quando mi rendo conto che quei momenti danno vita a qualcosa di bello e soddisfacente che mi rende orgoglioso.
La parola “orgoglioso” mi riporta al titolo del tuo libro, Proud of me. Chi è stata la prima persona che ti ha detto di essere orgogliosa di te?
Mia sorella. Ma anche il resto della mia famiglia. E quando è accaduto ne sono stato felice perché voleva dire che stavano bene. E, se stavano bene loro, stavo bene anch’io. Dallo star bene deriva la mia felicità e l’essere felice è la cosa che a oggi mi fa emozionare di più.
Se dovessi scegliere tra un milione di followers e un abbraccio di Mariano, per cosa opteresti?
Di pancia, dico l’abbraccio di Mariano. Ma, pensando a come quei followers siano persone che esistono realmente, direi loro. Tanto Mariano è vicino a me e posso abbracciarlo anche di nascosto (ride, ndr)!
Tu e Mariano state insieme da due anni e mezzo. Cosa ti ha fatto innamorare di lui?
È stata una fortuna anche solo averlo trovato: sui social mi lamentavo spesso di quanto complicato sia… Mariano è una persona dall’animo puro e bello e non poteva non colpirmi. Ricordo ancora le lunghe videochiamate in cui parlavamo ore e ore per conoscerci, tirando fino a tarda notte. Si capiva sin da subito che ci univa qualcosa e, quando ci siamo visti, è scattato inevitabilmente il colpo di fulmine. Ha chiaramente dei difetti, come tutti noi, ma l’amore è sempre più grande e sa come trovare i giusti compromessi.