Amore. Cinque lettere che racchiudono al loro interno un intero mondo, bello ma estremamente complesso. E anche, se non soprattutto, intimo e personale. A volte ci convinciamo che amare significa salvare qualcuno, o essere a nostra volta salvate da quel fantomatico "principe azzurro" a cavallo di un bianco destriero, pronto a sguainare la spada per difenderci. Ma da cosa, se non da noi stesse? Per una volta dovremmo cercare di andare oltre gli stereotipi e le classiche frasi sull'amore che però non dicono tutta la verità.
L'amore ti salva, ma non come pensi
Quando ci convinciamo che amare significa salvare l'altro o che il sentimento che qualcuno prova nei nostri confronti sia volto alla nostra stessa salvezza, stiamo precipitando in un errore (piuttosto comune) che potrebbe in qualche modo rovinare la relazione sul nascere.
Sentiamo dire sempre che stare con qualcuno, per funzionare davvero, deve poggiare su basi solide, sui cosiddetti presupposti che non possono mancare. Pena il crollo di quel bel castello di sale che abbiamo costruito nella nostra mente. Ed è proprio questo il punto: amare non dovrebbe essere una missione, ma l'espressione di sé nel modo più trasparente e genuino possibile. E la vicinanza del partner, di quella persona che ci fa battere il cuore all'impazzata come mai prima dovrebbe sortire proprio questo effetto. Farci essere noi stesse all'ennesima potenza, senza cadere nel nero vortice della paranoia.
Davide contro Golia
Amore e salvezza, un connubio che ha senso soltanto quando non lo prendiamo proprio alla lettera. Che vi sia un potere salvifico nel sentimento più travolgente e potente dell'universo è indubbio. Perché è amando e sentendoci amate che riusciamo a dare il meglio di noi stesse, perché è avendo al nostro fianco la persona giusta che finalmente conquistiamo la libertà assoluta di essere ciò che siamo. Nè più, né meno.
Eppure a volte non è così. A volte ci sentiamo soffocare, spingere giù in fondo in un'oscurità che non ci consente di godere quel sentimento. Dovrebbe essere tutto positivo, bellissimo, straordinario ma al contrario la relazione diventa una prigione. E se fossimo noi a renderla tale?
Dove sta scritto che dobbiamo essere sempre Davide contro Golia? Chi ha mai detto che dobbiamo amare qualcuno per salvare la sua anima (poi, non si sa bene da cosa)? L'amore non dovrebbe essere libertà? Non dovrebbe darci un senso di benessere e pace? E allora perché va tutto così male e ci sentiamo sfinite?
L'amore non è un tappabuchi
Forse state riversando le vostre energie su qualcosa di sbagliato. Partendo dal presupposto che amare significa salvare il partner o che debba essere lui o lei a salvare voi, non fate altro che guardare l'amore da un punto di vista distorto, assolutamente improduttivo e la relazione è destinata a crollare.
Non è pessimismo, né vedere tutto nero. Semplicemente l'amore dovrebbe essere spontaneo, genuino, cristallino e benefico. Metterci nei panni della crocerossina pronta a risolvere i problemi dell'altro o, al contrario, assegnare al partner il compito ingrato di riempire i nostri vuoti non porta da nessuna parte. Se non in un turbinio di "doveri" che presto soffoca il sentimento.
A tutte è capitato, quindi se vi rivedete in questo ritratto poco edificante non dovete assolutamente sentirvi in colpa. Fa parte della nostra natura, ma anche del background con il quale cresciamo e che inevitabilmente ci influenza, anche nel modo di percepire le relazioni sentimentali. Ci insegnano sin da bambine che verrà il principe azzurro a salvarci, a far scomparire con un colpo di spugna tutte le nostre preoccupazioni, le nostre paure, i nostri dubbi. A colmare i nostri vuoti. Ma l'amore non è un tappabuchi e spesso ce ne dimentichiamo.
Nessuno si salva da solo, o forse sì?
L'amore è un tema talmente complesso che pur parlandone e scrivendone non si riesce mai a venirne del tutto a capo. Tutte noi abbiamo alle spalle esperienze diversissime tra loro, altre molto simili, sentimenti contrastanti che ci hanno condizionato anche nella scelta stessa del partner. E non possiamo farcene una colpa perché le belle emozioni così come la rabbia, il dolore, la delusione inevitabilmente ci restano dentro, lasciando nel cuore cicatrici che alla minima scossa possono tornare a sanguinare.
Anche alla luce di tutto questo è importante ricordare sempre che amare non significa essere salvati o salvare l'altro. È difficile da mettere in pratica, ma dovremmo prima di tutto lavorare su noi stesse, guardando in faccia le nostre paure e quanto di più brutto e terribile affligge la nostra anima. ciò che, in fondo, ci impedisce di vivere la relazione in modo sereno e di essere noi stesse.
E questa è una battaglia che dobbiamo affrontare da sole. Nessun principe azzurro può risolverla al nostro posto, come nessun amico o parente o chicchessia. Confrontarsi con gli altri indubbiamente è un valore aggiunto nella ricerca di sé, perché la conoscenza e la diversità ci fanno mettere in discussione e aprono nuove prospettive nella nostra mente e nel nostro cuore. Ma non possiamo addossare questa enorme, gigantesca responsabilità soltanto all'altro.
Ama te stessa, prima di ogni cosa
Se vogliamo davvero amare qualcuno, con tutto il nostro essere, dobbiamo fare pace con noi stesse. Dobbiamo accettarci, comprenderci, ascoltarci e avere il coraggio di affrontare i nostri vuoti e le nostre paure. Sì, è la cosa più difficile del mondo e richiede uno sforzo epocale ma se iniziamo questo "lavoro" i frutti a lungo termine cominciano a crescere rigorosi. E allora potremo raccogliere tanta ricchezza dal nostro albero.
Amare non significa salvare o essere salvati. Amare significa imparare a guardarci allo specchio con benevolenza, perdonandoci. Amare è essere noi stesse senza aspettare che arrivi qualcuno a cambiarci, perché così non ci piacciamo abbastanza. Ed è accettare il partner per ciò che è, perché è della sua essenza che dobbiamo innamorarci, non dell'immagine che abbiamo costruito su di lui/lei. Non è facile, ma neanche impossibile.