Ti sei mai chiesta se gli atteggiamenti svalutanti del partner nei tuoi confronti siano frutto di qualcosa che fai o di qualcosa che ti manca? Se la risposta è sì, sei venuta nel posto giusto per farti spiegare che no, non ti manca niente. No, non sei tu. O meglio, sei tu, e sei fatta così – nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di cambiare come sei, così come tu non dovresti pensare di cambiare chi hai attorno.
Chi svaluta tende a togliere o distruggere il valore di qualcosa o di qualcuno. Quando questo fenomeno si verifica in una relazione, sia essa con se stessi (bassa autostima) o con un partner, ma anche con un parente, bisogna poter riconoscere i pattern e intervenire tempestivamente.
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La dinamica della svalutazione è un pericolo quando la rivolgiamo verso noi stesse, ma lo diventa ancora di più quando è il nostro partner (ma anche amici, genitori o parenti) a farne uso contro di noi.
Per esempio, la psicologia afferma che spesso la svalutazione sia uno dei meccanismi di difesa più comuni, e viene utilizzata per rimediare, o comunque mettere una pezza, a un malessere di qualche tipo. Se i meccanismi di difesa stanno alla base del funzionamento umano, un eccesso di questo comportamento può provocare danni gravi.
Alla base del comportamento di colui che svaluta, oppure maltratta, spesso c’è un problema di tipo depressivo o una sofferenza repressa che viene sfogata sulla vittima. La persona in questione, ovvero quella che viene svilita, mette in atto altri meccanismi fatti di dolore e sofferenza, e subisce un’ansia che non gli appartiene diventando una sorta di punching ball emotivo.
In altre parole, le persone tendono a svalutare i loro partner, amici o parenti per convincersi di non avere affatto bisogno di loro. Chi maltratta sente in qualche modo di avere il coltello dalla parte del manico e di avere la situazione in pugno, quando invece non è così.
Atteggiamenti svalutanti e atteggiamenti idealizzanti
Idealizzazione e svalutazione hanno molto a che fare con le fasi tipiche di una relazione nata su presupposti non del tutto corretti. Per esempio all’inizio di una relazione è molto facile attribuire caratteristiche tendenti alla perfezione a un partner.
Una volta usciti dalla fase di infatuazione e innamoramento, quando si comincia a vivere nella realtà al di fuori dello stato ideale, si tende invece a guardare il proprio partner con meno entusiasmo e più oggettività. Coloro che sono affetti da qualche forma di narcisismo avviano in questo momento un’altra fase della relazione, un meccanismo di difesa opposto che prende il nome di svalutazione. L’obiettivo è quello di sminuire il partner per sentirsi adatti a lui o a lei.
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La prima modalità con cui si manifestano gli atteggiamenti svalutanti è spesso quella dell’insulto. Da qui si procede poi a strategie più attive, le quali tuttavia possono variare anche di molto.
L’esempio più classico è quello che riguarda la critica alle cose che piacciono o interessano, andando in qualche modo a togliere valore a un’attività o a una persona che apprezziamo particolarmente. Si passa poi alle persone che tendono a svalutare i risultati del partner, anche quando sono degni di nota, sia in privato che in pubblico. Non si tratta tanto dell’insulto in sé, quanto più dell’esercizio dell’abilità di colpire nel vivo. È questo che la svalutazione fa: rigira il coltello nella piaga.
L’idea di base è che la svalutazione giudichi negativamente tutte ciò che fa il partner, nel bene e nel male. Il parere è negativo o contrario, e riguarda molti aspetti della vita – alcuni dei quali insignificanti. Ma per chi maltratta non è tanto la decisione, quanto più l’idea di andare contro.
Come evitare gli atteggiamenti svalutanti
La prima cosa da fare per evitare gli atteggiamenti svalutanti è quella di imparare a riconoscerli, e spesso non è facile. Spesso ci troviamo nella condizione di accettare la svalutazione perché siamo noi le prime a svilire noi stesse, ritenendo di meritare un simile comportamento.
L’obiettivo è riconoscere e attivarsi per eradicare l’atteggiamento svilente prima che questo diventi così radicato da convincere anche noi. È opportuno ascoltare la delusione e la rabbia che derivano da questo comportamento e dare seguito in maniera lucida e attiva a un’azione precisa: comunicare, mediare e, in caso di fallimento delle trattative, tagliare i ponti.
La mediazione, specialmente quando davanti abbiamo una personalità narcisista o manipolativa, potrebbe essere davvero complessa. Ecco perché è necessario stabilire dei confini invalicabili, dei limiti precisi oltre i quali nessuno può spingersi, e adoperarli per proteggersi dallo svilimento. Questo comportamento non crea muri, ma ci impedisce di normalizzare una violenza come quella della svalutazione – una violenza silenziosa e quieta che spesso finisce per avvelenare.