Arriva nei nostri cinema dal 4 gennaio, distribuito da Notorious Pictures, il film Wonder – White Bird, diretto dal regista Marc Foster. Si tratta a tutti gli effetti di uno spin-off del film Wonder, sbarcato in questi giorni su Netflix e in grado di commuoverci con le emozioni in ballo e il messaggio di gentilezza che ci trasmette.
La magia di Wonder torna dunque a emozionarci grazie a Wonder – White Bird, un nuovo capitolo tratto dalla graphic novel di E.J. Palacio che ha come comune denominatore con il primo film il personaggio di Julian, il bullo interpretato dal giovanissimo Bryce Gheisar. Dopo gli eventi di Wonder, Julian è stato espulso dalla scuola che frequentava e cerca di ambientarsi nel nuovo istituto. Davanti a lui si prospettano due mondi diversi: il primo è quello del bullismo a cui è già abituato mentre il secondo è quello più inclusivo, per cui occorre prendere posizione e agire.
Sentendolo in difficoltà, la nonna Sara, impersonata da Helen Mirren, lo sorprende, gli fa visita da Parigi e gli racconta la storia della sua infanzia, ritornando con la mente all’autunno del 1942. Gli parla così di come lei, giovane ragazza ebrea (Ariella Glaser) nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe, Julien (Orlando Schwerdt), colui che tutta la scuola aveva preso di mira per le sue condizioni fisiche. Di come la sensibilità e il coraggio di questo ragazzo le abbiano salvato la vita. Di quanto può essere forte il potere della gentilezza, tale da cambiare il mondo.
Del film Wonder – White Bird abbiamo avuto modo di parlare in esclusiva per l’Italia con il suo protagonista Bryce Gheisar il giorno del suo 19° compleanno. Abbiamo affrontato temi come il bullismo, la diversità e l’inclusione, ma abbiamo scoperto anche un giovane attore che, come ogni ragazzo della sua età, sta imparando a conoscersi giorno dopo giorno, affrontando sfide con le idee ben chiare.
Una frase ci colpisce particolarmente: “Escludere qualcuno a causa della sua “unicità” è sinonimo di fallimento del genere umano”. Quello stesso messaggio che film come Wonder – White Bird, di cui vi proponiamo anche una clip in esclusiva, riescono a trasmettere con delicatezza e urgenza, ricordandoci come chiunque di noi abbia la facoltà di agire per far sì che il mondo diventi un posto migliore per tutti. A passi anche piccoli ma necessari.
Intervista esclusiva a Bryce Gheisar
Nel film Wonder – White Bird, riprendi il ruolo di Julian a distanza di sei anni da Wonder. Com’è stato per te? Qual è la maggiore difficoltà che hai incontrato nell’interpretare Julian? Chi è Julian dal tuo punto di vista?
Molto onestamente, tornare sul personaggio è stato come andare in biciletta: tutto il lavoro che avevo fatto nel raccogliere informazioni per il personaggio in Wonder è stato trasferito ora su un Julian che da allora è cresciuto. La sfida principale è stata quella di capire a che punto della sua vita fosse a distanza di anni. L’età del personaggio nel film è diversa da quella del libro: far ricerche solamente sul testo non era sufficiente per capire del tutto quale fosse la sua psiche. Ho dovuto metterci del mio per comprendere per quale ragione Julian non ha ancora imparato la lezione: è stato impegnativo ma soddisfacente.
Quando si interpreta un personaggio, è fondamentale conoscerlo a livello umano, anche se personalmente si è in netto disaccordo con le sue azioni. Julian, per me, ha smarrito la sua strada. Sa che ciò che ha fatto in passato è sbagliato ma non ha capito quali segni indelebili ha lasciato il suo modo di comportarsi su coloro che gli stanno intorno, specialmente su Auggie. Credo che il modo in cui è stato cresciuto lo abbia portato a indossare una maschera che, amata dai suoi genitori, non restituiva chi è veramente.
Durante gli anni delle scuole elementari e medie, Julian non aveva ancora idea chi fosse, al di là del suo gruppo di amici e dei vantaggi economici dati dall’essere nato in una famiglia agiata. Ha poi usato l’arrivo di Auggie come mezzo per esprimere il proprio trauma e il proprio desiderio di essere amato. Ora, nel film Wonder – White Bird, è al liceo e sua nonna capisce che è arrivato il momento per lui di comprendere la gravità dei suoi errori.
Il bullismo è una delle tematiche con cui il film Wonder – White Bird ci fa confrontare. Cos’è per te il bullismo e cosa impara Julian dalla storia raccontata da nonna Sara?
Quand’ero più piccolo, avevo un concetto del bullismo molto polarizzato, a causa di ciò che avevo visto in tv: era o bianco o nero. Crescendo, ho compreso appieno quanti e quali sono modi con cui le persone maltrattano gli altri. Il bullismo, se ci pensiamo, non è altro che un meccanismo di difesa: si denigrano gli altri per via della convinzione che in qualche modo possa apportare dei benefici a se stessi. Nasce anche dal desiderio di sentirsi potenti o superiori.
