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Perché è così difficile dimenticare una persona tossica (e come farlo davvero)

Dimenticare una persona tossica: come fare
Dimenticare una persona tossica è un'impresa difficile, che a tratti può sembrare impossibile. Eppure, con il tempo e una serie di buone abitudini, ci si può riuscire. E si può stare meglio

Ferite, emotivamente abusate, sfiancate: è così che ci si sente dopo la fine del legame con qualcuno che ci ha ridotte ai minimi termini. Eppure, nonostante questo, dimenticare una persona tossica può essere (e spesso è) una delle cose più difficili da fare.

Non c'è da sentirsi sbagliate se il pensiero corre ancora a chi ci ha rese, in qualche modo, sue vittime: gli effetti di manipolazioni, svilimenti e mancanze di rispetto sono a lungo termine e la loro conseguenza più immediata resta quella di credere (erroneamente) di aver ancora bisogno di chi ci ha fatto del male.

Come si fa, dunque, a superare questo scoglio? Come si possono archiviare periodi lunghissimi di sofferenza così strettamente connessi a sentimenti d'amore profondo verso colui/colei che, invece, ha ricambiato solo imponendoci terribili supplizi? Intanto, prendendo un respiro. E poi, partendo dalla consapevolezza che è tutto superabile, anche se la strada è in salita.

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Capire che niente si dimentica davvero

Non c'è da prendersi in giro: dimenticare una persona tossica è difficoltoso. È complesso, e i tempi di elaborazione della sua assenza sono proporzionali ai danni che ci ha inflitto. Più la manipolazione sarà stata subdola e più la persona in questione si sarà rivelata con lentezza, traendoci in inganno (succede soprattutto con le personalità narcisiste), più il percorso per dimenticare sarà accidentato.

Per altro, la parola dimenticare è errata. Niente, infatti, si dimentica davvero. Non è possibile cancellare dai nostri ricordi ed eliminare dal nostro bagaglio emotivo praticamente nessuna esperienza, figuriamoci questa. Uno dei primi passi da fare, dunque, è cambiare approccio: non inseguire un fantascientifico azzeramento di ogni ricordo/emozione alla Eternal Sunshine of the Spotless Mind, ma ridimensionare il loro peso cercando di vivere nel presente, un presente nuovo e ripulito da colui/colei che ci ha feriti.

Risvegliarsi

Facile a dirsi, un po' meno a farsi, senza dubbio. Eppure, con il passare del tempo, accadrà. Preso atto del fatto che dimenticare è sì impossibile ma anche che ciò non significa vivere per sempre nel dolore, si passa alla fase successiva: il risveglio. Risvegliarsi significa realizzare che quella che ci siamo lasciate alle spalle è effettivamente una relazione tossica, senza giustificare, senza minimizzare, senza cercare di dare un "senso" agli abusi subiti e senza darsi colpe.

Questo processo è molto lento: all'inizio, dopo la chiusura del rapporto con la persona tossica, le nostre emozioni e i nostri sentimenti saranno contrastanti e, spinte dalla voce del cuore e da un legame affettivo profondamente radicato dentro di no, cercheremo di ovattare ciò che ci è stato fatto, filtrandolo anche attraverso la nostalgia e la malinconia.

Per quanto sia terribile da dire, una delle cose da fare per "rimanere sveglie" è concentrarci su ciò che ci ha più fatto male e che meno ci meritavamo. Solo così, guardando al male nella sua forma più acuminata e tagliente, potremmo darci la spinta decisiva che ci farà dire «no, non è così che si tratta chi si ama».

Mettersi al primo posto

A risveglio avvenuto, una volta abbracciata la consapevolezza di aver chiuso una storia disfunzionale e tossica, arriva un momento decisivo: quello in cui si capisce che è necessario vivere nel qui e ora e che è fondamentale dare spazio a un po’ di sano egoismo. Generalmente, questo prezioso istante arriva quando la sola idea di ciò che ci è stato fatto e di come siamo state trattate, suscita in noi quel minimo di chiarezza (e repulsione) da portarci ad alzare la testa.

Questa è una fase davvero decisiva per dimenticare una persona tossica, perché dentro di noi ci saranno due voci: la prima è quella che scalpita per un confronto, che vorrebbe tornare indietro e farsi valere, la seconda è quella che, invece, ha compreso che non ne vale la pena e che è meglio stare alla larga.

La seconda voce è quella giusta, è quella a cui dare ascolto, perché è quella che ci invita a ricostruire la nostra autostima, senza bisogno di ascoltare ulteriori parole da chi è stato autore/autrice della sua devastazione. La seconda voce è quella che ci permette di metterci al primo posto, senza più avere bisogno di quel legame così storto e instabile. E che ci suggerisce di avere amor proprio.

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Non aspettarsi una chiusura

Purtroppo, come abbiamo già accennato, la strada per dimenticare una persona tossica non è dritta, non è di facile percorrenza. Il viaggio può subire delle battute d'arresto e potremmo cedere sia alla tentazione di avere un confronto (come abbiamo detto nel paragrafo precedente), sia all'insano desiderio di ricostruire un rapporto, cosa molto comune se abbiamo sviluppato una dipendenza affettiva.

Purtroppo, la verità è che nessuna delle due opzioni conduce a risvolti positivi, per questo una delle cose da fare per archiviare la storia tossica che abbiamo vissuto è tenere presente che per questo tipo di storie non solo non esiste un lieto fine, ma non esisterà mai una fine in generale.

