Il 21 maggio al Magnolia di Milano si tiene la prima edizione del Visionari Festival. Dopo 7 anni in giro per il mondo, la Music & Spiritual Experience arriva anche in Italia dopo aver visto 190 eventi internazionali e oltre 100 mila partecipanti, da Tulum a Tokyo.
Quello che è il più grande experience festival arriva nel capoluogo lombardo per una giornata unica nel suo genere, con tre grandi aree allestite e dedicate alla musica e alla spiritualità tra meditazioni, sound healing, healthy food, live performances e dj internazionali. Le prevendite sono attive (è possibile acquistare qui i biglietti) e sin da quando si è diffusa la notizia è partita la caccia ai biglietti. Pagando il solo prezzo del biglietto si ha la possibilità di vivere in prima persona ben 30 attività esclusive, dalle 15 fino a tarda notte, in un percorso musicale, spirituale e sensoriale unico al mondo.
Artisti e performer provenienti da ogni angolo del mondo porteranno la loro visione musicale, artistica ed olistica per la prima volta a Milano: una vera cura per il corpo e per la mente. I live e dj set trasporteranno l'ascoltatore alla scoperta della miglior musica elettronica, dal downtempo all’etnica, da antiche sonorità desertiche all’afrobeat, dalla techno alla dark disco, dalla natura organica all’elettronica modulare.
Ma Visionari Festival mira a offrire un momento di riconnessione con se stessi e con la natura, invitandoci a prenderci una pausa dalla città. Musica live & Dj set, yoga, healthy food, meditazione, sound healing, ecstatic dance, breathwork, cristalloterapia, human design, tarocchi, astrologia e tema natale, fiori di Bach, aromaterapia, make-up, henna, magia, acrobazia, equilibrismo, tamburi, boho market e molto altro sono nati dalla mente di due ragazzi italiani come tanti altri: Jamy Caruso, musicista che sotto il nome di Etna ha prodotto numerosi artisti, oltre a colonne sonore per brand dell’alta moda, e fondatore dell'agenzia Giardino dei Visionari, e l'art director e poetessa Rebecca Sadr.
Compagni anche nella vita, Jamy e Rebecca hanno abbandonato Milano la città in cui vivevano per ritrovare se stessi. Jamy è originario di Catania mentre Rebecca di Bergamo. Durante il CoVid, si sono trasferiti nel nord di Ibiza, in una casetta di campagna ma pur sempre vicino al mare, in un piccolo paradiso in cui hanno il tempo di lavorare, produrre musica e scrivere poesie lontano dal trambusto della grande città. Ed è loro due che abbiamo incontrato per un’intervista in esclusiva.
Intervista esclusiva a Jamy Caruso e Rebecca Sadr
Cos’è innanzitutto il Giardino dei Visionari?
Il Giardino dei Visionari è nato il 18 maggio 2016 nel giardino della Triennale. Eravamo tre amici alla ricerca di un nome per la nostra idea, nome che è arrivato quando abbiamo visto nel giardino la fontana di De Chirico, uno dei più grandi visionari italiani. Il Giardino dei Visionari è un’agenzia di eventi e digital marketing, nata per offrire una visione diversa del mondo.
Sin da subito, abbiamo cominciato a portare avanti delle attività ma, dopo il CoVid, seguendo l’esempio di eventi che si erano tenuti a Berlino e a Londra, abbiamo maturato il desiderio di portare quello che sarebbe diventato il Visionari Festival in giro per il mondo. La decisione è maturata dopo il nostro trasferimento a Ibiza due anni fa. Ci eravamo resi conto che il ritmo della città non faceva più per noi e che volevamo stare in mezzo la natura. Da quel momento, sono cambiate totalmente le nostre letture, i nostri amici, il nostro cibo: è cambiata la nostra vita e siamo cambiati noi.
Come avete immaginato il Visionari Festival?
L’abbiamo immaginato come se fosse un accumulo di tutto ciò che abbiamo visto, ascoltato e percepito nei nostri viaggi. In un unico giorno, portiamo trenta attività differenti in unico posto, dai dj set allo yoga passando per esempio per la cartomanzia o l’arte dei tarocchi. Si tratta dell’evoluzione di un’esperienza che abbiamo sperimentato già a Tulum, in Messico, sei mesi fa: non si chiamava ancora Visionari Festival ma Visionari Experience.
Ci aspettavamo che andasse bene ma erano tante le incognite da affrontare: lo abbiamo organizzato da qui, senza conoscere i promoter o dj locali, e le ricerche fatte sono state davvero tante. Sono serviti mesi di lavoro per mettere tutto a punto e trovare la location ma alla fine abbiamo già accolto l’adesione di oltre 1200 persone, segno che il format poteva funzionare. Anche se forse all’estero c’è maggior sensibilità rispetto all’Italia, dove l’organizzazione ha richiesto più tempo e strategie diverse.
Tutto in un giorno è ciò che caratterizza il Visionari Festival: dalle 15 in poi tre differenti aree dedicate si apriranno al pubblico.
