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Odiare e amare una persona nello stesso momento è possibile (e se ne può uscire)

coppia in relazione di amore e odio
Amare e odiare la stessa persona, avere voglia di averla vicina e contemporaneamente desiderare di mandarla via: è possibile? Certo che sì. La relazione di amore e odio esiste. Ma non è (quasi) mai niente di buono

Tenerezza, stanchezza. Eccitazione, noia. E ancora, voglia di abbracciare, voglia di scacciare via: una relazione di amore e odio è una montagna russa, un continuo oscillare tra sensazioni contrastanti che travolgono e sopraffanno, in un turbinare di incertezze e speranze.

La maggior parte di queste oscillazioni è data dal fatto che non tutti ammettono che si possa amare e al contempo odiare la persona che si ha accanto. Per una questione prettamente culturale, siamo portate a credere che i due opposti non possano coesistere e debbano necessariamente escludersi a vicenda. Questa, però, è una convinzione errata: cerchiamo di capire perché.

Amore e odio: due facce della stessa medaglia

Sentimenti estremi, emozioni contrapposte, bianco e nero. Eppure amore e odio non sono distanti quanto si crede: parlando in termini estremamente approssimativi e spiccioli, entrambi i sentimenti attivano le stesse aree cerebrali, seppur in modo ovviamente differente.

Ancora, entrambi i sentimenti, agendo su quelle specifiche aree del cervello, possono portare a compiere gesti irrazionali, a fare affermazioni eclatanti e/o a prendere decisioni impulsive, dettate da un momento di passione o di aggressività.

Provare entrambe le cose per una stessa persona non è raro come si crede e a dirla tutta, la definizione corretta per una relazione di amore e odio esiste: possiamo chiamarla ambivalenza emotiva. E può, ovviamente, stordire chi la prova.

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Ambivalenza emotiva: cause e radici psicologiche

L'ambivalenza emotiva ha delle radici psicologiche profonde. Il nucleo di questo tipo di relazione si ritrova in una prima infanzia generalmente contrassegnata da relazioni volatili, dalla mancanza di certezze, dalla presenza di conflitti con una o entrambe le figure genitoriali e/o dalla loro assenza (spesso si parla di attaccamento evitante).

Può anche avere a che fare con le risposte di diversi stati dell'Io, che reagiscono in maniera contrastante alle emozioni, o con la presenza di conflitti egoistici (intesi come motivazione di ogni azione) nei confronti della persona che si ama. Ancora, è attribuibile a una scarsa autostima e a una profonda mancanza di fiducia.

Le convinzioni errate di una relazione di amore e odio

Chi si ritrova in una relazione di amore e odio, dunque, segue uno schema dovuto a un passato che si ripercuote sul presente. Di fatto, le persone legate in questo modo portano avanti un rapporto disfunzionale che vede nel conflitto un modo per quantificare l'interesse della persona amata-odiata.

Si vive un'altalena emotiva piuttosto dolorosa: da una parte ci si avvicina, ci si esalta e si vive una passione profonda. Dall'altra ci si allontana, ci si sfida, ci si distacca e ci si provoca solo per sperimentare un nuovo e più intenso avvicinamento, che viene idealizzato perché in grado di "superare" il momento di dolore.

Il problema più grande di questo tipo di rapporto è che in uno o in entrambi i partner è radicata la convinzione che dolore e tensione siano legati all'amore. In sostanza, uno o entrambi gli amanti ritengono che sia giusto trattare-essere trattati male, che questo tipo di interazione sia la norma e che non esistano altre possibilità.

Sono le esperienze passate, come dicevamo prima, o la scarsa autostima a far in modo che si diano per buoni questi assunti. Il risultato, alla lunga, è sfiancante e può sfociare in seri problemi di ansia, stress e patologie correlate, più serie e più difficili da affrontare.

Dipendere dagli estremi

Oltre alle convinzioni errate, una relazione di odio e amore si distingue per la dipendenza dagli estremi. Cosa significa? Che la coppia impelagata in questo tipo di rapporto non si troverà mai a suo agio in una situazione di quiete o di allontanamento. Non ci sono vie di mezzo.

Si attraversano, dunque, fasi di forte idealizzazione ed esaltazione del partner, che diventa epicentro dell'esistenza e motore delle giornate, e fasi di insofferenza. Entrambe le fasi sono caratterizzate da reazioni emotive forti, da vere e proprie scariche di sentimenti e sensazioni che, un po' come le droghe, tendono a dare dipendenza.

In più, come per tutte le dipendenze, non c'è un'analisi obiettiva: il momento di idillio sembrerà sempre e comunque più luminoso e brillante e ciò che è derivato dalla fase di odio sembrerà sempre "valere la pensa", attivando un circolo vizioso difficile da interrompere.

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Rompere il circolo vizioso

Dicevamo, un circolo vizioso difficile da interrompere ma attenzione, non impossibile. Rendersi conto della situazione è sicuramente il primo passo: la presa di coscienza è la spinta motrice per muoversi verso una safe zone e analizzare tutto con occhio critico.

Realizzare di essere in una relazione di amore e odio non significa necessariamente chiuderla o farla terminare. Se entrambi i partner comprendono la situazione (cosa che può avvenire in maniera più accurata facendo terapia di coppia) possono in effetti riconoscere il loro ruolo e le loro "colpe" nelle fasi d'odio e cominciare a introdurre cambiamenti e variazioni sia nell'innesco che nella risposta ai conflitti.

Se la presa di coscienza, invece, è unilaterale, occorre fare delle considerazioni più attente sul proprio futuro. Bisogna, in sostanza, cambiare prospettiva e chiedersi cos'è che conduce al voler permanere in questo ciclo tossico e indesiderabile.

Amarsi e stabilire dei limiti

Per cambiare prospettiva occorre fare una cosa che dovrebbe essere fondamentale ma che risulta spesso difficilissima: amarsi. Molte persone coinvolte in una relazione di amore e odio tendono a sentirsi indegne d'amore o tendono a considerarsi difettose, scadenti. È terribile da leggere ed è ancor più terribile da provare.

Relazioni di amore-odio, caotiche e non lineari, tendono spesso a rafforzare queste convinzioni. Portano ad accontentarsi o a credere che non si possa meritare più di questo, cosa che aumenta i pensieri negativi e ipercritici. Il punto di partenza da cui muoversi per dare una giusta direzione al rapporto (e alla propria vita) è guardarci dentro e trovare ciò che riteniamo unico e apprezzabile.

Qualora, per qualche ragione, non dovessimo trovare nulla, fermiamoci e facciamoci aiutare: nessuno è privo di pregi e di lati positivi. E se non vediamo i nostri significa che è arrivato davvero il momento di tenderci una mano e iniziare un percorso di gentilezza nei nostri riguardi.

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