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Che cos’è la sindrome del coinquilino e perché a volte è la tomba dell’amore?

sindrome del coinquilino
07-05-2024
Si può parlare di sindrome del coinquilino nel momento in cui l’amore si trasforma in un’abitudine e lentamente, così com’è nato, si trasforma di semplice convivenza tra due persone che si conoscono, sono amiche, ma niente di più

Hai mai sentito parlare della sindrome del coinquilino? Forse non ti è ancora capitato o forse è un momento della vita che stai attraversando proprio in questo momento: quella sensazione, non del tutto piacevole, per cui tu e il tuo partner siete diventati come fratello e sorella.

Due persone che, insomma, convivono sotto lo stesso tetto, sono legate da affetto reciproco, e magari anche rispetto, ma niente di più. L’amore, insomma, non fa più parte dello schema generale del vostro rapporto. E piano piano diventa solo abitudine.

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Quando l’amore finisce

Non sempre l’amore finisce con un nuovo incontro, da un giorno all’altro, come un fulmine a ciel sereno. Ogni tanto l’amore finisce senza che nessuno all’interno della coppia se ne renda conto. A volte ci vogliono anni prima che due persone con la sindrome del coinquilino si accorgano di quello che sta accadendo loro.

La sindrome del coinquilino non è qualcosa che si manifesta da un giorno all’altro, ma è un cambiamento lento e inesorabile all’interno delle dinamiche della relazione. In generale non è innescato da un evento particolare, quanto più da un insieme di cose, comportamenti e modi di fare che non riescono più a inserirsi nelle dinamiche di una storia d’amore.

I sintomi della sindrome del coinquilino

Quando il tempo passa e le persone cambiano, possono cambiare anche i delicati equilibri all’interno di una relazione. La vita arriva, passa e non chiede permesso: accadono cose, perdiamo persone importanti, il lavoro e in generale le esperienze ci insegnano a essere persone diverse. Impariamo a desiderare qualcosa di diverso per noi stessi.

E cosa succede, alla fine? Alla fine succede qualcosa di molto particolare: due persone non smettono semplicemente di amarsi, ma si allontanano in modo così lento e così impercettibile, giorno dopo giorno, che si fa fatica a rendersi conto di quello che sta accadendo davvero.

Più vulnerabili alla sindrome del coinquilino sono le storie che vanno avanti da tanto tempo, dai 10 a 20 anni, ma non c’è una regola precisa. Le differenze che prima davano spessore e rilievo, o magari accendevano la passione, diventano fonte di fastidio (spengi il cervello per non ascoltarlo?) o completo disinteresse, poiché cominciano a fare parte di un’abitudine che nel tempo si consolida, e alla fine si dà per scontata.

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A un certo punto, poi, finisce la passione. L’assenza di intimità sessuale, dovuta non tanto a una mancanza di libido, ma a una perdita dell’appetito sessuale nei confronti del partner. Non è una questione di “non mi piace più”, ma è proprio una cambiamento, talvolta così lento che nessuno lo nota, nell’approccio al partner, il quale diventa più simile a un amico o, nel peggiore dei casi, a un coinquilino.

Quando ci si accorge di avere accanto una persona con cui si condividono giusto le bollette e il divano la sera, molto spesso è troppo tardi.

L’amore e l’abitudine sono due cose diverse

Il punto della sindrome del coinquilino è che si tratta di un fenomeno silenzioso e inesorabile. Quando l’attrazione sessuale cala, e la convivenza si trasforma in un’abitudine, diventa tutto piatto e insipido.

Questa sindrome è infatti caratterizzata dall’inazione, dallo stallo e dall’incapacità dei partner di prendere iniziativa e chiuderla una volta per tutte. Ci sono tanti motivi: alla fine l’abitudine non è così male, e poi si comincia un po’ a invecchiare. Ancora più complessa la questione se in ballo ci sono dei bambini.

C’è una caratteristica che contraddistingue questa sindrome in maniera inconfutabile: i partner non litigano. Non c’è conflitto, non ci sono divergenze su come andrebbe gestito il futuro. Se ci sono, manca completamente l’interesse nel comunicarle all’altro.

Niente di quello che viene fatto insieme è visto come un traguardo, ma semplicemente un’azione compiuta nel nome del senso del dovere.

Lasciare qualcuno dopo tanto tempo

Non lo ami più, forse, ma hai condiviso con questa persona così tanti anni della tua vita, che a questo punto troncare ti sembra impensabile. La passione è scomparsa da un pezzo, ma forse si può vivere senza fare sesso?

Ogni coppia è fatta a modo suo, ma è indubbio che, nel momento in cui ci si accorge di aver contratto la sindrome dell’inquilino, è fondamentale parlarne con il partner. A questo punto sei tu, insieme a questa persona, a decidere. È troppo tardi? La relazione si può salvare?

Se la storia può essere salvata, è di vitale importanza che la coppia scelga consapevolmente di entrare in un percorso di terapia, insieme e in via separata, così da poter affrontare al meglio le sfide che riserverà il futuro. Anche dopo la terapia, la relazione potrebbe comunque non sopravvivere. Ma almeno ci avete provato.

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