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Ci si può innamorare di un personaggio di fantasia o del protagonista di un telefilm?

ragazza innamorata di un personaggio di fantasia
Per alcuni è una mania e perfino un capriccio, per altri motivo di facile ironia. Eppure innamorarsi di un personaggio di fantasia è possibile, come dimostrano le persone fictiosessuali
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Il signor Akihiko Kondo è un uomo giapponese come tanti: ha un lavoro dignitoso, degli amici con cui trascorrere il suo tempo libero ed è persino convolato a nozze. Tutto nella norma, se non fosse per un particolare che ha fatto un certo scalpore: ha sposato Hatsune Miku, una donna che non esiste.

Un uomo o una donna possono innamorarsi davvero di un personaggio di fantasia, di qualcuno che è frutto dell'altrui immaginazione? La storia di Kondo non solo dimostra che è possibile, ma ha acceso i riflettori su un mondo in cui sono tantissime le persone che hanno già scelto come compagno o compagna di vita personaggi di anime, manga, videogiochi e persino telefilm.

È stato anche coniato un termine ben preciso per indicare questo gruppo di persone: fictiosessuali. Ma come può qualcuno innamorarsi di un personaggio di fantasia? Cosa spinge un individuo a preferire questo tipo di relazione "fittizia" a un legame reale, con una persona in carne e ossa? La questione è molto più complessa di quanto non appaia.

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Amare qualcuno che non esiste (lo abbiamo fatto tutti)

Non c'è dubbio che sentir parlare un uomo di 38 anni della propria moglie ologramma come se fosse la donna più bella e speciale della Terra, appaia un tantino strano. Eppure innamorarsi di un personaggio di fantasia, magari della nostra serie tv preferita, di un film o ancora di un videogame è un'esperienza a cui non siamo del tutto estranei.

Fate un balzo indietro nel tempo e pensateci bene. Vorreste davvero ammettere che non avete mai avuto fantasie (anche erotiche) su qualcuno che avete ammirato soltanto da uno schermo? Quasi tutti i ragazzi e le ragazze, specialmente durante l'adolescenza, vivono questi "amori immaginari" eppure tanto reali da essere emotivamente travolgenti.

Non c'è assolutamente niente di strano in tutto questo. Quando si è molto giovani (ma spesso anche da adulti) si tende a idealizzare l'amore con tutto ciò che vi ruota attorno e del resto, si sa, la distanza da qualcuno (reale o meno che sia) rende il tutto ancor più accattivante ed eccitante. Innamorarsi di un personaggio di fantasia è un po' come guardare da lontano il "frutto proibito" che incarna il nostro ideale di perfezione e tutte le qualità che, di fatto, vorremmo nel nostro partner ideale.

Cosa vuol dire essere fictiosessuali

La storia di Akihiko Kondo ci porta a un livello decisamente superiore di questo fenomeno per cui innamorarsi di un personaggio di fantasia non si limita alla "cotta" adolescenziale, ma diventa l'unico modo per concepire una relazione. Il signor Kondo è ben consapevole che la sua amata Hatzune Miku non sia reale, eppure è la donna che gli ha cambiato per sempre la vita.

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Hatsune Miku ha 16 anni, fa la cantante pop, ha lunghi capelli turchesi e grandi occhi dolci. È perfino stata in tour con Lady Gaga, oltre a essere protagonista di diversi videogames. Ma era solo una bambola dapprima, poi è diventata un ologramma che Kondo ha potuto acquistare nel 2008 grazie al Gatebox, un dispositivo (super costoso, tra l'altro) che va a ruba in Giappone, specialmente tra gli uomini soli e senza legami affettivi.

Molti utilizzano simili dispositivi per puro diletto, ma per Kondo e i fictiosessuali è lo strumento per realizzare finalmente il proprio modo di concepire l'amore e le relazioni. Perché i fictiosessuali, come usano farsi chiamare, sono una crescente comunità di persone che rivendica il proprio diritto ad innamorarsi di personaggi di fantasia, di esseri inanimati che finalmente, grazie ai progressi della tecnologia, possono diventare sempre più reali.

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Personaggi di fantasia, sentimenti reali

Probabilmente siete ancora lì a storcere il naso e non possiamo farvene una colpa. Sentir parlare di qualcuno che si innamora di un personaggio inanimato è difficile da accettare, secondo la comune convinzione che il vero amore preveda la presenza di esseri in carne ed ossa. Ma possiamo davvero darlo per scontato?

I fictiosessuali vivono costantemente nel pregiudizio della gente, di chi crede che questi innamoramenti siano soltanto il capriccio di persone disagiate. Ma è davvero semplice arrivare a conclusioni affrettate, quando qualcosa ci perplime o addirittura ci spaventa. Se vogliamo davvero comprendere questo "fenomeno" (che poi è un modo di concepire le relazioni), dovremmo scavare più a fondo.

Tornando al signor Kondo, ad esempio, leggere le sue parole pubblicate sul NYT è tanto spiazzante quanto illuminante: "Quando siamo insieme, lei mi fa sorridere". Non sono forse cose che diciamo ogni volta che ci riferiamo alla persona amata? Per lui Miku è reale perché sono reali i sentimenti che prova per lei, nonostante sappia perfettamente che non esiste.

Quando la fantasia diventa un rifugio sicuro

In Giappone c'è un'industria di proporzioni gigantesche che fornisce congegni e prodotti sempre più tecnologici e raffinati per interagire con personaggi immaginari. E molti credono che sia anche "colpa" di tutto ciò se nel tempo il mondo dei fictiosessuali abbia trovato sempre più adepti. Credono che bambole, ologrammi e dispositivi siano solo un modo per alimentare le loro "manie", riempiendosi i portafogli.

A sentir parlare Kondo e tutti gli altri fictiosessuali dichiarati, però, non è proprio così. L'amore e il sentimento, anche l'attrazione sessuale verso qualcuno che non esiste ha senza dubbio delle radici molto profonde, che in parte possiamo riscontrare nelle nostre "impossibili" cotte adolescenziali. Innamorarsi di un personaggio di fantasia, in fondo, significa provare sentimenti per qualcuno che incarna i pregi e le qualità che ricerchiamo nelle persone. Talvolta può essere un rifugio sicuro, lontano dalle nostre insicurezze e da ciò che ci fa sentire sbagliate e inadeguate.

Se il signor Kondo ha deciso di farsi portavoce per i diritti dei fictiosessuali è anche per via della storia che si porta dietro. Quella di un giovane ragazzo che veniva rifiutato dalle sue coetanee, che non vedeva mai ricambiati i propri sentimenti, che era caduto in depressione e stava rischiando di perdersi per sempre. Di un uomo che a quel punto aveva deciso di non voler più amare nessuno.

Innamorarsi di qualcuno che non esiste è la soluzione? Per alcuni lo è, nella misura in cui consente loro di vivere quei sentimenti e quelle emozioni che il mondo gli impedisce di esprimere. E forse sarebbe il caso di parlare dei fictiosessuali, senza facili battute.

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