L’esperienza in Messico ci ha fatto capire come tutta la parte diurna funzionasse bene e catturasse l’attenzione del pubblico con tutte le attività dedicate allo yoga e alla spiritualità, che solitamente nei nostri eventi serali non trovano così tanto spazio. E quindi abbiamo decido di puntare maggiormente sui momenti in cui si può stare a contatto con se stessi.
Le aree del Visionari Festival saranno dunque tre e ben distinte. La prima è la Spirituality Area, in cui saranno presenti diversi insegnanti di yoga e amici per dedicarsi alla disciplina e alla meditazione. La seconda area è dedicata alle esperienze olistiche, dalle attività estetiche come il make-up (con lo stesso trucco ci sente tutti più uguali e liberi) a quelle per connettersi maggiormente con se stessi e scoprirsi di più, come la lettura dei tarocchi (niente di esoterico: è come se fosse una chiacchierata con un’amica per fare il punto sulla propria vita), l’aromaterapia, la cristalloterapia e varie attività che noi per primi abbiamo scoperto in giro per il mondo (come ad esempio la cerimonia del cacao, il cui significato in Italia è stato del tutto travisato e associato a qualcosa di negativo). La terza area è infine quella dedicata alla musica e ai dj set.
A proposito di stereotipi e pregiudizi, sanciamo subito che il Visionari Festival non è né un raduno er santoni né un rave.
È un evento in cui si viene per stare bene e divertirsi con i propri amici ma anche da soli per scoprirne di nuovi. Non vogliamo proporre niente che sia negativo o che possa rendere tristi in qualche modo le persone. Si tratta di attività che hanno come obiettivo la scoperta di se stessi e l’unione agli altri. Nella cerimonia del cacao, si sta ad esempio seduti per un’ora e mezza a stretto contatto con 30 persone, estranei che da quel momento diventano parte della tua vita per aver condiviso insieme qualcosa. Ma anche condividere una meditazione guidata con uno sconosciuto accanto ti avvicina a quella persona. Quante volte si va a una festa e si rimane soltanto con il proprio gruppo di amici e basta? Noi invece proponiamo attività per rendere tutti più vicini e, quindi, favorire nuove amicizie e nuovi contatti.
Visionari Festival: Le foto
1 / 18Per il Visionari Festival il contatto con la natura che ci circonda è fondamentale. Tanto che l’attenzione all’ambiente è uno degli aspetti a cui avete puntate molto, a cominciare dalla politica del Leave No Trace.
Per noi, l’ecosostenibilità del Visionari Festival era importantissima. Abbiamo fatto in modo che tutto fosse ecosostenibile, a partire dal cibo che si consuma durante la giornata: ci sarà solo cibo vegetariano e vegano, ad esempio. In più, da sempre trasmettiamo alla nostra community il rispetto per l’ambiente, invitando alla raccolta differenziata, alla protezione dell’erba del posto che ci ospita (il Circolo Magnolia) e all’uso di materiali biodegradabili. Ci avvaliamo per il festival anche di una società (la 3B) che ci aiuterà a ridurre l’impatto di CO2.
Noi faremo tutto il possibile ma ognuno dei partecipanti è chiamato a fare anche la sua piccola parte: abbiamo anche consigliato a chi fuma di portare con sé dei posaceneri portatili per evitare di gettare le cicche di sigaretta per terra. Cerchiamo di veicolare tutti al miglioramento dei comportamenti nei confronti dell’ambiente e a uno stile di vita più rispettoso nei suoi confronti e, onestamente, la nostra community ha sempre condiviso i nostri stessi valori: è come se fossimo una famiglia gigante!
Uno dei punti cardine del Visionari Festival è imparare a conoscere gli altri ma anche se stessi. Voi quando avete cominciato ad avvicinarmi maggiormente alla vostra spiritualità?
J: Qualsiasi cambiamento importante nella vita di ognuno di noi arriva quasi sempre dopo un grande trauma. È accaduto anche a me qualche anno fa: dopo dei grandi traumi, ho deciso che era arrivato il momento di migliorarsi e di cambiare il mio modo di vivere e di essere. Ho cominciato allora ad avvicinarmi alla spiritualità, allo yoga e alla meditazione, ed è cambiato anche l’ascolto e il modo in cui faccio musica.
Prima di fare il dj come oggi, ero un produttore di musica elettronica di tanti artisti ma mi sono reso conto che il modo in cui mi venivano commissionati i lavori da parte delle grandi major era sbagliato: ne ho sofferto tanto, motivo per cui quando ho avuto il mio strappo sia mentale sia fisico sono scappato da Milano per andare a vivere a Bali per tre mesi. Volevo cercare e ritrova qualcosa che non andava dentro me stesso. Grazie allo yoga, alla meditazione, a un determinato tipo di ascolto ma anche di alimentazione, è come se fossi entrato in un mondo nuovo in cui stavo meglio. Al rientro a Milano, ero un’altra persona.
