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Esiste davvero il “e vissero per sempre felici e contenti”?

esiste vissero felici e contenti
05-06-2024
Siamo cresciute tutte cullate con favole e classici che iniziavano con “c’era una volta” e terminavano con “e vissero per sempre felici e contenti” ma nella realtà esiste davvero il lieto fine a tutti i costi?
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Se i classici Disney oggi hanno cambiato il tiro, proponendo principesse che si salvano da sole e amore fraterno come temi principali non legando più tutto alla sola ricerca dell’amore, fino a qualche anno fa le cose non erano così. Fin da bambine, le favole ci raccontavano di giovani ragazze bellissime che incontravano il principe azzurro, se ne innamoravano e andavano a vivere in un castello. Niente avventure, niente obiettivi che vadano al di fuori del matrimonio… ma la società è cambiata e oggi con ideali come quello del femminismo e delle pari opportunità, le storie che vengono raccontate alle bambine sono diverse. Ma tornando al punto… esiste davvero il “e vissero per sempre felici e contenti”?

Oltre 400 anni fa Shakespeare ha terminato una sua opera scrivendo “tutto è bene quel che finisce bene”… ma siamo certi sia davvero così? È davvero giusto che ogni azione, capitolo o esperienza debba finire bene o essere catalogata come negativa? Che ne è stato di tutto quello che ci hanno detto sull’imparare dagli errori?

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Cosa si intende per lieto fine?

Se dovessimo definirlo, potremmo rappresentarlo come quel tocco di magia che trasforma una semplice storia in un’esperienza che rimane nel cuore per sempre. È quel momento in cui, nonostante le avversità, tutto si risolve per il meglio, lasciando un senso di soddisfazione e di ottimismo. È il sapore dolce dopo il caffè amaro, il sole che spunta dopo la tempesta.

O almeno, questo è quello che ci insegnano i film.

Pensiamo ai grandi classici del cinema e della letteratura, come Cenerentola o l’emozionante finale di Le Pagine della Nostra Vita, dove le vicende amorose si concludono con un bacio che promette un domani migliore.

Ma il lieto fine non riguarda solo l’amore. Pensiamo ad uno dei fenomeni del momento del colosso Netflix: Stranger Things, oltre a parlare di amicizia si focalizza sulla vittoria del bene sul male. Se provassimo a riscrivere l’idea, ad esempio vedendolo come una promessa di possibilità o persino un invito a credere che, per quanto il percorso possa sembrare impervio, esiste la possibilità di raggiungere speranza e felicità?

Il lieto fine non è uguale per tutte

Come abbiamo già detto, il concetto è evoluto nel tempo e se prima era strettamente collegato all’abito bianco, la torta, i paggetti oggi la narrazione romantica è diversa.

Il lieto fine può essere altrettanto significativo e profondo anche quando non culmina in un legame eterno; celebra momenti di crescita personale, di conquista individuale e di realizzazioni che non necessariamente coinvolgono un altro cuore.

Prendiamo ad esempio il film La La Land, dove i protagonisti, dopo aver condiviso un amore intenso e formativo, scelgono percorsi separati. Qui, il lieto fine risiede nella maturazione personale e nel successo individuale, piuttosto che nella loro unione a tutti i costi… perché amare è anche lasciare andare. (ricordate la stessa scena in Grey’s Anathomy? Quanto ci abbiamo pianto…)

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Questa conclusione riflette una realtà più ampia e variata, dove a volte, i finali più ispiratori sono quelli che celebrano le scelte difficili e i sacrifici personali che portano alla realizzazione di sé.

E se iniziassimo a riscrivere il concetto di “per sempre”?  Pensa ad esempio a valutare una storia d’amore nel darsi tutto finché si può, per poi magari decidere di prendere strade diverse. Consideriamo un lieto fine in modo diverso: non per forza come un contratto davanti all’altare, può comprendere una scelta migliore per sé, una riconciliazione con il proprio io, un nuovo inizio solitario, un addio o persino un nuovo amore.

L’impatto del lieto fine sulla neuroscienza

Non si tratta solo di emotività ma anche di scienza: diversi studi hanno esaminato il modo in cui il cervello elabora gli esiti positivi e come queste esperienze influenzano il nostro benessere psicologico.

Al centro di tutto c’è la dopamina, una sostanza che liberata nel nostro corpo lavora sul concetto di piacere e ricompensa: quando viviamo una storia d’amore felice, che per noi corrisponde ad un “lieto fine”, ci sentiamo bene rinforzando i circuiti neurali che ci spingono a cercare la stessa sensazione in modo perpetuo.  

Sembrerebbe persino avere un impatto importante legato all’elaborazione emotiva e alla memoria: motivo per cui si parla di come i bambini con un’infanzia traumatica tendano a dimenticare, mentre quelli con tanti ricordi felici abbiano una vividezza ricca di dettagli e particolari.

E se iniziassimo a vedere il “lieto fine” che coincide con un matrimonio o una relazione stabile come un punto di inizio e non di arrivo? Se provassimo a scrivere una nuova storia? Un po’ come Carrie in “Sex and the City” quando, dopo aver trovato l’amore, racconta di voler scrivere cosa succede dopo.

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