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Orientamento sessuale e coming out: che cosa significa essere velati

essere velati
26-05-2023
Per qualcuno la sessualità non è mai del tutto fonte di dubbi o incertezze, mentre per altri la consapevolezza è un percorso che richiede tempo e lavoro. Essere velati protegge dal bombardamento sociale ed emotivo della fase esplorativa

Cosa significa essere "velati"

Ci sono tantissimi motivi per cui si può decidere di rimanere velati. Questa parola, spesso sostituita con “riservato”, è l’equivalente inglese di “in the closet” o “closeted”, ovvero “che si trova nell’armadio”.

Con questi termini indichiamo tutte le persone che non riescono a considerarsi eterosessuali e che in ogni caso non hanno pubblicamente dichiarato il loro orientamento sessuale. Ci sono tanti motivi per nascondersi nell’armadio, e non tutti dipendono strettamente da una scelta volontaria del diretto interessato.

Perché rimanere velati?

Essere velato, o rimanere nell’armadio, non è una mancanza di coraggio. Per alcune persone non si tratta neanche di una scelta, ma dell’unica opzione viabile in una società diffidente e spesso ostracizzante. Se per una persona omosessuale può essere difficile, non si può neanche immaginare che cosa potrebbe attraversare un soggetto non binario o transgender nel momento in cui dovesse decidere di uscire allo scoperto.

La libera sessualità è un diritto ancora complesso e controverso, un’etichetta con valore spesso profondamente giudicante che può influenzare, anche molto, la vita. Hai capito bene: un aspetto così privato, così personale e così intimamente legato alla propria scelta è fonte di commenti, giudizi e – peggio ancora – pregiudizi.

Quante persone famose hanno scelto di non rivelare il loro orientamento sessuale per presa posizione, o per evitare che si speculasse sulla loro vita privata? Nel nostro piccolo, ognuno di noi attraversa un percorso che lo porta a esplorare la propria sessualità e prendere una posizione che, nel tempo, può benissimo cambiare.

Come sempre, purtroppo, la società è gravemente permeata dalla paura del diverso. La xenofobia non riguarda solo il colore della pelle, ma anche e soprattutto di ciò che non si riesce a capire. Chi è nato in una società patriarcale di matrice religiosa, più o meno marcata, sa quanto un orientamento sessuale non etero possa facilmente sfociare nell’etichetta: NON NORMALE. Ma che cos’è la normalità, se non l’insieme delle esperienze osservabili nella società? La parola normale è un campanello d’allarme che nessuno vuole sentir pronunciare contro di sé.

Ma di chi o cosa è la "colpa"?

Ci sono tantissimi motivi per cui le persone scelgono di rimanere velate. Di solito questi motivi riguardano la famiglia, ma anche più genericamente il contesto sociale dell’individuo. Si sceglie di non rivelare il proprio orientamento sessuale, considerato non solo diverso, ma perfino “non normale”, per evitare il giudizio (negativo) di chi può ferirci.

Chi può ferirci? I genitori in primis, ma anche i parenti, gli amici, gli insegnanti e i colleghi di lavoro. Persone che, nel bene o nel male, siamo costrette a vedere tutti i giorni o che non possiamo eliminare del tutto dalla nostra vita. O meglio, si può. Ma è un prezzo altissimo che non tutti sono disposti a pagare. Rinunciare ai propri genitori o ai propri parenti per manifestare liberamente la propria sessualità è un atto di coraggio e una presa di posizione. È anche una scelta dolorosa che alcune persone, per ora o per un tempo indeterminato, non sono disposti a compiere.

Viviamo in una società ancora troppo omofoba. Ciò che è diverso (dalla propria esperienza) fa paura e può suscitare, specialmente nei soggetti più insicuri (i più pericolosi, in pratica) ostilità aperta capace di sfociare in violenza verbale o fisica.

Rimanere velati significa vivere privatamente la propria sessualità, esprimerla liberamente con una strettissima cerchia di persone. Al tempo stesso, sottintende una mancanza di fiducia nella società che – diciamocelo – di rado accetta incondizionatamente ciò che non riesce a capire.

Famiglia, lavoro, amici

La scelta di essere velati riguarda non solo la famiglia, spesso, ma anche gli amici meno intimi e soprattutto i colleghi di lavoro. Il mondo del lavoro moderno risulta già abbastanza complesso e avvolto da incertezza senza aggiungere una componente di questo tipo all’insieme.

Qualcuno, per esempio, potrebbe sentire che il proprio orientamento sessuale potrebbe pregiudicare la sua posizione lavorativa. Si può solo immaginare cosa rischia di attraversare un insegnante omosessuale in una scuola superiore, nel contesto e nel momento sbagliato.

Tutti questi motivi per rimanere velati sottendono, in ogni caso, un profondo malessere. Del resto è comprensibile che, quando una scelta così semplice e naturale come la sessualità può causare tumulti in tutti gli aspetti principali della propria vita, si sia i primi a cercare di metterla in discussione. È difficile accettarsi quando gli altri rifiutano ciò che si è, o faticano a comprenderlo. Questa tendenza può sfociare nell’auto-negazione per il timore di essere respinti anche da quegli affetti che dovrebbero essere del tutto naturali.

Essere velati non è una patologia: è una paura tutt’altro che infondata che si basa su una società che ancora troppo acerba in questo ambito.

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