Selfcare

L’alessitimia e l’incapacità di provare sentimenti: tutto quello c’è da sapere

alessitimia
12-04-2022
L'alessitimia impedisce di riconoscere i sentimenti, e può compromettere in modo significativo la qualità della vita non solo della persona interessata ma anche di coloro che le stanno intorno.
Nell'articolo:

L'alessitimia è un disturbo piuttosto grave che impedisce alla persona che ne soffre di riconoscere i propri sentimenti e quelli delle persone che la circondano. Occorre precisare che chi soffre di alessitimia può provare emozioni, solo che queste non vengono riconosciute. Capita, infatti, che la persona soggetta a questo tipo di disturbo venga accusata di non saper dimostrare il proprio amore o il proprio affetto. A caratterizzarla è infatti una (apparente) apatia emozionale. Altrettanto comune in chi soffre di questa patologia è una ridotta capacità immaginativa. Questa è normalmente causata da un approccio al reale basato sulla concretezza, che lascia poco spazio alle emozioni e ai sentimenti.

Per quanto l'alessitimia sia a tutti gli effetti un grave problema sociale, fortunatamente esiste una cura che è possibile seguire per tornare a vivere una vita normale. Attraverso un percorso psicoterapeutico, infatti, chi ne soffre può riappropriarsi della propria vita, ottenendo una piena consapevolezza emozionale che permetterà di gestire in modo più sereno le relazioni.

VEDI ANCHE Cosa è l’educazione emotiva e perché andrebbe insegnata nelle scuole LifestyleCosa è l’educazione emotiva e perché andrebbe insegnata nelle scuole

Come riconoscere l'alessitimia

Come si è detto, chi soffre di alessitimia può provare emozioni pur non riuscendo a classificarle in modo adeguato. Si parla, in questo caso, di analfabetismo emotivo (una condizione, quindi, ben diversa dall'anaffettività). Fin dalla tenera età, gli alessitimici si dimostrano persone fredde e distaccate. Sono inoltre incapaci di esprimere verbalmente il proprio stato emotivo. Solitamente chi soffre di questa patologia cerca di evitare il contatto fisico, anche con le persone con le quali ha un rapporto molto stretto, perché prova molto disagio di fronte alle dimostrazioni di affetto.

Gli alessitimici sono di solito persone molto razionali, per nulla empatiche, a volte narcisiste, che non riescono ad apprezzare alcunché nella vita. Possono costruire una relazione di coppia, ma questa sarà sempre destinata al fallimento, data la chiara asimmetria che caratterizza il rapporto. Il partner, infatti, cercherà in tutti i modi (senza, ovviamente, ottenere successo) di risvegliare l'interesse del compagno. Quest'ultimo, per tutta risposta, tenderà a isolarsi ancor di più.

La somatizzazione

Spesso, chi soffre di alessitimia tende a riversare le emozioni inespresse sul proprio corpo, attraverso la cosiddetta somatizzazione. Questa può causare malessere fisico e preoccupazioni ipocondriache. Inoltre, è tipica di questi individui un'alta reattività del sistema nervoso autonomo.

L'alessitimia è spesso legata a vari disturbi psicosomatici, come disturbi gastrointestinali e disfunzioni sessuali. Apre, oltretutto, la strada a disturbi di natura psicologica come l'anoressia, la bulimia nervosa, la dipendenza da stupefacenti e la depressione.

È stato inoltre messo a punto un test molto affidabile per la diagnosi dell’alessitimia. Stiamo parlando della TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale). Si tratta di una scala psicometrica di autovalutazione costituita da 20 domande utili a identificare la presenza delle tre caratteristiche principali del disturbo. Queste sono la difficoltà nell’identificare i sentimenti, la difficoltà nel descrivere i sentimenti altrui e la proiezione totale verso ciò che avviene all’esterno (con la relativa assenza di introspezione).

VEDI ANCHE Quello che dovresti sapere per riconoscere il sovraccarico emotivo e vivere più leggera LifestyleQuello che dovresti sapere per riconoscere il sovraccarico emotivo e vivere più leggera

Le cause dell'alessitimia

Una delle cause principali dell'alessitimia è il rapporto non positivo instaurato con i genitori durante l'infanzia. Da bambini, infatti, acquisiamo consapevolezza delle nostre emozioni e sviluppiamo la nostra capacità affettiva. Genitori eccessivamente autoritari con cui non si riesce a instaurare una normale relazione affettiva non permettono al bambino di sviluppare le sue abilità cognitive. Ecco quindi che la sua capacità di interazione con gli altri si riduce enormemente. Anche la separazione improvvisa dai genitori o un evento traumatico possono avere effetti disastrosi sul corretto sviluppo psico-emotivo del bambino.

Si sono inoltre riscontrati casi di alessitimia in soggetti che avevano subito interventi molto invasivi o che avevano vissuto traumi importanti che avevano lasciato segni indelebili nelle loro menti, come tumori o gravi malattie.

Il genere più colpito? Quello maschile

Per difendersi dalla sofferenza portata da queste esperienze di vita, l'individuo tenderà a voler mantenere il pieno controllo razionale sulle sue emozioni, evitando eccessivi coinvolgimenti emotivi che possono essere dolorosi. Si è inoltre constatato che l'alessitimia si manifesta con più frequenza negli uomini piuttosto che nelle donne. Questo è probabilmente dovuto alle pressioni sociali da sempre esercitate dalla società sull'uomo, al quale non è permesso esprimere liberamente le proprie emozioni e sensazioni. Un chiaro riferimento, questo, alla tanto discussa 'mascolinità tossica'. Altre cause di questo disturbo, seppur osservate in modo meno frequente, sono di natura genetica (come la sindrome di Asperger) o culturale.

La cura

L’alessitimia non è un disturbo a sé stante, quanto piuttosto un sintomo di altre patologie fisiche o psichiche. Può essere un campanello di allarme per disturbi come la dipendenza dai farmaci o dalle droghe, l'ipertensione, le malattie dello spettro ansioso, il narcisismo e la schizofrenia.

In questi casi, occorrerebbe evitare l'approccio farmacologico, che spesso non porta ad alcun risultato. Viene normalmente consigliata la terapia cognitivo-comportamentale, efficace anche in gruppo. Questo tipo di terapia può infatti focalizzarsi sull'attenta analisi delle emozioni, indispensabile per chi soffre di questo disturbo. Il terapeuta può aiutare i pazienti a riconoscere e a gestire le emozioni, ponendo l'accento sui disturbi somatici spesso presentati. L'importante è che il trattamento tenga conto delle capacità cognitive e metacognitive dei pazienti, spesso molto variegate e che quindi richiedono uno studio approfondito e su misura.

Riproduzione riservata