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Le strategie di autodifesa intelligenti per difendersi dalla violenza verbale

autodifesa verbale
04-04-2022
Mai come ultimamente si sta parlando di come gestire adeguatamente un affronto: sapete perché l’autodifesa verbale risulta strategica e vincente?
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Difficile credere che non sia capitato a quasi tutti di ricevere un’aggressione verbale, e non concordare sul fatto che si tratti comunque di un atto di violenza. Imparare le strategie di autodifesa verbale è fondamentale perché le parole hanno un peso specifico e la loro forza non si imprime nella carne ma insiste, attraverso la sua eco, sull’aspetto emotivo delle persone, scavandoci lentamente un solco ampio. Un processo da cui sembra arduo sfuggire e opporsi, anche se in realtà ci sono dei metodi per sottrarsi a questo con efficacia. 

Dobbiamo imparare a difenderci da scomode situazioni, proprio per evitare che l’erosione psicologica porti a termine la sua funzione distruttiva. E per iniziare si parte dall’allenamento all’autodifesa verbale. I sistemi per attivarla non sono difficili da adottare ma richiedono pratica: qui ne snoccioliamo alcuni per prendere confidenza col metodo ed evitare di sentirsi intimiditi.

Cos’è l’aggressione verbale? 

La mancanza di rispetto è il primo indizio per capire che le aggressioni verbali vanno fermate e che, oltre a pensare di non doverle incassarle, c’è anche la possibilità di difendersi efficacemente. Perché l’integrità emotiva non va sottovalutata ma preservata all’interno di qualsiasi contesto: a casa, tra amici o i banchi di scuola, sul lavoro. Prima di capire come però, bisogna sapere individuare la tipologia intimidatoria di aggressione verbale, che di norma, se non contenuta a dovere, può anche precedere quella fisica. Soprattutto perché, notoriamente, si rivela a sfondo sessuale.

Le battute sessiste di solito si concentrano nei confronti delle donne e le offese denigratorie poi si sprecano legandosi, quasi secondo morbosa prassi, al mestiere più antico del mondo. Altra alternativa è quando si presentano omofobe, perché scadere nel razzismo rispecchia la brutale banalità di chi non vanta sufficienti argomentazioni per arrecare offese.

Essere pres* di mira però significa essere identificat* come un bersaglio facile, in particolare nel caso in cui si ceda di fronte alle aggressioni verbali tradendo paura, o peggio rabbia. La sconfitta sarebbe servita dalla perdita di lucidità e l’esposizione alla vulnerabilità.

Le discussioni non giovano all’equilibrio psicofisico

In alcune circostanze non ci si riesce a sottrarre dal confronto col proprio interlocutore, e tutto subito può parere un’occasione utile per risolvere un diverbio mettendo da parte le debolezze. Ma spesso un’aggressione verbale è fine a sé stessa e quindi il silenzio della controparte viene considerata una sconfitta

Le discussioni però causano stress, e questo si riflette negativamente sul nostro corpo, oltre ad affollare la mente di cattivi pensieri impedendoci di concentrarci sulle questioni di reale importanza.  Perché alla fine certi attacchi nascono solo dalla volontà di alimentare il litigio, quindi evitarli del tutto ci risparmierebbe il disagio di dover essere coinvolti in una comunicazione tossica.

Autodifesa verbale: ecco la migliore strategia

Non mostrarsi offesi è già una piccola vittoria, evitando di innescare meccanismi esplosivi e contenendo la permalosità, che non è notoriamente un’ottima consigliera.

L’autodifesa infatti si esercita anche col mostrarsi superiori, come se non ci interessasse troppo la conversazione, prendendo debite distanze soprattutto dai modi di esporre certi contenuti, quasi non ci toccassero. È più utile preferire la nostra salute mentale allo scontro diretto perché, rinunciandoci, ci guadagna la qualità della nostra sfera emotiva e relazionale. 

Per difendersi da una violenza verbale non è affatto detto che l’attacco sia la risposta migliore, anzi. La rete, e non ultimi alcuni spettacoli in tv, quasi suggeriscono che il litigio sia la soluzione auspicabile ma il potere del silenzio e dell’imperturbabilità è del tutto sottovalutato. Non cedere alla trappola della provocazione dimostra solo che si riesce a gestire con successo il proprio autocontrollo grazie a una discreta dose di lucidità.  
Tutto questo non farà che spiazzare l’aggressore, lasciandol* totalmente disarmat*. Si può scegliere di tacere quindi oppure anche replicare brillantemente sfoderando piuttosto la sagace arma dell’ironia. 

La leva dialettica dell’umorismo

Scegliere come reagire a un’aggressione verbale dipende solo da noi. Ma ci sono alcuni espedienti che ci mettono sulla buona strada per uscire indenni dalle arrabbiature scomode. L’antidoto più efficace per rimandare al mittente un commento offensivo senza assumere un comportamento rancoroso è ribaltarlo, chiedendo lumi all’interlocutore sulla natura della sua infelice esternazione. In questo modo forniamo l’occasione di redimersi e riformulare il concetto, mosso eventualmente dalla condizione di inadeguatezza in cui lo abbiamo messo. 

L’umorismo comunque è un ottimo sistema per limitare i danni e ridurre le possibilità di andare a canestro per le presenze moleste. Un atteggiamento spiritoso può addirittura stemperare la tensione e risolverla con una risata

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