Netflix propone dal 31 gennaio il film Will, un dramma ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Diretto da Tim Mielants (lo stesso regista il cui ultimo film aprirà il prossimo Festival di Berlino), il film Netflix Will racconta la storia di due giovani poliziotti che si ritrovano a dover scegliere tra collaborare e resistere mentre si muovono in un’Anversa occupata dai nazisti.
Con protagonisti gli attori Stef Aerts, Annelore Crollet e Matteo Simoni, il film Netflix Will si basa su un romanzo bestseller di Jeroen Olyslaegers, pubblicato in Italia nel 2019 da Edizioni E/O e in grado di dare vita a “un inedito e fresco punto di vista a proposito di un’epoca sulla quale tutto sembra già essere stato scritto”.
La trama del film Netflix
Il film Netflix Will ci porta nell’anno 1942. Will (Stef Aerts) e Lode (Matteo Simoni), due giovani poliziotti della città occupata di Anversa, sono costretti a prendere parte alla caccia degli ebrei voluta dal regime di Hitler. Allo stesso tempo, però, sono due fautori della resistenza.
Ed è in tale contesto di caos e violenza che ben presto sboccia l’amore: Will si innamora infatti perdutamente del fascino di Yvette (Annelore Crollet), la sorella di Lode. Ma tale cocktail contraddittorio di emozioni lo porta sul precipizio: come si fa a salvare contemporaneamente se stessi, i propri cari e gli ebrei dalle grinfie dell’occupante?
Tra eroismo e vigliaccheria
L’Anversa del 1942 raccontata dal film Netflix Will è sotto l’occupazione tedesca. Wilfried, detto Will, e Lode, due giovani agenti di polizia, sono costretti dai loro superiori a fare il lavoro sporco per conto dei tedeschi arrestando i “refrattari”. Ufficialmente, la loro missione è quella di osservare senza intervenire ma, a volte, devono arrestare ebrei o comunisti e portarli davanti al plotone di esecuzione.
Pian piano, però, gli eventi mostrano come la situazione sia ancora più complessa di quanto sembri, ponendo il giovane Will di fronte a un dilemma morale, in bilico tra vigliaccheria umana ed eroismo accidentale. Il regista, infatti, si concentra sulla sua evoluzione psicologica, che potremmo definire come quella di un eroe poco eroico. Incapace di nascondere le proprie emozioni, esile, con i capelli biondi arruffati e i grandi occhi costantemente spaventati, Will è un personaggio dalle contraddizioni affascinanti.
Contraddizioni che nascono nel momento in cui, una sera, Will e Lode si imbattono in un soldato tedesco sul punto di assassinare una famiglia ebrea. Dalla discussione che segue, Will uccide l’aggressore per legittima difesa prima di nasconderne il cadavere in un tombino. Ed è quest’evento che, mentre sui due si concentrano i primi sospetto di collaborazionismo, porta i due amici a unirsi a un movimento di resistenza chiamato la ‘Brigata Bianca’ e a nascondere la famiglia che hanno salvato.
Ma, mentre la morsa si stringe, a Will verrà assegnato l’incarico di infiltrarsi in un gruppo filonazista, composto da amici, colleghi, notai e, persino, dal sindaco della città. Per quanto tempo potrà portare avanti la sua doppia vita?
Mentre nel romanzo da cui il film Netflix Will è tratto a raccontare al pronipote le proprie esperienze di vita è un Will ormai ottantenne, il regista ha scelto di eliminare la parte contemporanea per concentrarsi solo sul 1942. “Ho scelto di mettere tutto per immagini focalizzandomi sui momenti traumatici, su ciò che ha perseguitato il protagonista per tutta la vita”, ha spiegato Mielants.
“Ho tratto ispirazione anche dai racconti dei miei nonni, che quand’ero bambino mi parlavano della guerra. Si trattava sempre di aneddoti e mai di storie complete. Quando mia nonna mi parlava del bombardamento della scuola di Mortsel, mi descriveva il sangue dei bambini che scorreva per la strada. O mi parlava di un soldato morto mangiato dai topi: condivideva con me quei ricordi perché voleva liberarsene”.
Su una cosa però il regista è chiaro: Will racconta di quanto relativi siano i principi ma il suo film non giustifica in alcun modo il collaborazionismo. “È facile parlare quando si sa come tutto è finito. La storia, invece, si svolge nel 1942, quando nessuno poteva prevedere che la Germania avrebbe perso la guerra. I tedeschi avevano l’esercito più forte e tutti davano per scontato che sarebbero rimasti per sempre sul suolo belga. Per questo, vorrei che il pubblico guardasse il film senza pregiudizi e che si ponesse delle domande”.