Che sia stato (o che sia) un partner o qualcuno a cui siamo uniti da legami di amicizia o parentela, il manipolatore resta una persona fondamentalmente pericolosa, in grado di usare moltissime strategie per confondere la nostra mente e indirizzarci verso convinzioni errate e quasi sempre dannose.
Una di queste è la razionalizzazione, una vera e propria arte che permette alla persona che la sta sfruttando di trovare delle motivazioni legittime ad azioni che in realtà sono quantomeno discutibili: riconoscerla è fondamentale per difendersi.
Cos'è la razionalizzazione?
La razionalizzazione è un meccanismo di difesa dell'Io che porta gli esseri umani a scandagliare la propria mente e ad analizzare i fatti per trovare delle ragioni logiche e delle motivazioni sensate e plausibili a comportamenti inconsci, istintivi o scorretti. Si tratta di un tentativo di trovare dei moventi sensati a queste azioni per due motivi: giustificarsi e difendersi dal senso di colpa.
La razionalizzazione avviene sempre in due fasi. La prima fase prevede la scelta di comportarsi in un modo che susciterà sicuramente critiche o che potrebbe in qualche modo essere condannabile, mentre la seconda fase prevede la costruzione di un argomentazione valida e positiva, che fungerà poi da scudo per respingere qualsiasi tipo di conseguenza negativa.
Come la usa il manipolatore?
Il manipolatore si serve della razionalizzazione in più di un modo. Il primo, più comune e lampante, è quello di motivare gli atteggiamenti irrazionali e inaccettabili che ha compiuto, che vengono generalmente accompagnati da lunghe argomentazioni, talmente dettagliate e ben pensate da apparire inattaccabili.
Per esempio, un tradimento può essere "giustificato" da una nostra ipotetica mancanza di attenzione, mentre una bugia può essere legittimata dalla certezza dell'assenza della nostra comprensione: tutte ipotesi "logiche" e plausibili, che ci mettono in automatico dalla parte del torto.
A tal proposito, la razionalizzazione caldeggia anche uno dei comportamenti più tipici del manipolatore, ovvero quello di confonderci e farci sentire come se fossimo noi le vere carnefici. Il manipolatore, infatti, può anche razionalizzare alcuni nostri comportamenti , dandoci un suo punto di vista ben argomentato ma atto a "farci capire" come, quando e quanto abbiamo sbagliato.
Quali sono le conseguenze?
La persona che ci manipola usa la razionalizzazione in modo assolutamente consapevole, facendo leva su quelli che sono i nostri principali punti deboli. Potrebbe far leva su qualcosa che amiamo particolarmente dicendo che se si è comportato male (o se ci siamo "comportate male") è perché stiamo dando troppa attenzione a quella specifica cosa, perdendo di vista le "cose importanti".
Ancora, tenderà a usare il senso di colpa contro di noi (Come abbiamo potuto non dargli attenzione? Come abbiamo potuto giudicarlo così male?) facendoci vacillare innescando in noi il dubbio. Ricordiamoci che il manipolatore è ben consapevole dei nostri sentimenti per lui e a dispetto di quanto possiamo pensare, sa perfettamente che non abbiamo intenzione di perderlo.
Forte di questa consapevolezza, il manipolatore tenderà anche a sottolineerà la nostra inadeguatezza e le nostre presunte mancanze. Il risultato? Spossatezza, ansia, esaurimento emotivo, bassa autostima e senso di confusione, che proseguiranno fin quando non metteremo fine al circolo vizioso della relazione tossica che stiamo vivendo.
Come identificarla e come difendersi?
Una delle ragioni per cui il manipolatore è così subdolo e per cui la razionalizzazione è una strategia che, purtroppo, funziona molto bene, è che è davvero difficile essere lucidi quanto basta da identificarla. Come abbiamo già detto, essendo sentimentalmente legate al manipolatore, tenderemo sempre a dargli il beneficio del dubbio e ad ascoltare la sua voce, come se fosse attendibile.
Tutto ciò è assolutamente naturale e non occorre incolparsi se ci si rende conto di essere cadute in una trappola manipolatoria, ma ci sono delle piccole accortezze che possono effettivamente funzionare per gestire e neutralizzare il manipolatore. Innanzitutto, proviamo a dedicarci del tempo libero lontane da lui e a fare introspezione: nonostante ciò che dice appaia davvero motivato, cos'è che ci risuona dentro? Siamo davvero convinte di ciò che dice?
Se la risposta è no, iniziamo gradualmente a prendere le distanze e a non scartare a priori l'idea di blandi conflitti, allenando l'assertività: cerchiamo sempre il dialogo e non diamo per buone le sue logiche, interagiamo e non limitiamoci ad annuire o ad accettare passivamente il suo punto di vista. Sì, è sicuramente un cammino che fa paura e che può essere complicato, ma è l'unico modo per non farci ingannare.
Cosa fare se qualcuno ti manipola?
Purtroppo non esiste una sola risposta a questa domanda. Bisognerebbe, per esempio, capire con che tipo di manipolatore abbiamo a che fare: è un manipolatore passivo-aggressivo, un manipolatore affettivo o un un manipolatore-adulatore o un altro tipo di manipolatore?
Poi, occorrerebbe capire che cosa vi lega e se a stringervi a lui è una dipendenza affettiva: insomma, le variabili sono davvero tante. Una buona soluzione, comune a tutti i casi, sarebbe comunque quella di seguire un percorso di psicoterapia. Il terapeuta, oltre a rispondere alle nostre esigenze su misura, saprà darci le armi giuste. Uscirne si può: tenete duro.