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Chi è “il malessere” e perché va davvero preso con le pinze

il malessere
Cosa si intende per "il malessere" e perché le ragazze ne sono così affascinate? Analizziamo questo imprevedibile fenomeno sociale e virale.

Se non avete mai sentito il termine “il malessere” i più giovani potrebbero etichettarvi come boomer. Tranquille però: questo termine, oggi tristemente comune, è super diffuso tra le più giovani, ma rimanda a un concetto che tutte conosciamo bene.

La tendenza di associare il termine malessere a un interesse amoroso, solitamente una ragazza verso un ragazzo, si è diffuso sui social negli ultimi tempi. Spesso non è chiaro se chi lo sta adoperando stia pensando a qualcosa di positivo o negativo. Trainato da TikTok e da alcune popolarissime serie tv, il malessere è quella persona che sai che ti farà soffrire. Ma cosa significa davvero? Andiamo a scoprirlo.

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Chi è il malessere?

"Malessere" è un termine colloquiale che le ragazze (solitamente, ma non solo loro) possono usare per descrivere un ragazzo che provoca sensazioni negative o di disagio, sia emotivamente che fisicamente. Di solito, viene utilizzato per riferirsi a una persona che ha un atteggiamento o un comportamento poco piacevole, non corretto, non allineato con le norme di comportamento comuni.

Si tratta, come accennavamo di un interesse amoroso o un possibile partner, che può causare tensione o stress nella relazione. Il fascino del “cattivo” ragazzo, però, accresce il suo desiderio, e l’utilizzo di questo termine sta facendo molto discutere sui social, specie in un periodo così delicato per la questione della violenza sulle donne e la discriminazione di genere.

Il malessere spesso ha anche una fisionomia precisa, magari muscoloso con i tatuaggi, capelli tagliati in un certo modo, vestito in nero e spesso in tuta, ben diverso da come immaginavamo i bad boys una volta. Sono aggressivi anche nel modo di vestirsi e di porsi, ma queste ragazze “ci spiegano” che li amano nonostante abbiano davvero poco rispetto di loro e dei loro sentimenti. Non avremo sbagliato qualcosa?

Come nasce e si diffonde il termine malessere?

I social ne sono pieni, in particolare TikTok: sono tante le ragazze, spesso giovanissime, che usano anche ironicamente la parola “malessere” per descrivere il loro ragazzo o quello con cui si stanno frequentando. Qualcuna di loro sostiene di preferirlo al classico bravo ragazzo, quasi in quella eterna lotta tra cuore e testa, o tra ragione e scelleratezza, che porta a cercare ancora di più chi ci respinge e ci tratta male.

Non è certo chi abbia lanciato questa moda e l’uso di questo termine. Tutto parte da un video diventato popolare sulla piattaforma più amata dai giovanissimi. Una ragazza, dopo una scenata di gelosia del fidanzato per aver effettuato l’accesso su WhatsApp dopo la loro buonanotte, registra un video, diventato poi virale, con la scritta “Sei fidanzata con il classico malessere”.

Che questo uso del termine sia partito davvero da questo video o meno poco importa. È la situazione che viene descritta con ilarità (qui come in centinaia di altri video di ragazze) ad allarmare. Ora vi spieghiamo il perché.

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Perché il malessere non ci fa sorridere?

Giudicare e condannare a prescindere non è giusto, così come generalizzare. Sono tanti i video ironici sul tema “malessere” nel quale le fidanzate mostrano semplicemente la goffaggine, i difetti più divertenti o le classiche scaramucce tra innamorati. Ma c’è una grossa fetta di contenuti che però non ci fanno sorridere.

Gelosia ingiustificata (sarebbe meglio dire ingiustificabile), possessività, atteggiamenti non rispettosi verso le donne, azioni gravi commentate come un vanto. Non solo, pieni di giustificazioni, come se fossero una marcia in più per innamorarsi di questi “uomini”.

Troppe volte leggiamo “So che è un malessere ma a me piace così”. Si tratta quasi di una ricerca di quel fidanzato possessivo, geloso, e irrispettoso di tutto e tutti. Magari affascinate dal “fascino criminale” di alcuni protagonisti di notissime fiction. Ogni generazione trova i suoi modelli, anche in negativo, ma è sempre bene distinguere la finzione dalla realtà.

E se la figura del bello e dannato è sempre esistita, se i cattivi ragazzi (purtroppo) sono sempre piaciuti, è il megafono dei social che oggi ci spaventa. Se da un lato non vanno assolutamente condannati, dall’altro dobbiamo capire come limitare il peso che questi hanno sui giovanissimi. È giusto che il malessere sia il nuovo tipo di rapporto al quale le ragazze aspirano?

Se prima erano la motocicletta e i capelli lunghi che avrebbero fatto arrabbiare mamma e papà ad attirarci, ora sono la possessione, i maltrattamenti (anche solo morali) e il delinquere ad accendere il fuoco del desiderio?

No, è vero, spesso si usa solo con superficialità questo termine, come forse è giusto che sia, visto che è stato declinato dai social con questo significato. Però, vogliamo davvero che il malessere sia reso positivo e divertente solo per qualche visualizzazione in più?

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