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Perché continuiamo a desiderare persone che ci fanno soffrire e come smettere

persone che fanno soffrire
Amore, passione e fragilità: il fatto di desiderare persone che ci fanno soffrire non è strano, ma è sicuramente deleterio. Per questo è bene sapere come uscirne, presto e bene
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Come smettere di desiderare persone che ci fanno soffrire

Ci sembra quasi di essere anormali, ci sembra quasi d'impazzire, dunque mettiamo pure i puntini sulle i: desiderare persone che ci fanno soffrire non è strano. Non è neanche raro. E non è sicuramente uno stigma.

Tantissime persone si ritrovano nella situazione in cui, pur avendo a disposizione il meglio del meglio, continuano a sospirare su quell'unica persona che sembra restituire solo indifferenza e pesci in faccia. Non siamo solə, quindi. E questa è già una buona notizia. Ma ce n'è una ancor migliore: se ne può uscire.

Una volta riconosciuto lo schema e compreso qual è il motivo che ci spinge a desiderare proprio coloro che ci rifuggono, possiamo cominciare a lavorarci su. Con un po' di tempo, pazienza e, se serve, con un pizzico di aiuto, presto impareremo a lasciarci tutto alle spalle.

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Chi è la persona che ci fa stare male?

Prima di entrare nel dettaglio, dobbiamo riflettere su una cosa fondamentale: chi è per noi la persona che ci tratta male o ci rifiuta? Il primo passo per identificare i motivi di questo attaccamento romantico, infatti, è dipingere il nostro oggetto del desiderio.

Potrebbe, per esempio, essere qualcuno non disponibile perché già impegnato e dunque irraggiungibile. Potrebbe, altresì, essere una persona che ha un modo completamente diverso di vivere le relazioni rispetto al nostro, che pratica il poliamore o la non monogamia etica.

Ancora, potrebbe essere una persona che, all'inizio, ci ha fatto credere di provare qualcosa e che poi si è tiratə indietro, scatenando in noi un sentimento di amore non corrisposto, tanto travolgente quanto frustrante. Non solo: potrebbe anche essere un ex con cui volevamo tornare.

Ogni caso, c'è da dirlo, ha le proprie caratteristiche e segue delle linee tutte sue. L'impatto psicologico è senz'altro diverso e andrebbe esplorato in maniera approfondita. Tuttavia, ci sono tre cose che accomunano ognuno degli esempi che abbiamo elencato: le aspettative, la dipendenza da rifiuto e il valore percepito della persona irraggiungibile.

Proiezioni e aspettative

Partiamo dalle aspettative. Ognunə di noi, quando comincia a provare un interesse romantico o quando sta per lungo tempo lontanə da unə ex idealizzatə a posteriori, si cimenta nel fantasticare. Per carità, non c'è nulla di male. Però, spesso il troppo fantasticare può portarci a ritenere "normale" che la persona per cui proviamo interesse si comporti in un determinato modo.

Ciò che ne consegue è uno scontro tra la persona idealizzata e la persona reale che, magari, non prova ciò che proviamo noi o, più semplicemente, non è all'altezza di ciò che ci meritiamo. Proiettare sul partner/possibile partner/ex le nostre aspettative attiva solo un circolo di profonde delusioni, che finirà per logorarci.

A prescindere da quelle che possono essere le intenzioni di chi abbiamo di fronte, è bene ricordarci che in amore (e nella vita) non tutto corrisponde perfettamente a ciò che desideriamo. E che a questo punto abbiamo un solo dovere, ovvero quello di non accontentarci.

Se stiamo davvero soffrendo per chi desideriamo senza ricevere nulla in cambio, non dobbiamo cambiare noi: dobbiamo cambiare l'oggetto del desiderio.

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Rifiuto romantico e dipendenza

Andiamo, adesso, alla dipendenza da rifiuto romantico, perché sì, esiste. Come dimostrato da diversi studi psicologici e neuropsicologici (diversi dei quali pubblicati sul Journal of Neurophysiology) il rifiuto romantico stimola delle precise parti del cervello associate a motivazione, ricompensa, dipendenza e voglie.