R.: Io ho sempre avuto una connessione particolare con la natura. Sono cresciuta in montagna, in mezzo agli animali e tra tanti spazi in cui far grandi passeggiate. Tutti i ricordi della mia infanzia hanno la natura come sfondo. Crescendo, sono andata a vivere prima a Milano e poi a Londra, dove studiavo e lavoravo. Ma avevo perso il mio contatto con la natura e non stavo bene: non mi sentivo più me stessa, sentivo che mi stavo in qualche modo perdendo.
Il CoVid e la pandemia mi hanno spinta, un po’ come è capitato a tutti quelli della mia generazione, a ripensare alla mia vita e ad allontanarmi da ciò che facevo in quel momento. Ho lasciato Londra, sono ritornata in Italia e ho conosciuto Jamy. Trasferendomi con lui a Ibiza, è come se tutto quello che era appartenuto alla mia infanzia fosse riesploso: ho ritrovato il mio contatto quasi primitivo con la natura e, di conseguenza, con la mia spiritualità.
Allontanarsi dalla città significa anche allontanarsi da tutto ciò che è materiale. Qual è la cosa materiale da cui avete fatto più fatica a staccarvi?
R. Per quanto mi riguarda, è stato difficile allontanarmi dagli aspetti consumistici della città e dal dover acquistare in modo compulsivo anche ciò che non mi serviva. Ne sono stata vittima per tanti anni ma ho capito quanto quest’atteggiamento impattasse nella mia vita solo quando mi sono trasferita a Ibiza. I miei acquisti oggi sono molto più consapevoli, preferisco rivolgermi ad artigiani o persone che comunque producono e sviluppano in modo etico.
J.: I miei strumenti. Ma non sono ancora riuscito a liberarmene perché fanno parte della mia vita, non so se definirli materiali. Anche se Rebecca qualcosa di “materiale” non ha voluto lasciarselo dietro: si è portata una valigia piena di libri…
R.: Per me era inconcepibile lasciarli in Italia. Mi sono portata i libri e la macchina da scrivere: la valigia doveva pesare al massimo 20 kg ma ne pesava in realtà 52 kg, per la gioia della compagnia aerea! (ride, ndr).
Visionari Festival punta a far entrare in sintonia musica, mente e corpo. Che rapporto avete con il vostro corpo?
R.: Oggi ho un buon rapporto. Dopo un percorso lungo e difficile, posso dire di essere a contatto con il mio corpo in maniera felice unicamente grazie allo yoga, ragione per cui per me era importante dedicare tutta una parte del festival alla disciplina. Al di là dell’aspetto fisico, lo yoga dà a tutti pace mentale e una connessione con se stessi che per me sono state impagabili. Influisce su tutto il resto dell’esistenza: oggi mi rendo conto quanto erano minuscole le cose, anche a livello lavorativo, che mi stressavano. Mi ha permesso di imparare anche che dal lavoro ci si deve staccare, non può e non deve impattare sulla mia salute mentale.
Non dobbiamo avere paura di parlare di salute mentale e di chiamare le cose con il proprio nome ad alta voce. Io ho sofferto di attacchi di panico: non riuscivo a uscire di casa e incontrare gli altri. Ma non riuscivo a dirlo: ero terrorizzata dal farlo mentre oggi non lo sono più. Parlarne può essere utile anche per aiutare chi in quel momento sta vivendo quella stessa situazione senza dirlo: le paure appartengono a tutti e sono simili tra loro.
J.: Il mio rapporto con il corpo è sempre stato particolare. È andato avanti negli anni tra alti e bassi ma ho cominciato a prendere maggiormente confidenza con il mio corpo durante quel periodo particolare che ho vissuto a Bali. È lì che ho trovato un mio equilibrio non solo nello yoga ma anche nell’alimentazione. Per me, l’alimentazione è fondamentale: me ne rendo conto quando tendo a mangiare troppo. Quasi automaticamente, non mi sento a mio agio ma non per una questione estetica.
Avete faticato a convincere gli artisti che si esibiranno al Visionari Festival a muoversi dalle varie parti del mondo in cui vivono per venire a Milano?
J.: No, erano tutti ben disposti e quasi stupiti della richiesta. Sono artisti che in Italia molto spesso non vengono chiamati a suonare. Non ne capiamo il motivo visto che sono tutti veramente validi: sarà che in Italia, anche all’interno dei festival, girano sempre gli stessi nomi, anche se poi i promoter si lamentano della presenza della solita musica: è un po’ un cane che si morde la coda ma nessuno fa qualcosa per cambiare lo status quo, tutti hanno paura del fallimento. Con loro ci proponiamo di far scoprire nuova musica e chi viene agli eventi è felice di farlo: è uno scambio a tutti gli effetti.
R.: Tra gli artisti e i performer molte sono ragazze e giovani donne, un aspetto che mi rende molto fiera per il modo in cui siano indipendenti grazie alle loro passioni. Mi riempie il cuore vedere queste giovani che portano avanti il proprio sogno, coniugando tradizione e modernità.