Quando nonna Sara racconta a Julian la sua storia, non sta cercando necessariamente di mostrare il buio che albergava negli altri. Sta semmai cercando di mostrare la luce che l’ha tirata fuori da quel buio. Gli mostra come un atto di gentilezza nei suoi confronti abbia avuto un impatto su tutta la sua vita e il che permette a Julian di vedere di conseguenze gli effetti che la crudeltà può avere sulla vita degli altri. Non aveva mai compreso la gravità delle sue azioni prima di quel momento.
Sei stato un attore bambino. Il successo ha mai fatto sì che tu stesso fossi oggetto di bullismo? Sei mai stato testimone diretto di atti di bullismo? Come hai reagito?
A livello personale, non sono quasi mai stato oggetto di bullismo, al di là di certi commenti che venivano fatti nei miei confronti o a sporadiche manifestazioni di potere da parte di qualche collega. Ma credo che in larga misura sia dipeso dal fatto di aver fatto parte del mondo di Wonder da piccolo: sento di aver imparato molte lezioni dal set, lezioni che mi hanno insegnato a riconoscere quando c’è del bullismo e a capire come intervenire o ignorarlo.
Testimone? Intorno a me, vedo continuamente del bullismo, sia su vasta scala (a livello di notizie di attualità) sia a livello lavorativo e scolastico. Non ho mai assistito a risse fisiche ma a volte le parole possono fare più danni di un pugno. Quando mi capita di essere presente, riesco quasi sempre a riconoscere il desiderio di far male nel tono di chi volontariamente ferisce. È difficile combattere qualcosa del genere: oltre che difendere la persona che viene bullizzata, cerco sempre di farle sentire la mia vicinanza e di farle capire che non è sola… sentirsi soli quando si è vittima è la peggior sensazione che si possa provare.
Un singolo atto di gentilezza può cambiare il mondo. Raccontami un tuo atto di gentilezza che ha svoltato la giornata a chi lo ha ricevuto.
Senza soffermarmi sul singolo episodio, posso dire che ci sono stati episodi in cui ho spiegato a persone a me care quanto io tenga a loro e quanto mi abbiano influenzato come essere umano. Ciò ha sempre portato un sorriso a chi magari in quel momento sta attraversando un periodo difficile: un atto o una parola di gentilezza può aiutare a sollevare il morale dell’altro e a farlo sentire importante.
Quanto ti hanno aiutato immaginazione e fantasia per affrontare i momenti più difficili?
Da attore, sono in grado di fare appello a tutte le emozioni più intense della mia vita: le canalizzo in modo che risultino terapeutiche. Le sceneggiature che leggo sono qualcosa con cui posso confrontarmi su più livelli e non nascondo che spesso mi aiutano ad affrontare anche situazioni difficili. Amo il modo in cui l’arte, che la si crei o meno, riesce ad arrivare in profondità ed essere salvifica.
Sensibilità e coraggio portano Julien a salvare Sara dalla caccia dei nazisti. Cosa conoscevi prima del film della Shoah?
Tutto ciò che sapevo era inerente a ciò che avevo imparato a scuola. Prima di cominciare le riprese, ho però voluto approfondire l’argomento cercando di rinfrescare i miei ricordi. Dopo aver dedicato del tempo a far le mie ricerche da solo, mi sono reso conto di quanto poco ci viene insegnato in quelle ore di lezione dedicate a quella pagina di storia. La Shoah non si può capire e comprendere solo dalle parole riportate da un libro di testo… ecco perché storie come quella raccontata nel film Wonder – White Bird, ricca di emozioni profonde e reali, sono ancora oggi necessarie.
Wonder - White Bird: La clip in esclusiva
Com’è stato recitare accanto a Helen Mirren, che nel film interpreta tua nonna Sara? Quali consigli hai ricevuto da lei?
È una persona meravigliosa. Sin dal nostro primo incontro, è stata carinissima nei miei confronti e mi ha sempre fatto sentire a mio agio sul set. Nei pochi giorni in cui abbiamo girato insieme, non c’era nessun altro in scena: solo io e lei. E tutto il nervosismo e la paura che avevo sono svaniti nell’attimo in cui mi ha salutato!
Ci sono state che molte cose di cui abbiamo parlato sul set riguardo al mio personaggio ma ciò che resterà per sempre con me è come Helen Mirren mi abbia aiutato a comprendere quanto fosse importante l’eterogeneità: ogni ripresa è un viaggio a sé stante, mai uguale.
Quali sono state le indicazioni ricevute dal regista Marc Forster?
