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Come capire quando una situazione diventa inaccettabile per noi?

Condizione di rapporto insostenibile
03-06-2022
Quante volte pensavate di sbagliare qualcosa ma, pur correggendo il tiro, le divergenze col vostro partner rendevano la situazione inaccettabile? Ecco perchè

Non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo per forza accettare una condizione sentimentale anche quando diventa insostenibile. Il punto è arrivare a decifrare effettivamente il momento in cui si altera la percezione del rapporto e si prende coscienza del suo effettivo stato dell’arte. Lungi dal pensare che si tratti di un’operazione semplice da gestire, ma l’accettazione non può prescindere dalla presa di coscienza.

Ed è proprio questo il tasto dolente su cui spesso capita di franare, finendo per rimandare l’inevitabile. In realtà così non si fa altro che amplificare criticità insanabili, imboccando una direzione che porta solo all’incancrenimento di un legame già saturo. Per capire quando una situazione diventa inaccettabile l’unica soluzione possibile è acquisirne la consapevolezza e osservare pratiche che vi allontanino dalle fonti di instabilità emotiva.   

La genesi dell’insofferenza

Solitamente il tutto parte da un contesto frustrante, e un ruolo preponderante nella sua manifestazione lo svolgono tre generi di sentimenti che si impongono progressivamente, spianando la strada a una potenziale rottura. Ognuno di questi, o anche tutti insieme, presto o tardi possono rivelarsi generatori di uno stato d’animo spiacevole. E ciò non può che rappresentare un campanello d’allarme preparatorio al tracollo definitivo.

Il disinteresse

La percezione della perdita dell’impegno da parte del partner fa sì che venga meno lo scopo ultimo della relazione, cioè gli obiettivi comuni, che col tempo saranno poi sostituiti con investimenti di diversa natura. Questa inclinazione può comportare una forma di distacco nei confronti dell’altr* ed eventualmente anche una chiusura in sé stess*. Conviene affrontare l’atteggiamento in questione con onestà intellettuale affinchè i provvedimenti siano risolutivi per le sorti del rapporto. 

L’angoscia

Si insinua nelle dinamiche di coppia fino a minarne la solidità. Genera insicurezza e instabilità instillando dubbi sulle fondamenta del legame, la cui prospettiva muta rispetto all’orizzonte conosciuto e ne fa le spese la fiducia nutrita sino a quel momento nei confronti del partner. Sorge quando si smarrisce la traiettoria e si affacciano i pericoli di una situazione inedita a cui dover far fronte.

L’irritabilità

Si presenta con irruenza dopo aver serpeggiato magari anche prepotentemente a lungo, seminando un sentimento di fastidio nei confronti di chi ha arrecato una sofferenza. Si scatena così un istinto di autoprotezione che tende ad allontanare qualsiasi fattore scatenante di crisi., compagn* inclus*. Rappresenta un atteggiamento difensivo rispetto a potenziali azioni lesive future, anche perpetrate inconsciamente da parte di sé stess*.

Cosa fa varcare la soglia dell’accettazione

L’inerzia cognitiva fa sì che possiate anche prolungare il persistere di una situazione per allontanare l’idea di un cambiamento a cui non vi sentite ancora pront*. Questo accade a causa di un lutto o di una sofferenza piuttosto fresca. Il senso di spaesamento che potrebbe scaturirne destabilizza e si fatica ad immaginare di ricreare nuove abitudini.

Il problema è che procrastinare le decisioni importanti non porta a soluzioni di carattere rassicurativo ma serve solo a nascondere le paure. La plasticità nell’adattamento a qualsiasi condizione, pure quella più scomoda, per quanto se ne dica, non ci è sempre del tutto propria. Ed è infatti quando viene meno che si arriva a non accettare più determinati vincoli emotivi, diventando quindi fedele indicatore dell’immodificabilità di un legame compromesso e ormai irreparabile.

Quali misure prendere

Sarebbe utile reindirizzare obiettivi e risorse verso altri scopi anche quando questa azione mette in discussione le vostre prerogative. La sofferenza psicologica va normalizzata, perchè non è possibile sbarazzarsene deliberatamente: fa parte del vissuto di ognun* di noi. L’unica chance è provvedere a evitare d’incrementarla ulteriormente, trasformando l’esperienza in un evento traumatico. 

Profondersi in una lotta contro le emozioni negative infatti significa combattere una battaglia persa in partenza: non c’è modo di evitarle, si possono solo affrontare, così come crisi, delusioni e insuccessi da cui sono generate. Questo non significa rassegnarsi passivamente alla loro sopportazione, quanto accogliere piuttosto gli ostacoli accidentali che si presentano sul nostro percorso esistenziale. Le strategie psicologiche che inconsciamente possiamo attivare allo scopo di controllare il nostro stato emotivo per evitare sofferenze si riveleranno a lungo termine del tutto inutili. Ridurre l’impatto del dolore su di noi sarebbe già un ottimo risultato.

È molto più proficuo evitare di giudicarsi in modo implacabile, imparando dagli esercizi della vita e assegnando loro l’importanza informativa che meritano. Le risorse mentali non vanno sperperate all’inseguimento di uno scopo irraggiungibile, bensì razionate e investite per il riassestamento di un nuovo equilibrio. Se robusto al punto tale da prevenire anche la reiterazione del dispiacere, pure meglio. Da questo assunto può conseguirne solo uno stato di serenità e una piena consapevolezza di sé.

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