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Perché alcune persone accusano peggio una rottura?

Perché alcune persone soffrono di più la rottura
26-09-2023
Perché alcune persone sembrano soffrire di più dopo la rottura di una relazione? Ci sono motivi ben precisi da cui possiamo imparare molto

Perché alcune persone soffrono di più una rottura

Essere lasciati o chiudere una storia d'amore non è mai una passeggiata di salute. Persino le storie più brevi e meno significative portano con sé il loro carico di sofferenza. E per quanto una relazione possa essere stata bella e averci dato tanto, per quanto possa addirrittura essere chiusa con relativa serenità, la fine di un amore reta pur sempre un trauma. Un trauma a cui però non rispondiamo tutti allo stesso modo. Ad esempio, perché alcune persone sembrano soffrire di più una rottura? Se pensi di essere una di queste persone, probabilmente ti interessa la risposta a questa domanda.

Se più volte hai avuto l'impressione che persino la rottura di una frequentazione poco definita ti buttasse giù in maniera sproporzionata sei nel posto giusto: cerchiamo di capire perché succede.

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Due modi di reagire a una rottura

Esiste un modo giusto per reagire a una rottura? Ovviamente la risposta è no. Non c'è una regola, tutto è soggettivo, ognuno reagisce a suo modo. Posto questo dobbiamo pur ammettere che quasi sempre i lasciati (ma pure quelli che lasciano a malincuore) possono essere distinti in due grandi gruppi:

  • quelli che sopravvivono
  • quelli che la prendono malissimo

Andiamo a chiarire il concetto. La differenza fondamentale tra questi due tipi di persone sta nel sentimento di fondo con cui si affronta la rottura.

Nel primo caso si sta comunque male e si soffre (è inevitabile). Magari per un periodo ci si ritrova un po' depressi e si ha poca voglia di vita sociale. Però a dominare c'è sempre l'idea di procedere, di andare avanti. A un certo punto si ricomincia a uscire, a vedere gli amici, anzi si comincia a cercare di fare cose nuove che nutrano, ci si concentra su se stessi, che non fa mai male. La consapevolezza di base è che la vita non è finita, che per ora va così, ma andrà meglio, e nel frattempo si lavora sottotraccia perché questo accada. In genere questo tipo di persona dopo qualche tempo tornerà in pista anche lato dating, concedendosi di conoscere nuovi possibili partner.

Nel secondo caso invece la reazione viene molto più drammatizzata. Anche per gli amici diventa difficile penetrare la coltre di sofferenza. La fine della relazione viene dipinta come qualcosa di tragico e senza ritorno. La storia ormai finita viene idealizzata, magari con improbabili tentativi di tornare a tutti i costi con chi ci ha lasciato. Tornare alla vita normale è complicato, figuriamoci cercare una nuova relazione. Il passo successivo può essere duplice: ritirarsi completamente dal gioco del dating per un tempo molto prolungato, oppure dichiarare continuamente nuovi innamoramenti travolgenti, che però puntualmente si rivelano un nulla di fatto.

Insomma: alcune persone accusano molto peggio la rottura. Perché succede questo?

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Idealizzazione del partner

Chi idealizza il partner tende a soffrirne maggiormente la perdita, ma l'idealizzazione è spesso sintomo di un approccio immaturo alla relazione stessa. Molte persone hanno una visione idealizzata dell'amore e delle relazioni, spesso influenzata da gli stereotipi dominanti. E così si rimane incollati a una serie di stereotipi e aspettative irrealistiche. Si tratta di pensieri consolatori ma poco ancorati alla realtà, che si appiccicano poi anche alla fase post rottura. Ed ecco che il partner continua a essere idealizzato, e la vita senza di lui ci sembra qualcosa di tremendo.

Dipendenza da stereotipi dominanti

Viviamo in una società coppia-centrica, e la narrazione dominante è ancora quella, nonostante aumentino sempre più le schiere di single e sia ormai palese che non è obbligatorio avere all'attivo matrimonio e figli per sentirsi persone realizzate. Magari non è colpa nostra, ma quel modello ci è entrato dentro, e anche senza volerlo ci siamo abituati a considerare la coppia una sorta di corazza sociale che ci renda più accettabili. Ed ecco che una volta persa quell'"uniforme" ci sentiamo più insicuri su tutta la linea. Se ci siamo abituati a pensare che avere una relazione sia una vittoria, o comunque un obiettivo da raggiungere, ecco che perdere quello status ci sembrerà un problema molto più grosso di quanto non sia davvero.

Bassa autostima

Triste verità: chi ha qualche problemino di autostima tende ad accusare il colpo molto peggio alla fine della relazione. Questo proprio perché la relazione di per sé veniva percepita come una sorta di validazione: "se sta con me, allora vuol dire che valgo qualcosa". Questo in soldoni il ragionamento di base. Viene da sé allora che "se mi lascia non valgo davvero niente". Probabilmente è successo almeno a tutti una volta nella vita, ma può essere un ottimo spunto per cominciare a lavorare sulla propria autostima. Dobbiamo cominciare a riconoscere il nostro valore in maniera autonoma, senza dipendere dagli altri. Solo in questo modo la fine di una relazione non sarà più la fine del mondo, ma solo una battuta d'arresto perfettamente superabile.

Traumi del passato non rielaborati

Se ci stiamo tormentando da mesi per una storia finita male proviamo a chiederci: per chi o cosa sto soffrendo? Siamo sicuri che il motivo della sofferenza sia proprio questo? O forse quello che è appena successo fa solo riecheggiare il dolore di traumi o lutti passati che non abbiamo mai affrontato o metabolizzato?

Di sicuro una riflessione in questo senso può essere utile, e se ci sentiamo davvero bloccati e senza una vera via d'uscita, può trattarsi di uno spunto utile per parlare con un* specialist* e affrontare una volta per tutte ciò che forse stiamo evitando da tempo.

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