Fin da piccoli ci hanno sempre insegnato che il mondo è bello perché è vario, ma fin da piccoli abbiamo capito che lo stesso mondo di cui sopra, non si sa bene per quale motivo, ha bisogno di definizioni, caselle preconfezionate in cui impacchettare l'esistente. E la skoliosessualità ne è una dimostrazione.
Soprattutto in materia di identità di genere, si sprecano ormai definizioni e preconcetti. Cerchiamo quindi di capire cosa implica la skoliosessualità e perché, alle soglie del 2022, dovremmo finalmente andare oltre la forma e guardare alla sostanza.
Come nasce la skoliosessualità
Partendo dal presupposto che l'orientamento sessuale di un individuo dovrebbe riguardare solo quest'ultimo, il nostro vocabolario è sempre più ricco di termini volti a definire l'intimità di ognuno. E il refresh della situazione è in continua evoluzione. Fonte principale? La rete ovviamente. Senza nessuna credenziale, ma sempre pronta a giudicare.
Apparso per la prima volta nel 2010 su un forum nel web, il termine skoliosessualità era stato adoperato da un utente all'interno di un diagramma nel tentativo di spiegare tutte le varie tipologie di attrazione sessuale che un individuo può sperimentare.
Ancora oggi non vi è una definizione precisa di cosa significhi essere skoliosessuali, ma quella più accreditata sembra identificare l'attrazione per chi si identifica in un genere non binario.
E, nel tentativo di toglierci qualche dubbio, chiariamo il significato di alcuni termini: per genere binario si intende la tradizionale distinzione tra maschi e femmine. Si potrebbe quindi identificare come skoliosessuale chi è sessualmente attratto da individui transgender o comunque genderqueer, ossia di genere non binario.
Le accezioni con cui il termine viene utilizzato sono però molteplici, e ne manca una universalmente riconosciuta che metta d'accordo tutti. La definizione di skoliosessualità ha infatti tante varianti quanti sono gli atteggiamenti di ognuno nei confronti dell'identità di genere e del sesso.
Etimologia della parola
La parola skoliosessualità deriva dal greco, lingua in cui "skolio" significa storto o curvo. Cosa che, prevedibilmente, crea qualche disagio. Stephanie Buehler, terapista sessuale fondatrice del Buehler Institute, ha infatti confermato che etichettare le persone transgender e di genere non binario in tal senso, significa stigmatizzare negativamente determinate categorie di soggetti, che peraltro sono già oggetto di discriminazione.
Alcuni propongono infatti come termini alternativi vocaboli (quali ceterosessualità o allotroposessualità) in cui la radice semantica ha una derivazione diversa, e anziché far riferimento al concetto di "storto", predilige come attributo "altro".
L'aggettivo "storto" denota inevitabilmente delle connotazioni indice di una certa ostilità verso le categorie cui sono riferite. Ma non solo. Se infatti la creazione della definizione di skoliosessualità mirava ad obiettivi di inclusione e non discriminazione, come spesso accade in questi casi, i fini vengono, appunto, distorti e si traducono esattamente nelle situazioni che si volevano evitare.
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Proprio a causa delle possibili "storture" del termine, l'opinione prevalente all'interno della comunità LGBTQ è tutt'altro che positiva. Anzi, la maggior parte si batte per la totale rimozione del termine non solo dal vocabolario ma anche dal linguaggio comune.
Innanzitutto infatti, all'interno della comunità LGBTQ, si avverte quasi come se la skoliosessualità implicasse un'ambiguità di fondo, tale da feticizzare le persone trans e genderqueer, senza peraltro tener conto delle molteplici identità sessuali che le caratterizzano.
Il gruppo che maggiormente si identifica con questa definizione è infatti quello dei trans attratti dai trans. La maggioranza fa invece fatica a riconoscersi in un ambito considerato davvero troppo ristretto e decisamente ascrivibile.
Ben lontani quindi dall'emancipazione culturale che il termine si proponeva di avere, la skoliosessualità viene piuttosto percepita dai diretti interessati come l'ennesimo tentativo, mal riuscito, di definire una realtà che anziché essere spiegata chiede in realtà solo di essere accettata.
Perché andare oltre la skoliosessualità
Giungere ad una conclusione definitiva su cosa sia precisamente la skoliosessualità sembra quindi impossibile. E forse il punto è proprio questo.
Se infatti consapevolezza culturale significa riconoscere e accettare culture diverse in quanto tali, il medesimo comportamento si dovrebbe tenere riguardo agli orientamenti sessuali e all'identità di genere.
A prescindere da una definizione o da una legge, sembra che attribuire dignità e riconoscimento a qualcosa o a qualcuno significhi inevitabilmente fissarne le qualità essenziali attraverso una locuzione linguistica, il più precisa possibile.
E nonostante la vita insegni a guardare oltre, si sprecano a riguardo critiche e parole. Forse perché nessuno è perfetto, o probabilmente perché viene semplicemente più comodo conformarsi a qualcosa che è già stabilito.
Per fortuna però l'attrazione è una questione gender non conforming, e probabilmente l'uso e il disuso di termini come skoliosessualità significano proprio questo: sii chi vuoi essere, e non curarti del resto.
Legittimare sé stessi o essere legittimati a seguire le proprie inclinazioni attraverso manuali d'istruzioni redatti da qualcun altro è infatti decisamente riduttivo, almeno quanto dare un nome ad un genere o far dipendere il proprio orgoglio da una bandiera. Per riconoscersi a volte basta infatti guardarsi allo specchio e dirsi: Be open. Be proud. Be yourself.