Sai perché il pride month cade a giugno? Te lo spieghiamo noi con una data che ha fatto la storia del movimento LGBTQ+: 28 giugno 1969. Location: New York, e in particolare il Stonewall Inn del Greenwich Village.
Quel giorno molte persone hanno scelto di dire basta all’oppressione e di ribellarsi alle continue vessazioni di una polizia che perseguitava chiunque non fosse dichiaratamente, manifestamente eterosessuale. Quel giorno non c’erano solo i gay, però: c’erano proprio tutti. E adesso che la conversazione sul tema LGBTQ+ è sufficientemente matura, possiamo davvero evitare di porre un’ulteriore etichetta a qualcosa che per sua definizione non andrebbe etichettato affatto: le identità sessuali e di genere.
Ricorda Stonewall: il pride non è solo gay
Se ognuno di noi può essere ciò che è, anche etero cis ma senza troppi proclami, lo si deve ai moti di Stonewall del 1969. Quando la polizia ha fatto irruzione allo Stonewall Inn di New York, è scoppiata una rivolta nel locale e nel vicinato. I residenti e i clienti abituali del posto si sono ribellati e hanno opposto resistenza alle persecuzioni della buoncostume, la quale ha sempre opposto persecuzioni e una strenua resistenza a tutti i cittadini americani che si identificavano come lesbiche, gay, bisessuali, trans o queer.
La rivolta ha portato a 6 giorni di proteste e scontri violenti con le forze dell’ordine fuori dal bar e presso Christopher Street dove la comunità LGBTQ+ (che ancora non si era organizzata sotto una bandiera, ma ben sapeva di voler essere libera) ha fatto capire di averne abbastanza. In quel luogo ci si è ribellati a tutti i pestaggi, a tutte le violenze subite da coloro che volevano solo esprimere la loro sessualità in maniera libera e consensuale.
Pensate: la polizia di New York si è scusata solo nel 2019 per le aggressioni perpetrate nei confronti della comunità LGBTQ+. Ed è stato per questo, e per tutto quello che è successo in quei giorni, che adesso si commemorano quegli eventi.
Se ti interessa saperne di più su Stonewall, cerca le dichiarazioni di Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, ma non solo. Ricorda anche Storme DeLaverie e tutti gli altri che a Stonewall c’erano, e si sono fatti portavoce, per anni e anni, di una battaglia che sembrava senza speranza.
L’orgoglio è intersezionale
Il pride può essere tale solo se tiene in considerazione l’intera intersezionalità di quello che rappresenta. Cosa significa? Non stiamo parlando solo dell’identità sessuale o dell’identità di genere, ma anche quello che esse rappresentano in ottica del colore della pelle, dell’etnia e delle discriminazioni che ne conseguono.
In altre parole le persone di colore, i nativi americani, i latini e anche gli asiatici americani hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione di un movimento LGBTQ+ che fosse davvero intersezionale, ovvero che tenesse conto delle differenze facendo in modo di mantenersi inclusivo.
Per arrivare a questo concetto di pride, naturalmente, ci sono voluti molti anni e il duro lavoro degli attivisti, i quali si sono battuti per eradicare il binomio etero/gay. Come forse già sai, la sessualità non è A o B, ma uno spettro entro il quale possiamo descriverci tutti con un certo margine di accuratezza.
C’è voluto del tempo perché fosse solo pride
Nel 1998 Bill Clinton, ai tempi Presidente degli Stati Uniti d’America, si è espresso sul mese dell’orgoglio chiamandolo “Gay and Lesbian Pride Month”. Ha dichiarato: Trent’anni fa in giugno, presso lo Stonewall Inn di New York, un coraggioso gruppo di cittadini ha dato battaglia alla polizia battendosi contro la repressione e la persecuzione, mettendo in moto quelli che oggi conosciamo come i moti di Stonewall e la nascita del movimento per i diritti dei gay e delle lesbiche.
Il pride è più di questo, e si rivolge non solo a chi si definisce omosessuale, ma anche a tutti gli altri. È stato il presidente Obama nel 2009 a includere ufficialmente nel pride month la comunità bisessuale e transgender, cambiando il nome dell’evento nel LGBT Pride Month.
Perché non sia un’altra festa vuota
Giugno è il mese ideale per informarsi e per acquisire consapevolezza sul tema. Non si ha paura di ciò che si è riconosciuto, ma si teme invece ciò che non si conosce abbastanza a fondo. Ebbene, affinché le celebrazioni del pride non diventino l’eco di una festa vuota e priva di significato, di una celebrazione che inizia e finisce con lo scoccare della mezzanotte, è necessario disinnescare, giorno dopo giorno, i crimini d’odio.
Questo è possibile solo attraverso l’informazione e la diffusione di letteratura e strumenti di informazione, non solo tramite la scuola, ma anche attraverso la famiglia.