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Cosa è l’afefobia

donna non vuole essere toccata dal partner
Essere toccate può rappresentare un disagio enorme per chi soffre di afefobia. Che cosa vuol dire questo termine? Lo scopriamo subito

Il pensiero di essere toccate vi infastidisce in maniera intensa? La paura si manifesta ogni volta che il partner, un’amica o un membro della vostra famiglia ha un contatto fisico con voi, intenzionale e/o casuale? Potreste soffrire di afefobia. Facente parte dell’ampio spettro dei disturbi d’ansia, l’afefobia è una condizione che porta chi ne soffre a provare un’angoscia estrema e un timore spiccato verso tutte le manifestazioni di potenziale contatto fisico.

Essere toccate è ritenuto non solo spiacevole, ma decisamente spaventoso e il pensiero del contatto fisico innesca tutta una serie di sintomi che minano il benessere psicologico e innescano un vortice di paure e sensazioni negative. Ecco come riconoscere l’afefobia e scoprire se sta minando anche la tua serenità.

Come riconoscere l’afefobia

Vera e propria repulsione nei confronti dell’interazione fisica con le persone, l’afefobia rivela il suo significato profondo proprio dalla sua etimologia. Dal greco ἄπτω "toccare" e φόβος "paura", questo termine indica una particolare condizione di ipersensibilità al contatto fisico, che innesca una paura estrema di toccare ed essere toccati. Questa paura non si riferisce solo al contatto con sconosciuti, ma riguarda tutti.

Chi soffre di afefobia rifiuta di essere toccato da persone della sua stessa famiglia. Dal proprio partner alla propria madre, fino agli amici di una vita, nessuno è immune da questa incontrollabile riluttanza nei confronti del contatto fisico. Trattandosi di un disturbo d’ansia, l’afefobia si manifesta attraverso sintomi specifici che si innescano se si è toccati da qualcuno in modo consapevole o meno e che permettono di riconoscerla e darsi la chance di farla trattare da uno psicoterapeuta.

I sintomi dell’afefobia

Le fobie si manifestano in modi molto simili tra loro, ma è il trigger tramite le quali vengono innescate che le differenzia e le distingue l’una dall’altra. Nel caso dell’afefobia, come abbiamo già avuto modo di vedere, è il contatto fisico a scatenare tutta una serie di sintomi connessi proprio all’ipersensibilità nei confronti del tocco da parte degli altri. Tra i sintomi fisici più comuni troviamo:

  • Tachicardia
  • Iperventilazione
  • Sudorazione
  • Tremore
  • Nausea

Sintomi fisici che si legano a quelli mentali e comportamentali, come ad esempio:

  • Sensazione di pericolo
  • Paura di morire
  • Perdita di controllo
  • Evitamento del contatto fisico
  • Sensazione di disgusto
  • Ansia
  • Angoscia

Ognuno di questi sintomi può manifestarsi con un’intensità variabile che cambia a seconda della gravità di questa condizione.

Come trattare l’afefobia

Trattandosi di una fobia sociale e rientrando nello spettro dei disturbi d’ansia, l’afefobia non può essere presa sotto gamba e non può essere trattata in maniera autonoma. Rivolgersi a uno psicoterapeuta è il primo passo per riconoscere di soffrire di una condizione che sta minando in maniera profonda la nostra serenità e il nostro benessere psicofisico e riconoscere di avere un problema è la chiave per riuscire a risolverlo cambiando in positivo la nostra vita.

Intraprendere un percorso psicoterapico darà a chi soffre di afefobia gli strumenti giusti per comprendere le cause alla base della sua manifestazione, analizzandole nel profondo attraverso approcci spesso multidisciplinari che includono terapie comportamentali, psicologiche e cognitive.
Oltre al supporto professionale di uno psicoterapeuta, chi soffre di afefobia ha bisogno di essere supportato in maniera concreta anche dai propri affetti.

Vivere accanto a una persona che teme di avere un contatto fisico non è semplice e può causare diversi disagi, ma ci sono comportamenti che vanno assolutamente evitati e altri che invece possono aiutare chi soffre di questa condizione. Tra i comportamenti da evitare c’è quello di colpevolizzare la persona che abbiamo accanto, giudicandola in maniera negativa.

Un altro atteggiamento da evitare è quello di sottolineare che il fatto di non poter essere toccati ci faccia stare male. La persona che soffre di afefobia prova un disagio enorme, incondizionato e incontrollabile nei confronti del contatto fisico, quella di non essere toccata non è una scelta, ma una vera e propria necessità.

Come comportarci con chi soffre di afefobia

Ora che sappiamo quali sono i modi da evitare quando si ha a che fare con chi convive con l’afefobia, passiamo ai comportamenti che possiamo adottare. Mostrare vicinanza emotiva è il primo passo per fare la differenza. Il contatto fisico è importante, ma in situazioni fobiche come questa, deve essere sostituito con altro e l’empatia e la profonda connessione emotiva sono sostituti eccezionali.

Immedesimarsi nelle sofferenze dell’altro e mettersi nei suoi panni può far comprendere in maniera più analitica ciò che sta vivendo e può aiutarci a stabilire una connessione profondissima di cui beneficiare entrambi. Non giudicare, non colpevolizzare, ma anzi accettare le emozioni e le sensazioni provate da chi soffre di afefobia, vuol dire dare valore a ciò che la persona che abbiamo accanto prova, vuol dire supportarla e non sminuirla, rispettarla e comprenderla.

Ed è proprio da questa vicinanza emotiva che aumenta la fiducia, una fiducia che può spingere chi ha bisogno di supporto a chiederci una mano per aiutarlo ad intraprendere un percorso di guarigione professionale.

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