Quando ci si addentra nel complesso mondo dell’interiorità e della conoscenza di sé, è bene capire anche a cosa ci si riferisce quando si cita la tanto (forse troppo) chiacchierata autocoscienza. Un termine molte volte usato in modo improprio ma dal significato ben definito.
Una parola che non deve essere confusa o sostituta con coscienza. Poiché riferita a un insieme di fattori riferiti sì al mondo circostante ma anche e soprattutto a quello personale e interiore. Elemento fondamentale per la propria crescita e per il raggiungimento di una più ampia consapevolezza. Ma cos’è, quindi, l’autocoscienza e come agisce e si sviluppa nella propria vita quotidiana?
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Per prima cosa è bene comprendere quale sia la differenza tra due parole spesso confuse e. come detto, utilizzate impropriamente: coscienza e autocoscienza.
Per coscienza, infatti, si intende l’essere consapevoli del mondo circostante ed esterno, percependone l’esistenza. Quando si parla di autocoscienza, invece, oltre a quanto detto e che fa parte della coscienza stessa, subentrano aspetti diversi. Quali la creatività, l’intuito, i pensieri, le percezioni, i sentimenti, la consapevolezza, l’ascolto, ecc. E la capacità personale di riconoscere il proprio sé e di permettergli di agire sia in forma astratta che concreta.
L'autocoscienza, quindi, si può definire come l'attività riflessiva del pensiero stesso. Attraverso il quale l’Io diventa cosciente di sé e di esistere. Partendo così verso un processo di introspezione volto alla comprensione degli aspetti più profondi e intrinsechi dell’Essere. E portando quindi alla conoscenza.
Interpretazioni
Un concetto che, per la sua portata, è stato analizzato, studiato e interpretato nel corso della storia da ogni cultura e da uno svariato numero di filosofi e pensatori. Secondo il pensiero della filosofia occidentale per esempio, l'autocoscienza è stata considerata come la prima e unica forma di sapere assoluto e certo. E questo proprio perché basato sull’interiorità e non su cose esterne. Tanto da essere vista come la manifestazione più alta della voce divina, insita dentro ognuno di noi.
Nelle filosofie orientali, invece, l’autocoscienza è stata studiata sotto un profilo teorico come un processo di introspezione e consapevolezza del sé più profondo, ottenibile attraverso pratiche come la meditazione fino al raggiungimento del Nirvana (che per il Buddhismo rappresenta il fine ultimo della vita, lo stato in cui si ottiene la liberazione da ogni turbamento e/o dolore).
In campo psicologico, infine, l'autocoscienza viene utilizzata per analizzare il modo in cui il soggetto si rapporta sia a sé stesso che agli altri. Imparando a osservare attentamente ciò che si vive all’interno e il proprio stato emotivo, eliminando ogni senso critico e lasciando fluire in modo libero la propria autocoscienza.
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Una conoscenza e consapevolezza più ampia, quindi, che abbraccia sia ciò che avviene, vive e si rapporta a noi dall’esterno, sia ciò che avviene cresce e cambia dentro di sé. E che può essere vista come una sorta di punto di non ritorno.
Non in chiave negativa ovviamente. Ma come una presa di coscienza e consapevolezza tale da non poter più essere ignorata. In grado di modificare la propria visione della realtà in chiave più nitida, trasformandola e vivendola con maggior cognizione. Diventano a tutti gli effetti padroni di ogni cambiamento che avviene sia dentro che fuori di sé.
Come una sorta di timone che ci indirizza sulla strada più giusta. E grazie al quale ogni cosa prende il posto giusto. Scardinando ogni limitazione o visione errata delle cose in favore di una crescita interiore che consente di vedere una realtà più ampia, potendo agire di conseguenza.
Aumentando la propria empatia verso ciò che ci circonda, favorendo la condivisione, il confronto e l’ascolto dell’altro, la riflessione, ecc. In un percorso che porta alla serenità.
E di fatto, liberandosi dall’ansia, la paura, le insicurezze e tutto ciò che può ostacolare o minare il proprio percorso o che impedisce la più ampia realizzazione di sé e il raggiungimento di un benessere totale. Sia fuori che, ovviamente, dentro di noi.