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Ecco cosa c’è davvero dietro la sindrome della crocerossina

sindrome della crocerossina
24-07-2023
Ti sei innamorata di lui o dell’idea che ti sei fatta di lui? Quest’idea potrebbe essere influenzata da progetti che hai fatto per qualcuno che non sei tu, e che forse ti portano a pensare che il tuo intervento potrebbe salvare qualcuno
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Possiamo affermare che la sindrome della crocerossina, anche nota come Sindrome di Wendy, è una forma indiretta di dipendenza. Quando ci si mette in testa di avere davanti un partner che amiamo perché possiamo cambiarlo, stiamo commettendo un errore fondamentale.

Chi ne soffre prova una profonda gratificazione a sacrificarsi per il partner, trovando piacere nel rimuovere o abnegarsi per dare più spazio al compagno di vita. La crocerossina si ritiene indispensabile e soprattutto sente di avere una missione: salvare chi ha accanto. Ma non è che così facendo, forse, sta solo cercando di salvare se stessa dalla paura per ciò che la circonda?

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Che cos’è la sindrome della crocerossina

Ne abbiamo sentito parlare spesso e, più di frequente, la decliniamo al femminile. Il motivo è che ne soffrono più spesso le donne, e da qui il suo nome. Ciò detto, però, anche molti uomini rientrano appieno in questa definizione.

La crocerossina è una persona che tende a scegliere ostinatamente dei partner difficili, i quali di solito arrivano portando con loro una dote di problemi. Persone che non hanno superato alcune fasi della loro vita, alcuni eterni Peter Pan (da qui il nome di sindrome di Wendy), compagni immaturi. Si tratta di donne e uomini attratti dal partner che soffre, e che in qualche modo si percepisce in difficoltà o comunque bisognoso di aiuto e miglioramento.

Una crocerossina non si sceglie solo il partner difficile: ha di solito anche un piano su come fare per apportare i necessari cambiamenti. I giusti piani per salvarlo. Andando contro ad ogni insegnamento, per cui ognuno deve salvarsi da solo, la crocerossina vede nel suo compagno facili soluzioni che non sarebbero mai e poi mai applicabili a se stesso.

Dall’altra parte, una persona che soffre di questa sindrome, molto spesso tende a focalizzarsi sui problemi degli altri poiché è molto più facile risolvere quelli, e non i propri. I problemi personali sono spinosi, difficili, ci costringono a esaminarci con severità. I problemi degli altri si risolvono con il giudizio sommario e un piano che, dall’esterno, sembra facilissimo da applicare.

Come capire se sei una crocerossina

Sebbene Florence Nightigale ci guardi dall’alto da un bel pezzo, la crocerossina in termini puramente relazionali esiste eccome. È quella persona che antepone i problemi dell’altro ai suoi, e per il bene della relazione (quale relazione?) è disposta ad accettare ogni tipo di violenza. Se di solito sei disposta ad accettare e perdonare anche cose inaccettabili in una relazione come gelosia, freddezza, distacco, instabilità, tradimenti, dubbi e perfino i maltrattamenti, probabilmente sei una crocerossina. E attenzione, non è mai una cosa di cui vantarsi e tantomeno una qualità. Piuttosto accettare tutto questo parla più di come viviamo anche l'amor proprio e il rispetto per se stessi.

Se la priorità è mettere a punto un piano per guarire il partner, verrà da sé che nascerà la necessità di mettere davanti le esigenze dell’altro, accettando che abbia sempre ragione nei conflitti per non intaccare il suo ego o scatenare reazioni.

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Potrebbe sembrare una donna determinata e matura, ma di solito la crocerossina è una persona vulnerabile, insicura e che ha troppa paura di guardarsi dentro per poter davvero aiutare chi ha accanto. Un vecchio adagio dice che si può amare gli altri solo quando si impara ad amare se stessi: la crocerossina ritiene non sia vero, e che solo gli altri possano darci le esatte misure dell’amore.

Le crocerossine hanno spesso un’idea sbagliata dell’amore. La sindrome della crocerossina, dunque, è uno spirito di sacrificio e sofferenza, una missione da compiere, e non l’accesso felice a una relazione a cui entrambi apportano il loro contributo. L’obiettivo finale della crocerossina è quello di salvare il proprio compagno, ma tragicamente dimentica di "salvare" se stess*.

Perché si soffre della sindrome della crocerossina?

Molto spesso le cause dietro questa sindrome non sono da ricercare nei problemi dei partner, ma in quelli che ci si porta dentro. Si diventa Wendy soprattutto per se stessi, per darsi una forma di valore e importanza. Quando non si riesce a riconoscere il proprio valore indipendentemente da tutto, molto spesso lo si va a cercare nelle azioni che si compiono per gli altri.

Si usa la cura per gli altri per potersi piacere di più, per giustificare la propria esistenza a questo mondo nel peggiore dei casi. Insomma: senza gli altri, una crocerossina non è in grado di misurare il suo valore. Ed è una forma di dipendenza, per quanto indiretta, molto seria e molto grave.

C’è da dire che, con un po’ di lavoro (a dire la verità, parecchio) se ne può uscire. Prendere atto di soffrirne è il primo passo da compiere verso la guarigione, che potrebbe non essere lineare come quella che ci si immagina per i propri accuditi.

Il passo fondamentale per uscirne? Coltivare la propria autostima attraverso un’importante percorso di consapevolezza di sé. Imparare a conoscersi, accettarsi e rispettarsi per quelle che si è, da sole o con l’aiuto di un professionista, può guidarci verso un miglior rapporto con se stesse, ma anche verso relazioni più ricche e felici.

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