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Discriminazione e non solo: cosa significa il termine comphet

Cosa significa comphet
Le donne queer sono spesso vittime della comphet, la teoria secondo la quale la loro giusta collocazione nella società è al fianco di un uomo, e che disegna ogni altro tipo di sessualità come sbagliata.

Un’idea dannosa per la nostra sessualità è rappresentata da quella che è stata definita comphet, termine inglese che sta ad indicare la teoria sulla eterosessualità come l’unica via accettabile. Non parliamo solo di un fenomeno di discriminazione, già condannabile, ma di un vero e proprio movimento di pensiero che affonda le radici nella misoginia e nel patriarcato.

Ma cosa si intende davvero per comphet e come nasce questo termine sempre più diffuso?

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Cosa significa comphet

La lingua inglese è sempre pronta a neologismi, e, infatti, comphet è l’unione di due termini ben distinti: “compulsory” (obbligatorio) ed “heterosexuality” (eterosessualità). Dunque, il significato è proprio eterosessualità obbligatoria, ovvero l’idea che solo essa rappresenti la norma. Non parliamo di semplice discriminazione verso la comunità LGBTQAI+, ma di qualcosa ancora più grave, una sorta di “lavaggio del cervello” verso chi, secondo i sostenitori di questa idea, non si allineano con i canoni socialmente accettabili.

Come nasce l’eterosessualità obbligatoria

Non ci stupisce che una porzione di società sia ancora ancorata a ciò che è giusto e sbagliato (secondo loro), e che cerchi di convertire tutti gli altri al proprio pensiero. È la vera piaga sociale del nostro tempo, portata avanti da chi, a sua volta, è convinto di combatterne altre.

La teoria comphet, dunque, è un fenomeno che è sempre esistito, ma pochi sanno che il termine è stato coniato in particolare per le donne, vittime di una società patriarcale e eteronormativa, prendendo poi piede anche nel caso degli omosessuali, e non solo delle lesbiche.

Non si tratta, come accennavamo, solo di discriminazione, ma di una vera e propria imposizione dell’eterosessualità su chi “trasgredisce” alla così detta “norma” accettabile dalla società. Il termine comphet è diventato popolare a partire dagli anni ’80, dopo la pubblicazione del saggio “Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence“, scritto da Adrienne Rich.

L’autrice rivendicava uno spazio per le lesbiche sia nei moti omosessuali che in quelli femministi. In entrambi esse sembravano trasparenti, senza un vero manifesto di diritti, senza una voce. Un concetto ampio, che riporta anche alla soggezione delle donne (tutte le donne) verso la società patriarcale, che impone loro comportamenti e dettami, anche in ambito sentimentale. Questa obbligatorietà rinchiude le donne in ruoli sociali decisi dagli uomini, privandole di ogni tipo di libertà.

Quando ci troviamo davanti alla teoria comphet

Potremmo vedere la teoria comphet come una vera e propria pressione sociale, che colpisce principalmente le donne. Nel concreto, è una spinta a scegliere relazioni sentimentali eterosessuali, solo per convenzioni sociali, non per volontà. Ci troviamo davanti ad una stigmatizzazione dell’omosessualità e di ogni orientamento sessuale differente dall’eterosessualità.

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Anche espressioni come “non avrei mai detto che sei lesbica/gay” rientrano nell’eterosessualità obbligatoria, così come quando qualcuno sostiene che non siete queer ma solo confus*. La convinzione di ciò che siamo negli altri è come un giudizio a cui siamo sottoposti, fin troppo frequente nella società odierna, e non solo in campo sessuale. Questo dipende dagli stereotipi e dai ruoli di genere imposti da una società arcaica, che oggi non corrisponde più alla realtà. Ognuno di noi è incanalato in una casella dove per gli altri è più facile individuarci. Infine, non dobbiamo dimenticare che la comphet è strettamente legata alla misoginia. Infatti, implica che l’identità e la sessualità delle donne venga definita dalle relazioni che hanno con gli uomini.

Le conseguenze della comphet sulle donne queer

Ciò che è grave è che molte persone ne sono vittime, senza neanche rendersene conto, o per paura di essere diversi da amici e familiari. Non è solo una questione di paura di non essere accettati, significa non accettare se stessi. Si è dunque portati a rapportarsi con persone dell’altro sesso perché lo fanno gli amici. Ci si convince che l’eterosessualità sia l’unica scelta giusta perché condizionati da ciò che abbiamo visto in famiglia, nei film, nelle serie tv.

Significa non voler iniziare una relazione con una persona dello stesso sesso solo perché ci hanno detto che è “sbagliato”, e non perché non vorremmo. E qui, dunque, come sempre, la donna è vittima del senso di colpa, si sente responsabile di qualcosa di grave, solo perché altri glielo fanno credere. Sono vittime di un sistema di oppressione psicologica che fa credere loro che essere lesbiche sia sbagliato e deviante.

Il rimedio è solo vivere i rapporti sentimentali e sessuali seguendo il proprio io e non la così detta “condotta morale giusta”. Le donne hanno lottato duramente (e lottano ancora) per ottenere ogni tipo di libertà, compresa quella sessuale. La figura maschile non deve essere il fattore cardine di questa legittimazione.

L’eterosessualità obbligatoria, dunque, non dovrebbe essere un ostacolo, Anzi è uno stimolo a lottare ancora di più per sottolineare la differenza tra ciò che viene imposto da una società eteronormativa e ciò che si è realmente. Se vi riconoscete in questo quadro, se vi sentite vittime della teoria comphet, non abbiate timore di rivolgervi ad uno specialista, ad una associazione LGBTQ+, a qualcuno che ha già attraversato la vostra situazione.

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