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Ecco quali sono i rischi dell’eccessiva condiscendenza

eccessiva condiscendenza
06-12-2022
Esistono vantaggi e svantaggi in quella che definiamo eccessiva condiscendenza. Chi è troppo permissivo rischia di crearsi intorno un ambiente eccessivamente lassista, dove ogni cosa viene lentamente lasciata al decadimento e all’abbandono?
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L’eccessiva condiscendenza, come ogni eccesso, non può essere considerato un aspetto positivo del proprio carattere. Questo non significa, naturalmente, che essere troppo permissivi sia qualcosa che dobbiamo perpetrare, né dimenticare. Prima di scegliere cosa fare con un comportamento, è necessario infatti capirlo.

La misura in cui una persona può tollerare la condiscendenza nella sua vita non è infinita. E soprattutto, non si può pensare di vivere la propria vita abbracciando questa filosofia. E uscirne vivi. Beh, nessuno esce vivo dalla vita, ma c’è modo e modo di viverla.

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Che cos’è un comportamento accondiscendente

Un comportamento accondiscendente potrebbe essere caratterizzato da una eccessiva disponibilità nei confronti degli altri, con una marcata attenzione ai bisogni altrui. Può arrivare a produrre una completa e incondizionata dedizione alle esigenze altrui, a scapito delle proprie necessità o dei propri desideri.

Se l’empatia e la capacità di connettersi con chi abbiamo vicino è importante – anzi, fondamentale – è importante che il bisogno di compiacere chi abbiamo davanti non ci soffochi come individui. Non si può pensare “che posso farci, sono nata così, mi sacrifico per gli altri, ho la sindrome della crocerossina” senza maturare una punta di autocritica. L’eccessiva condiscendenza diventa malsana quando la persona non riesce più a sottrarsi dai circoli viziosi che ha messo in piedi. Quando il sacrificio personale divora ogni aspetto della propria vita, cancellandola.

Eccessiva condiscendenza: perché si verifica?

Esistono varie motivazioni dietro a un’eccessiva condiscendenza. Si potrebbe per esempio ipotizzare che l’attenzione esagerata nei confronti dei bisogni altrui sia il frutto di un giudizio negativo che abbiamo maturato verso noi stessi. Il comportamento, in pratica, viene messo in atto per mantenere una vicinanza col partner, evitando così di essere abbandonati o rifiutati poiché si teme di apparire troppo esigenti.

In altre parole, la condiscendenza potrebbe essere un comportamento che emerge dai sensi di colpa o da una sentimento di insicurezza in sé o nel partner. Col tempo, questo comportamento diventa un meccanismo di autodifesa e può entrare nell’arsenale della manipolazione. Specialmente quando si usa la propria condiscendenza, anche quando è troppa, per ferire il nostro partner e in qualche modo “rivalersi” su di lui di quello che di cui ci ha privato fino a quel momento. È una rivincita fasulla che porta solo dolore. E verso la fine della relazione.

Non confondiamo flessibilità ed eccessiva condiscendenza

In una relazione, per farla breve, è necessario essere flessibili, e non condiscendenti. In altre parole, è necessario interrogarsi sui propri bisogni tanto quanto ci si interroga su quelli del partner. È necessario domandare a se stesse – con lo stesso zelo con cui domandiamo al partner – in che modo vogliamo vivere.

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In una relazione sana, la coppia è libera di esprimere le proprie idee e deve per quanto possibile contenere sia la paura del giudizio che quella del conflitto. Il tutto, mantenendo un occhio di riguardo per le proprie esigenze e al tempo stesso quelle del partner.

Tutte le volte che in una relazione veniamo messe davanti a una situazione di tensione, abbiamo davanti due possibilità. Possiamo decidere di essere accondiscendenti ed evitare il conflitto, oppure possiamo decidere di dire no, e sostenere l’eventuale discussione che ne verrà fuori.

Il conflitto non è la soluzione, ma un mezzo

Il conflitto è duro, è complesso, è crudele e spesso divisivo. Tuttavia, senza di esso non ci sarebbe una crescita né per noi, né per le nostre idee. Un piccolo conflitto oggi potrebbe sembrare “esagerato” o “innecessario”. E tuttavia, una volta stabilita la propria posizione con il partner, questa asperità si trasformerà in una conversazione costruttiva che andrà ad evitare liti peggiori future.

Perché quando una cosa non ci va giù, possiamo anche dire sì e ingoiare il rospo. È vero però che prima o poi tutti i rospi che abbiamo ingoiato andranno a colmare la misura, e allora non ce ne sarà più per nessuno. Molto meglio smaltire adeguatamente il pomo della discordia, da subito, senza urla né prese di posizione assolute. Attraverso il confronto.

Le conseguenze dell’accondiscendenza

Quando sei troppo condiscendente con il tuo partner, diventi una versione peggiore di te. Quando accondiscendi troppo, non crei un rapporto paritario di mutuo rispetto. Alteri gli equilibri di potere e ti poni in una condizione subalterna nei confronti del partner. In altre parole, non sei più un partecipante di pari livello alla relazione, ma sei un beneaugurante accompagnatore. Diventi suddita e non pari.

Ecco perché la condiscendenza uccide le relazioni: perché uccide te. E quando uno degli individui di una relazione viene a mancare, la coppia diventa un soliloquio, e non c’è più ragione di stare insieme.

Non troverai conferme né approvazione da una persona su cui hai esercitato la tua esagerata condiscendenza. Troverai solo frustrazione ed eterna insoddisfazione.

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