Più che lavorato insieme, abbiamo collaborato. Marco non mi ha mai dato istruzioni specifiche. Ha semmai preferito darmi suggerimenti sulle diverse emozioni che potevo far trasparire per capire cosa ne pensassi io o quali idee avessi in proposito. Di solito, ci confrontavamo sulla scena da girare e decidevamo insieme di concretizzare ciò che pian piano avevamo costruito insieme. Il che ha reso quest’esperienza del tutto diversa da quelle della maggior parte dei set su cui ho lavorato. Se mai un giorno tu incontrassi Marc, ti renderesti conto di quanto sia gentile e compassionevole: ti guida con il suo tono pacato permettendo alla tua creatività di crescere, senza mai intimorirti.
Diversità e inclusione entrano nella storia grazie al personaggio di Julien. Cosa sono per te e come ti poni di fronte a chi viene escluso per una sua “unicità”?
Diversità e inclusione sono due concetti molto importanti non solo per me ma anche per tutte quelle persone in tutto il mondo le cui voci dovrebbero essere ascoltate. Escludere qualcuno a causa della sua “unicità” è sinonimo di fallimento del genere umano. Io non so nemmeno dare un significato alla parola unicità: ognuno di noi lo è… E un giardino è bello tanto quanto lo è la varietà dei fiori che lo compongono: pensa a quanto noioso sarebbe il mondo se tutti fossimo uguali.
Che ricordi conservi del primo giorno di set del film Wonder - White Bird? È diverso per te recitare oggi rispetto a quando hai cominciato a undici anni nel cortometraggio The Bus Stop?
Ricordo ancora il giorno in cui mi sono presentato all’hotel in cui l’intero cast alloggiava già da mesi e la sensazione che ho provato sentendomi come un pesce fuor d’acqua, il nuovo arrivato all’interno di un meccanismo ben oliato. Ma è stato un attimo un attimo: è bastato aver conosciuto tutti, giocare con loro a sciarada e indossare gli abiti di scena per la prima volta per sentirsi ben accolto e parte di quel gruppo. Devo dare merito all’intero cast e alla troupe per avermi accolto nel migliore dei modi.
Recitare per me oggi è qualcosa di molto diverso da quando avevo undici anni. Mi piaceva già allora ma mi concentravo maggiormente sull’ambiente circostante. Ora, invece, la mia attenzione si concentra maggiormente sulla storia che devo portare in scena. In più, crescendo, ho cominciato a capire come la recitazione sia un lavoro, il migliore che potessi chiedere alla vita: sento il peso della responsabilità, un peso che alcuni potrebbero non gradire ma che a me piace perché mi restituisce l’idea di star facendo qualcosa con un suo scopo.
Prima di recitare, sei stato una star in ascesa della ginnastica agonistica. Cosa ti ha portato a scoprire l’amore per la recitazione?
La ginnastica era tutto ciò che conoscevo e avessi mai fatto. Ero un bambino molto energico e l’unica cosa su cui mi concentravo al di fuori della scuola era lo sport. Ma, dentro di me, sentivo che non mi bastava: cercavo qualcos’altro oltre il mondo in cui ero cresciuto. Desideravo ampliare le mie possibilità e capire cos’altro avrei potuto fare. I miei genitori hanno sempre capito le mie esigenze e mi hanno aiutato a prendere in considerazione altre attività, come ad esempio il calcio e la recitazione.
Sono allora andato al mio primo allenamento calcistico: è stato divertente ma niente di speciale. Quando, invece, sono andato alla mia prima lezione di recitazione, ho sentito crescere esponenzialmente dentro di me un interesse mai provato prima. Per mesi, non ho fatto altro che pensare solo alla recitazione… beh, ora che ci rifletto, mi sa che quell’interesse e quel pensiero sono ancora profondamente radicati in me: non penso ad altro!
La ginnastica, tuttavia, mi ha insegnato a sopportare le critiche e ad accettarle. A tutte le gare a cui ho preso parte, nonostante la dura preparazione, non ho mai preso un punteggio pieno… Ho trasferito lo stesso atteggiamento anche nella recitazione: sono arrivato al punto che mi va bene anche quando mi viene detto di “no” o mi si invita a impegnarmi di più.
Chi è Bryce nella vita di tutti i giorni?
La maggior parte delle persone mi troverebbe noioso: mi piace stare con le persone a cui voglio bene, la fotografia, scrivere… amo praticamente tutte le forme d’arte! Vivo una vita abbastanza tranquilla lontano dal set e sono abbastanza casalingo… mi piace ma sono anche sempre pronto a tornare allo stile di vita frenetico di un attore. A parte questo, non so ancora chi sono: immagino che ci sia ancora del tempo e della strada da percorrere per scoprirlo, come accade a ognuno di noi.
Il film Wonder – White Bird ha la sua prima uscita internazionale in Italia (negli Stati Uniti, uscirà solo nell’ottobre del 2024). Conosci il mio Paese?
Da bambino, sono stato in crociera in Europa. Avevo all’incirca cinque anni quando ho visitato l’Italia ma non ho ricordi nitidi di quel viaggio. Però, ogni volta che penso a dove vorrei andare in vacanza, l’Italia è sempre in cima alla lista dei desideri… mi sa che arriverò molto presto!