Arriva al Festival di Venezia il film Woman of, ultima fatica della coppia di registi polacchi Malgorzata Szumowska e Michal Englert. Szumowska, quinta donna a presentare un film in gara per il Leone d’Oro a Venezia, con Woman of può sperare in un riconoscimento: non sorprenderebbe, dal momento che è una delle registe polacche più premiate in assoluto.
Nel 2013, il suo film In The Name of, ha vinto il Teddy Award al Festival di Berlino e il Gran Prix a quello di Istanbul. Body, suo titolo sull’anoressia, l’ha vista premiata a Berlino nel 2015 con l’Orso d’Argento per la miglior regia. E sempre a Berlino ha ricevuto nel 2018 il Gran Prix della Giuria per Mug.
In transizione
Per la prima volta in concorso a Venezia e in coppia con Englert con cui collabora dal 2020 (insieme hanno diretto i film Non cadrà più la neve e l’americano Infinite Storm), Szumowska in Woman of ci porta sullo sfondo della trasformazione della Polonia nel passaggio dal comunismo al capitalismo per attraversare quarantacinque anni della vita di Aniela Wesoly, raccontando il suo percorso alla ricerca della libertà come donna trans.
Aniela affronta difficoltà in famiglia e situazioni complicate nell’ambiente dove vive. Quali scelte dovrà fare per diventare chi è veramente?
Nelle sale italiane prossimamente grazie a I Wonder Pictures, a Venezia si affronta dunque un tema particolarmente delicato: la coppia di registi, infatti, prima di scrivere la sceneggiatura del film Woman of ha incontrato e intervistato diverse persone transgender per capire come hanno vissuto la loro transizione di genere e per conoscere gli ostacoli che hanno combattuto.
“Woman of è un film davvero importante per noi, frutto di tanti anni di lavoro e infiniti incontri con persone transgender, persone di tutte le età che vivono in Polonia da molti anni, e che gentilmente si sono fidate di noi e hanno condiviso le loro storie”, hanno raccontato i due registi.
“Aniela – che nel suo faticoso percorso verso la libertà ha vissuto come uomo per quasi metà della sua vita in una cittadina di provincia – ci è sembrata un simbolo, una metafora della transizione della Polonia, riflesso di una società che in passato si era unita per far crollare il regime comunista. Quella stessa società oggi favorisce la polarizzazione delle opinioni, ed è riluttante ad accettare convinzioni che in altre parti del mondo sono ormai da tempo diventate norme sociali”.
“Il titolo del film è un esplicito riferimento al nostro maestro, Andrzej Wajda (L’uomo di ferro, L’uomo di marmo). In un momento in cui lo spazio del cinema viene sempre più occupato dai social media, abbiamo sentito il bisogno di raccontare la straordinaria storia di Aniela, ponendo domande e inserendo gli elementi classici del genere cinematografico cui il film appartiene. In Woman of appaiono varie persone transgender, che recitano in ruoli trans e cis, mentre molti appartenenti alla comunità LGBTQIA+ hanno fatto parte del team di produzione”.
“Speriamo che il film aiuti a comprendere cosa significhi essere trans, e accresca il sostegno a leggi che garantiscano una vita sicura. Il film non vuole giudicare nessuna delle posizioni presentate; il suo elemento più significativo è l’umanità che traspare dalla commovente storia dei protagonisti, seguiti con rispetto dalla nostra macchina da presa”, hanno concluso.