Entertainment

Yara: su Netflix la miniserie che racconta il delitto di Bergamo

Isabella Ragonese in primo piano
Arriva su Netflix Yara, miniserie che racconta il delitto della giovane Gambirasio e le indagini per scovare il suo assassino

Yara è la nuova miniserie Netflix che racconta il delitto di Bergamo, portando sullo schermo i personaggi, i misteri e le indagini legate all’omicidio della giovane Gambirasio. La morte della 13enne di Brembate ha sconvolto l’Italia, dando vita a una ricerca inedita e a una corsa contro il tempo per scovare il suo assassino.

La miniserie ricostruisce quei mesi difficili grazie allo sguardo del regista Marco Tullio Giordana e ad una bravissima Isabella Ragonese che veste i panni della PM Letizia Ruggieri, pronta a tutto per scoprire la verità.

La data d’uscita

Yara sarà disponibile nel catalogo Netflix a partire dal 5 novembre. Il titolo, prodotto da Taodue e RTI era già stato annunciato alcuni anni fa e ora sembra finalmente arrivato il momento per ripercorrere le indagini legate alla scomparsa e all’omicidio di Yara. Il film sarà fruibile a novembre sulla piattaforma, mentre dal 18 al 20 ottobre chi vorrà potrà vederlo al cinema.

Il trailer

Nel trailer, rilasciato da Netflix sulla pagina ufficiale di Youtube, scopriamo le prime immagini della miniserie. Vediamo Yara alle prese con la sua passione, la ginnastica ritmica, i momenti precedenti alla sua scomparsa e quelli successivi. Il regista ha scelto di raccontare la storia muovendosi fra passato e presente, con un’attenzione alle indagini, ma anche ai vari protagonisti della vicenda. Non solo i genitori della piccola Gambirasio, ma anche gli investigatori e l’uomo accusato dl suo omicidio: Massimo Bossetti.

Il cast

Il cast di Yara è composto da attori di grande successo, in grado di dare spessore alla miniserie Netflix. Troviamo Isabella Ragonese nei panni del PM Letizia Ruggieri, mentre Alessio Boni interpreta un colonnello dei Carabinieri. Infine Thomas Trabacchi è un maresciallo. I genitori di Yara Gambirasio sono interpretati da Sandra Toffolatti e Mario Pirrello. Nel cast anche Chiara Bono, che presta il volto alla vittima 13enne, e Roberto Zibetti, che nella serie è Massimo Bossetti.

"Mi sono preoccupato che non fosse scossa – ha detto il regista della protagonista che interpreta Yara -, sono ruoli che spaventano. Ha talento, solarità, innocenza, voglia di vivere… Sono le caratteristiche che aveva Yara”. Mentre riguardo i genitori della ragazza ha aggiunto: "Non li ho visti, non voglio star lì a rievocare un dolore e una sofferenza che non finiscono mai".

La trama

La miniserie Netflix è tratta da una storia vera, ossia l’omicidio di una 13enne di Brembate di Sopra, scomparsa nel nulla mentre tornava a casa dalla palestra in cui praticava ginnastica ritmica. “Il premiato regista Marco Tullio Giordana (“La meglio gioventù”) dirige un film drammatico basato su una storia vera – si legge sulla sinossi ufficiale -. L’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio sconvolge la cittadina di Brembate di Sopra. Per assicurare il colpevole alla giustizia, il pubblico ministero Letizia Ruggeri ha solo un esile indizio: tracce di DNA che non servono a molto senza un database con cui metterle a confronto”.

La storia vera

Yara Gambirasio, 13enne di un tranquillo paesino in provincia di Bergamo, scompare venerdì 26 novembre 2010. Sono le 17:30 quando la ragazza si reca presso il centro sportivo dove è solita allenarsi. Rimane lì sino alle 18:40, poi sparisce nel nulla. Il suo corpo verrà ritrovato solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a circa 10 chilometri da Brembate di Sopra. L’autopsia rivelerà che Yara è stata colpita alla testa, sul suo corpo ci sono diverse ferite da arma da taglio, ma la morte è sopraggiunta per il freddo.

Da quel momento inizia una corsa contro il tempo per scovare l’assassino di Yara e il 16 giugno 2014 viene arrestato Massimo Bossetti, muratore di Mapello 44enne. Il suo DNA nucleare è infatti sovrapponibile a quello dell’uomo che è stato definito “Ignoto 1” e rilevato sul corpo di Yara, sia nella zona colpita dall’arma da taglio che sugli indumenti intimi.

L’arresto di Bossetti è solo l’atto finale di una lunga indagine, la prima mai realizzata, che ha portato a rilevare e confrontare migliaia di tracce del DNA alla ricerca del colpevole. Il percorso era iniziato scoprendo che l’aplotipo Y del DNA di “Ignoto 1”, l’assassino di Yara, era identico a quello di una persona (risultata estranea ai fatti) che frequentava la discoteca vicina al luogo del ritrovamento del suo corpo.

Attraverso l’esame dei vari componenti del ramo familiare si era risaliti a Giuseppe Guerinoni, un autista di Gorno morto nel 1999 e identificato come il padre di “Ignoto 1”. Dopo numerosi tentativi e la confessione di un collega, che aveva parlato di una relazione extraconiugale dell’uomo, era stato possibile identificare Ester Arzuffi, la madre di “Ignoto1”. La corrispondenza del DNA di Bossetti con quello rinvenuto sul corpo di Yara era infine stata confermata grazie a un prelievo effettuato durante un controllo stradale sul muratore di Mapello.

Riproduzione riservata