Il Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato a Maria Ressa e Dmitry Muratov, due giornalisti che si sono distinti per il loro coraggio e la forza della verità, a ogni costo. Ad annunciare la scelta è stato Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato per il Nobel norvegese. Maria e Dmitry hanno superato gli altri candidati – oltre trecento – ottenendo il riconoscimento per il loro grande impegno nel “salvaguardare la libertà di parola, una condizione fondamentale per la democrazia e la pace”.
La lotta di Maria Ressa
“Nemici del popolo”, “Spie”: sono questi alcuni degli epiteti che vengono utilizzati per definire i giornalisti da parte di Rodrigo Duterte, presidente delle Filippine che, ormai da diversi anni, ha iniziato una dura lotta alla libertà di stampa. “Solo perché siete giornalisti, non siete esentati dall’essere assassinati”, ha dichiarato tempo fa Duterte. Ma Maria Ressa, 58 anni e un’energia inesauribile, non si è mai fermata nonostante le minacce e la paura, realizzando inchieste che hanno fatto tremare il Governo.
Gli arresti e la paura
La sua lotta per un’informazione vera e libera dura ormai da anni, durante i quali Maria, che ha fondato il sito di notizie Rappler, ha ricevuto minacce, accuse e denunce, finendo più volte in carcere. La sua unica colpa? Aver scritto riguardo la corruzione e la violenza che serpeggiano nel Governo filippino, smascherando bugie e abusi da sempre nascosti. Nominata nel 2018 persona dell’anno dal Time, Ressa è una dissidente cocciuta, che non ha paura di dire ciò che pensa e che è pronta a combattere per ciò in cui crede. Minuta, con occhiali senza la montatura e capelli corti, non risparmia sorrisi, ma è anche una donna che ha affrontato arresti e detenzioni, divenendo un simbolo della lotta per la verità. "La libertà di stampa è il fondamento di ogni singolo diritto che avete come cittadini", ha detto.
Nata nelle Filippine, Maria ha la cittadinanza americana. Quando aveva solo nove anni si è trasferita negli Stati Uniti e in seguito si è laureata a Princeton in letteratura inglese. Nel 1987 è tornata a vivere a Manila, lavorando come corrispondente per la CNN. In seguito ha diretto la sezione Notizie di ABS-CNBN, canale televisivo filippino. La svolta è arrivata nel 2012 quando ha fondato insieme a tre giornaliste Rappler, un sito web libero che, da subito, è divenuto il nemico numero uno del Governo.
Le indagini di Maria Ressa sulla violenza del Governo filippino
Nella sua lunga carriera Maria Ressa è stata sempre al centro di indagini tanto pericolose quanto importanti. Dopo l’11 settembre ha scoperto un legame fra le reti terroristiche islamiche e i cambiamenti politici nelle Filippine. L’ascesa di Duterte ha segnato l’inizio di una battaglia non solo per mettere in luce la disinformazione operata dai sostenitori del presidente per, ma anche per raccontare i metodi violenti del Governo, che ha dato il via a una campagna di soprusi, nascosti sotto la propaganda di una "lotta alla droga". Tutto ciò ha portato alla morte di oltre 12 mila filippini. Le forze di polizia infatti operano nell’impunità, giustiziando sommariamente le persone e mettendo a tacere chi viene inserito nelle “liste di sorvegliati”. Si tratta di elenchi di persone che vengono redatti fuori da ogni procedura giudiziaria e che spesso sono legati solamente alla vendetta. "È davvero pericoloso essere una giornalista in questo momento – ha spiegato al TIME -. Ma la nostra missione è più importante che mai. Dobbiamo difendere la libertà di stampa o la perdita sarà enorme".
Il Nobel per la Pace ai due giornalisti
Maria Ressa e Dmitry Muratov sono giornalisti dissidenti: due professionisti che, nonostante la paura e tanti ostacoli, non si sono mai fermati nella loro missione di raccontare la verità. Muratov è caporedattore del giornale d'inchiesta russo Novaya Gazeta, la stessa testata in cui scriveva la giornalista russa Anna Politkovskaya, brutalmente uccisa nel 2006. Mentre Maria Ressa, come abbiamo raccontato, ha co-fondato Rappler, un sito di notizie divenuto famoso per le sue inchieste sull'operato del presidente Rodrigo Duterte e i legami con la “guerra alla droga”.
Il Comitato del Premio Nobel ha fatto sapere che i giornalisti hanno meritato il premio “per la loro coraggiosa lotta per la libertà di espressione nelle Filippine e in Russia. Allo stesso tempo, rappresentano tutti i giornalisti che si impegnano per questo ideale in un mondo che pone condizioni sempre più avverse alla democrazia e alla libertà di stampa […] Un giornalismo libero, indipendente e basato sui fatti protegge contro l'abuso di potere, le bugie, la propaganda”, si legge ancora. Il Nobel per la Pace verrà ritirato il prossimo 10 dicembre, nell'anniversario della morte di Alfred Nobel, l'industriale svedese che lo aveva voluto nel suo testamento, nel 1895. Era dal 1935 che un giornalista non otteneva un premio di questo calibro. All’epoca a vincere il Nobel fu Carl von Ossietzky, che aveva scoperto, grazie a una lunga indagine, il piano per il riarmo della Germania.