E se ti dicessimo che riconoscere le tue esigenze, ascoltarti e prenderti cura di te imparando a volerti bene e a soddisfare i tuoi bisogni non sia affatto da considerare un gesto egoistico? In psicologia si parla di autoempatia, un gesto affettuoso da compiere nei propri riguardi e che tutti dovremmo praticre più frequentemente.
Ti fermi mai a chiederti come ti senti? O se hai bisogno di qualcosa? Passiamo la vita a sentirci ripetere di essere empatici verso gli altri, e così per non rischiare mai di avere una mancanza verso gli altri iniziamo ad averne verso noi stesse.
Cos’è l’autoempatia?
Abbiamo accennato brevemente al concetto ma di cosa si tratta esattamente? Se dovessimo dare una definizione potremmo dire che con autoempatia si va ad intendere una serie di pratiche affettuose e rispettose che dovrebbero portarci al benessere e alla felicità. Volersi bene e rispettarsi dovrebbe essere scontato ma talvolta non lo è, si comincia a pensare alla serenità di chi abbiamo accanto e tendiamo ad accantonarci senza nemmeno accorgercene.
Se a questa mancanza di attenzioni verso noi stessi aggiungiamo anche l’autocritica severa, lo stress e i ritmi stressanti a cui ci sopponiamo ecco che non è raro che il tutto sfoci in situazioni di ansia o stress. C’è una grande verità con cui dobbiamo fare i conti: siamo abituati a dare agli altri molto più di ciò che siamo disposti a dare a noi stessi.
L’autoempatia è una dote che può essere allenata, proprio come l’empatia, e ci serve per riconoscere ciò di cui abbiamo bisogno ma anche ciò che sta accadendo attorno a noi. Serve a salvarci da situazioni spiacevoli e a portarci in salvo verso situazioni più sane ed equilibrate.
Differenza tra empatia, autoempatia e autocompassione
Se abbiamo imparato a capire come praticare l’empatia dopo averla coltivata, ecco che l’autoempatia sembra qualcosa di molto lontano. C’è persino chi non ne conosce il significato e non ne sapeva l’esistenza. L’intento con cui siamo cresciuti è di non fare male al prossimo, molto etico e rispettoso, eppure ci stiamo dimenticando del nostro benessere. Ricordiamo che se non ci prendiamo cura di noi, non siamo sereni e felici allora non riusciremo più ad aiutare nemmeno gli altri perché rischieremmo di crollare.
Un’altra distinzione importante è quella con l’autocompassione. Quando parliamo di autocompassione intendiamo dire il prenderci cura di noi stessi come faremmo con un buon amico ma l’autoempatia vuole fare un passo in più facendo in modo che sparisca il giudizio.
Lo scopo dell’empatia verso se stessi è avere a cuore il proprio benessere, comprendendo le esigenze di compassione e attenzione di cui abbiamo bisogno. L’autoempatia non va ad abbassare la nostra resa o a coccolarci eccessivamente ma solo ad eliminare la parte di astio che ci porta ad autopunirci o criticarci eccessivamente.
L’autoempatia serve per concederci una seconda possibilità in caso di errore.
Questo tipo di lavoro su noi stessi ci fornisce gli strumenti per imparare ad essere davvero empatici o compassionevoli; talvolta infatti si tende ad ignorare se stessi pensando di poter donare il massimo agli altri. In realtà così facendo si potrebbe andare incontro con più facilità alle esigenze degli altri, avendo davvero tutti gli strumenti per aiutare.
Se volessimo parlare di sviluppo temporale però, potremmo certamente dire che l’autoempatia arriva prima dell’empatia stessa nonostante siamo soliti fare il contrario. Le domande principali che dovremmo farci sono: come sto? Cosa vedo attorno a me? Quali bisogni dovrei soddisfare? Cosa vorrei dalle persone che ho vicino? Questa tipologia di tecnica puoi applicarla nei settori più disparati: personali, affettivi ma anche professionali e scolastici. Imparare a capirsi ci dà gli strumenti per poter capire in modo preciso anche gli altri.
Come accrescere la dote dell’autoempatia
Ora che abbiamo compreso di cosa si tratta e la sua importanza possiamo entrare nel vivo della questione andando a comprendere come accrescerla e svilupparla. Per prima cosa concediti un momento di analisi ed osservazione mettendo da parte i giudizi; il primo passo è proprio fermare ad ascoltarsi: quali sono le emozioni che provi? Di cosa hai davvero bisogno?
Il secondo passaggio è quello di rispondere a queste domande come se stessi parlando con un tuo amico. Cosa risponderesti? Cosa gli diresti? Concediti il lusso di sbagliare: errare è umano, come dice anche un celebre proverbio. Con questa tecnica inizi a comprendere che gli errori possono capitare, anche se sei stata molto attenta. Smettere di farti la guerra e perdonarti è necessario per poter andare avanti con un rapporto più sano ed equilibrato.
Imparare ad accettarsi, conoscendo i propri punti di forza ma anche i difetti è un lavoro di una persona autoempatica; solo con una approfondita conoscenza di se stessi si riesce a praticare questa dote psicologica.
Un ottimo esercizio da sfruttare si chiama meditazione trascendentale: con questa pratica potrai identificare i tuoi pensieri e sentimenti, smettendo di giudicarti. La meditazione trascendentale possiamo assimilarla alle pratiche di meditazione mindfulness studiate per donarti benessere ed equilibrio.