In un rapporto dove il partner commette abuso emotivo non c'è spazio di manovra per un dialogo costruttivo o per trasformare le esperienza pregresse in qualcosa di migliore. La discussione sarà sempre a senso unico, e colui/colei con cui stiamo parlando non ammetterà mai né di avere torto, né di avere colpe, né tantomeno comprenderà i motivi per cui manifestiamo rabbia, insoddisfazione o incertezza.

È anche per questo che chiudere una relazione tossica è così difficile: il/la partner tossico rimarrà sempre sorpreso dal fatto che la relazione è terminata e dalla sua parte non ci sarà mai davvero la volontà di mettere un punto alla questione o di fare luce sui suoi aspetti più bui. Per dimenticare questo tipo di persone è bene sapere che no, non saranno mai loro a chiudere nulla.

Darsi delle regole

Al contrario, quando cercheremo di dimenticare/lasciarci alle spalle questo tipo di persone e la loro tossicità, senza mettere dei veri paletti, ciò che otterremo potrebbero essere dei comportamenti ambigui. Uno dei più diffusi è il breadcrumbing, ovvero la pratica, messa in atto dalla persona tossica, di dare delle briciole d'attenzione per mezzo di messaggi, like, vocali, foto, commenti o gif sporadiche.

Si tratta di un modo per tenerci appese all'amo: alcuni messaggi, alcune parole, possono essere anche forti, d'impatto, apparentemente piene di sentimento, ma poi sono seguite dal nulla e/o dai consueti atteggiamenti negativi. L'unico modo per sopravvivere e dimenticare la persona tossica è darsi delle regole, da seguire rigidamente.

Le più preziose di queste sono tutte incluse nella strategia del no contact: una misura autoprotettiva che ci impone di stabilire dei confini bloccando l'altro sui social o impedendosi (per chi ha maggiore self control) di sbirciare e curiosare nella sua vita.

È importante tenere presente che tutto questo difficilmente succede da un giorno all'altro: ci saranno dei momenti in cui si cederà alla tentazione, ma è molto importante rimanere focalizzate sull'obiettivo: lontano dagli occhi, lontano dal cuore (e dal nostro benessere emotivo e psicologico).

Creare una rete di sicurezza

Infine, c'è una cosa fondamentale che ci può aiutare a dimenticare una persona tossica: creare una rete di sicurezza. Una rete di sicurezza è composta dalle persone che ci stanno più vicine, dalle migliori amiche ai familiari, passando per tutti coloro che possono sostenerci nei momenti di difficoltà.

Creare una rete di sicurezza è un modo per non affrontare da sole quello che può essere un vero e proprio cammino di disintossicazione, oltre che una possibilità concreta di parlare apertamente e ottenere ascolto.

Le relazioni tossiche tendono infatti a minare gli altri rapporti, allontanando da tutti coloro che possono salvarci: avere una rete di sicurezza, invece, ci aiuta a rimanere ancorati a quanto di bello e di positivo c'è intorno a noi e a vedere le cose da una prospettiva più lucida.

Perché è difficile dimenticare una persona tossica?

Ogni relazione è un ecosistema complesso, dove gli equilibri sono tenuti insieme da due persone che cercando di camminare, muoversi e interagire allo stesso ritmo. Le relazioni tossiche, invece, sono sono caratterizzate da un forte squilibrio che mette uno dei due partner in una posizione di dominio e controllo e l'altro in una posizione di sottomissione e abbandono.

Dall'interno, chi è in posizione di sottomissione non si rende conto del tutto di ciò che accade. La sua priorità, infatti, è cercare di trovare un modo per far funzionare le cose, concedendo al partner dominante tutti gli strumenti per essere "felice".

Generalmente, il partner-vittima sacrifica sé stesso pur di andare avanti e tende persino a sviluppare un legame talmente sbilanciato da essere felice solo quando l'altro è soddisfatto e da vivere nel perenne terrore della sua insoddisfazione. Ogni momento di felicità, ogni attimo di approvazione viene così vissuto come un traguardo straordinario e ha lo stesso effetto di una droga, galvanizzando e euforizzando.

Per questo dimenticare una persona tossica è difficile: il nostro cervello non associa solo le sensazioni peggiori, ma anche i momenti di euforia e felicità, rendendo difficile il distacco, esattamente come succede quando si dipende da una sostanza stupefacente.

Il valore di una relazione sana

Come si può, dunque, uscire indenni da un legame del genere? E come si fa a mettere nell'angolo più remoto del nostro vissuto colui/colei che ci ha portate a un tale stato di dipendenza e, al contempo, di annichilimento? Con il tempo, seguendo quanto abbiamo già detto e ricordando tutti i valori di una relazione sana.

Una relazione sana non regala momenti sporadici di entusiasmo mentre si annega in un mare di tristezza e incertezza; una relazione sana non dipende dall'umore del nostro partner, dal suo modo di svegliarsi al mattino, dai suoi capricci e/o dalle sue pretese. Una relazione sana non isola, non allontana, non distrugge.

Una relazione sana, invece, costruisce. Getta basi per vivere serenamente in due, da soli e con il mondo, per condividere gioie e dolori. Una relazione sana è quotidiana, equilibrata, mai svilente e mai umiliante. È priva di inseguimenti, compiacimenti o sensi di inadeguatezza. Una relazione sana non è una lotta: è cooperazione, è gioco di squadra verso quella che è la felicità. E tutti la meritiamo, senza se e senza ma.

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