In buona sostanza, una delle ragioni per cui continuiamo a desiderare chi ci fa soffrire è un complesso mix di emozioni (molto simili a quelle della dipendenza affettiva) per cui dato che la persona in questione ci rifiuta, iniziamo a sentirle il bisogno di provare a lei e solo a lei il fatto di valere, di essere all'altezza.

Un solo gesto di approvazione da quella stessa persona che mette in atto il rifiuto romantico nei nostri confronti è pari a una dose di droga. Scatena reazioni positive, travolgenti, immediate, dando un immediato senso di appagamento che, però, proprio come la droga, è effimero.

Una volta terminato, torna devastante il desiderio di dimostrare e sentirsi approvati. Un desiderio accompagnato dalla voglia straziante di trovare qualsiasi modo (regali, messaggi, complimenti, sesso) per avere un posto nella vita della persona che ci spinge via. Il circolo diventa, così, vizioso e ininterrotto.

Il valore percepito dell'oggetto del desiderio

Infine, eccoci al valore percepito della persona che ci rifiuta. Che cosa intendiamo per valore percepito? Semplice: immaginiamo che mettano in vendita qualcosa che amiamo, ma che ci sia poca, pochissima disponibilità e che costi tantissimo. Ciò che ne dedurremmo è che il suo valore è a dir poco inestimabile e il nostro desiderio aumenterebbe esponenzialmente.

Lo stesso principio, in quanto "animali", lo applichiamo alla persona non disponibile. A sostenerlo sono gli studi dell'antropologa Helen Fisher: la studiosa ha dimostrato che dal punto di vista evolutivo, per gli esseri umani rappresenta (ancora) un vantaggio accoppiarsi con il compagno più prezioso. 

Ciò significa che il nostro interesse e il nostro desiderio cresce quando qualcuno ci fa soffrire e si rende non disponibile, perché non solo viene stimolato il nostro desiderio di conquista, ma riteniamo l'oggetto del desiderio un premio che si può vincere solo dopo molta competizione.

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Nostalgia e stili d'attaccamento

Ma non è tutto qui. Se quelle elencate sono le principali ragioni per cui ci ritroviamo a desiderare persone che ci fanno soffrire, ci sono altre cose che vanno assolutamente tenute in considerazione. Come abbiamo detto all'inizio, molte cose sono relative alla persona-oggetto del desiderio. Se, per esempio, si tratta di un ex, non dobbiamo dare per scontata l'ipotesi nostalgia.

Aver trascorso molto tempo con quella specifica persona può scatenare una profonda nostalgia, una malinconica ossessione per i bei tempi andati. Anche questo fa parte delle aspettative/proiezioni irrealistiche, perché ogni essere umano è in continuo cambiamento. Il passato non è mai destinato a ripetersi: tutto si evolve. Dunque, se l'ex in questione rifiuta, respinge o ci regala solo le briciole, l'unica cosa da fare è ricordarsi che ciò che conta è il qui e ora.

Se invece applichiamo lo stesso schema a tutte le nostre relazioni, molto potrebbe dipendere dal nostro stile di attaccamento, ovvero quel sistema di comportamenti e atteggiamenti derivati dal rapporto con i genitori che, messi insieme, sono alla base del legame tra due persone.

Questione d'amor proprio

Qualunque sia la ragione e qualsiasi siano i motivi che ci spingono a desiderare persone che ci fanno soffrire, prendere atto del problema è sicuramente un primo passo. Individuare modalità e cause di queste relazioni disfunzionali ci può dire moltissimo di noi e ci può fare riflettere su una cosa importante: l'amor proprio.

Spesso, quando ci si lega e/o si cerca di entrare nelle grazie di chi non ci ama, ci si muove per cercare un amore che noi stessə crediamo di non meritare davvero. Quando veniamo rifiutate e continuiamo a inseguire chi ci rifiuta, una parte di noi potrebbe considerarlo "giusto" perché, appunto, non abbiamo abbastanza autostima per capire il nostro valore.

Guardarci dentro, capire quanto valiamo e, se necessario, andare da uno psicologo e iniziare un percorso per apprezzarci di più è sicuramente la soluzione. Ricordiamoci, infine, che chi ci ama davvero non prova alcun godimento nel farci soffrire, ma agisce solo nel nostro interesse: il resto sono solo chiacchiere. E manipolazione.

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