Ognuno ama a modo proprio e fin tanto che il sentimento unisce due persone in maniera profonda e sincera non esistono controindicazioni: il problema sorge quando si deve smettere di idealizzare il partner, perché è pericoloso nel caso in cui si presenti come una necessità.
Questa circostanza si verifica solitamente per nascondere alla nostra coscienza qualcosa che non vogliamo vedere e rifiutiamo di accettare. Ma c’è una grande differenza tra l’innamoramento e la mitizzazione dell’altr*: non si dovrebbe sconfinare nella seconda e relegarla esclusivamente alla prima parentesi del rapporto di coppia. E’ inevitabile che la fase adorativa del compagn* svanisca col tempo, e, se questo non accade, diventa indispensabile ricorrere ad alcuni accorgimenti. Il primo step è sicuramente l'autoconsapevolezza: capire che si sta idealizzando il partner.
Il mito fugace e idilliaco dell’innamoramento
Il trasporto che lega due persone è sempre molto soggettivo, condizionato da molti fattori che possono influenzarne il corso, come il nostro passato, relazioni pregresse, il contesto e la famiglia di origine ad esempio. Comunque all’inizio assumere una visione idolatrante dell’altr* caratterizza quasi tutti i rapporti, spingendo a enfatizzare qualsiasi aspetto positivo e a ridurre per difetto l’ombra delle imperfezioni.
Questa particolare condizione è legata al rilascio di sostanze chimiche e all’incremento della produzione di feniletilammina. Il neurotrasmettitore in questione amplifica il grado di eccitazione generando tachicardia, rossore e insonnia a livello fisico, mentre dal punto di vista psicologico talvolta una forma di dipendenza, perdita della propria identità e una pericolosa alternanza tra stato di euforia e depressione.
È chiaro che non sia auspicabile vivere a lungo all’interno di questo quadro emotivo, perchè finisce con l’influenzare ogni spettro della vita di una persona togliendo energie al resto. Comunemente, col tempo, il processo di idealizzazione tende ad affievolirsi per poi svanire e si inizia a conoscere il partner per le sue vesti reali.
La fase matura della conoscenza
Durante questo periodo iniziamo ad accorgerci e prendere confidenza con i difetti dell’altr*. È qui che decidiamo se accettarl* in tutte le sue sfaccettature o se serva un cambio di rotta, qualche accorgimento, un compromesso oppure si sia costrett* a chiudere la storia.
La decisione dipende solo dall’adesione delle nostre aspettative rispetto alla realtà. Se il partner infatti non corrispondesse affatto a come ce lo eravamo immaginato, il rapporto perderebbe di stimoli. Oppure invece si ritorna coi piedi per terra tracciando un nuovo percorso, diverso, di amore e stima, che non compromette la nostra individualità ma ci rende forti di consapevolezze costruttive.
L’idealizzazione come forma di difesa
Le difficoltà nascono nel momento in cui una persona, pur riconoscendo i difetti dell’altr* e non accettandoli, rimane intrappolato nella relazione. In questo caso l’idealizzazione funge inconsciamente da strumento per sfuggire a una separazione che potrebbe generare sofferenza.
Solitamente si associa questo genere di comportamento a situazioni esterne che possono condizionare la nostra capacità di giudizio sul rapporto: problemi sul lavoro, lutti o momenti di debolezza psicologica che alterano il nostro metro decisionale e portano a rimandare scelte che diversamente parrebbero doverose.
Maggiore insicurezza porta a sopravvalutare caratterialmente l’altr*, spingendoci a considerare solo gli aspetti più appaganti della relazione, che difficilmente si pensa sarebbero riscontrabili in un nuov* partner.
Le motivazioni si presentano sotto varie forme come l’inadeguatezza personale, l’incapacità di pensare che una compagnia diversa potrebbe accettarci per come siamo, e che in assenza di quell’amore non si valga nulla.
L’obiettività è compromessa e l’altr* si trasforma nella proiezione di ciò che vorremmo che fosse ma che in realtà non l* riflette affatto. Tipico atteggiamento di difesa che aiuta a limitare i danni causabili dalla delusione nei confronti di chi non corrisponde alle nostre aspettative.
La via di uscita
L’idealizzazione è la via più breve per precludersi la possibilità di creare un rapporto sano e stabile: aprire gli occhi dopo la fase iniziale dell’innamoramento costituisce il primo passo per evitare di incappare in questa trappola emotiva.
Ascoltare maggiormente noi stess* e i campanelli di allarme che il nostro sesto senso ci lancia è fondamentale. L’obiettività passa dalla conferma delle nostre sensazioni, dalla sensibilità che applichiamo al giudizio sui comportamenti dell’altr*. Molto di questa capacità e affidabilità dipende dal nostro tasso di autostima, ed è quindi determinante lavorare su di esso. Qualora non ci reputassimo nelle condizioni di farlo da sol* rivolgersi a uno specialista può senza dubbio rappresentare una scelta consapevole per costruire un rapporto equilibrato.