Mai sentito parlare di single shaming? Forse non sai cosa significa questo termine, ma di certo hai vissuto la sensazione di fastidio, inadeguatezza e tristezza che si prova nell’essere giudicati per…il semplice motivo di essere single.
Come sempre in questi casi sul banco degli imputati potremmo mettere gli standard di riferimento che governano la nostra società, anche se si tratta di leggi non scritte. Come per altri fenomeni come il body shaming o il fat shaming, ma anche lo slut shaming, siamo di fronte a persone che si sentono in diritto di additare o criticare qualcun altro semplicemente perché non aderisce a un certo modello di riferimento.
In questo caso si parla di relazioni: nella visione patriarcale della società una persona (soprattutto se donna) ha meno valore se non è in una relazione. Ovviamente nella realtà non è così, ma questo non impedisce ad alcune persone di fare pressioni o fastidiose battutine in questo senso.
VEDI ANCHE LifestyleCi sono single volontari e involontari: qual è la differenza secondo la scienzaSingle shaming: essere single è una “colpa”?
Ce lo insegnava Bridget Jones – costretta a subire le interminabili cene e serate con gli amici in coppia – il single shaming esiste ed è piuttosto fastidioso! Perché nonostante i tempi siano cambiati per tanti essere single è ancora sinonimo di “sfortunata”. Una visione arcaica che non prende in considerazione un fattore essenziale: il nostro valore non è determinato dall’essere o meno in una relazione.
Il tuo status sentimentale non dice niente su di te, per questo non devi consentire a nessuno di farti sentire strana o sbagliata solamente perché sei single. Si tratta di un principio fondamentale che, purtroppo, spesso capita di dimenticare. E quel senso di disagio, che sfocia persino nella vergogna, è proprio la causa del single shaming.
Cos’è il single shaming
Letteralmente “single shaming” significa “far vergognare qualcuno di essere single”. Una sensazione che viene attivata dal modo in cui il mondo circostante si rapporta a noi. Non deriva dunque dal tuo vissuto, ma è una reazione che viene scatenata da bugie e pregiudizi.
Nasce dal pensiero che l’assenza di un partner, soprattutto superati i trent’anni, sia una sorta di “colpa”. Colpisce soprattutto le donne che spesso vengono accusate – velatamente o meno – di non essere in coppia perché c’è qualcosa di sbagliato in loro. L’errore? Considerare l’essere single come una sorta di parentesi fra una love story e l’altra.
Nasce dalla presunzione – sbagliata – che ci si senta incompleti senza qualcuno accanto. Per questo si ricerca una relazione a tutti i costi, incappando spesso in delusioni. Ma è davvero così? In realtà essere single – come ben sappiamo – non è una condizione negativa. Al contrario, ha tantissimi lati positivi e tutti dovrebbero sperimentare la singletudine per crescere e maturare.
C’è chi dopo essere stato single si innamora e inizia una relazione e chi invece afferma di stare bene così. Ma la questione è un’altra: dietro il single shaming c’è l’arroganza delle persone che sentono di avere il diritto di giudicare l’esistenza degli altri.
Le cause del single shaming
Essere single vuol dire avere una storia d’amore…con se stessi. Si scoprono hobbies, si coltivano le amicizie, ci si dedica alle proprie passioni e si spende tempo in tante attività piacevoli, ma senza ambire per forza a una relazione. Questo perché un partner non è indispensabile per essere felici. Al contrario, essere single permette di concentrarsi su se stessi e migliorare molto di più di quanto si farebbe in coppia.
Peccato che per tanti l’idea che una persona decida, di propria volontà, di essere single e non in un legame, è impensabile. Il presupposto da cui si parte è semplice, ma decisamente distorto: la coppia è più felice, mentre chi è single sarà sempre triste. Quindi se non hai un partner o sei una persona problematica oppure molto più volgarmente uno sfigato.
Da qui partono battutine, frasi fuori luogo o frecciatine da parte di parenti o colleghi. Come se per ottenere l’accettazione sociale fosse fondamentale essere in coppia e i single deviassero da questa idea di “normalità”. Per quanto sembri assurdo è qualcosa che tutte abbiamo sperimentato, sentendoci insicure, fragili e inadeguate solo perché, superate i trenta, non avevamo trovato una persona per noi.
Come sconfiggerlo
Come sconfiggere il single shaming e sentirti davvero libera? Per prima cosa è essenziale partire dalla base ed eliminare un mito: single non è sano, la coppia sì. Un’assurdità perché avere una relazione non dovrebbe in alcun modo essere un particolare status sociale a cui ambire.
La vera felicità deriva da scelte che ci fanno sentire appagate e che ci nutrono dal punto di vista emotivo. Pensa a quante persone si sentono incastrate in relazioni infelici, ma non hanno il coraggio di sfuggire alla routine. A quante coppie di amici hai visto litigare o lamentarsi, agognando la tua libertà.
Come neutralizzare il single shaming
Ora che hai capito che essere single non è una colpa, tira fuori il tuo superpotere e impara a contrastare il single shaming nel modo giusto.
Non giustificarti
La zia di turno ti ha già fatto notare che hai trentacinque anni e nessun marito al seguito? Chiediti se hai davvero bisogno di spiegarle le tue scelte di vita. In fondo è lei quella che sbaglia, non tu. Se proprio non riesci a non rispondere usa l’ironia e se ti senti abbastanza pungente fai qualche domanda sul rapporto di coppia degli altri: ci sarà da ridere!
Passa oltre
Quelle domande indiscrete e le affermazioni sgradite ti fanno innervosire? Fai un bel respiro e passa oltre. Replica in modo gentile e intelligente, deviando la conversazione su un altro argomento. Potresti capovolgere il dialogo, per esempio parlando della tua ultima strepitosa vacanza da single o della tua carriera in ascesa, mettendo in luce quello che ti rende forte e felice. Contrattaccare vorrebbe dire mettersi sulla difensiva, così invece detronizzerai il single shaming!