C'erano tempi in cui per stare bene era sufficiente produrre, tempi in cui la qualità della vita era considerata una questione nazionale misurata dal Pil, che poco aveva a che fare con il benessere soggettivo dell'individuo. Per fortuna quei tempi sono passati.
Gli studi sono andati oltre quella concezione di benessere sociale intesa come semplice possesso di beni materiali e si sono concentrati sulle variabili qualitative caratteristiche dell'uomo in quanto tale. Ecco cosa significa oggi star bene.
VEDI ANCHE LifestyleCome ridimensionare l’importanza del successo ed essere più feliciIl concetto di benessere soggettivo
La ricerca del proprio benessere è la linea guida dell'esistenza di ogni persona. E l'indice di gradimento, e di soddisfazione, che una persona attribuisce alla propria vita coincide oggi con il concetto di benessere soggettivo.
Nel corso degli anni infatti cambiano le persone e ciò che le rende felici. Ma non cambia il nostro desiderio di esserlo. Proprio a partire da questa esigenza, negli ultimi decenni gli studi su cosa davvero faccia star bene il singolo individuo si sono intensificati. E hanno riconosciuto al singolo una dignità che prima aveva solo sulla carta.
Per quanto un indicatore della qualità della vita sia indispensabile a livello macroeconomico, ricordiamoci però che svegliarsi la mattina con la voglia di iniziare la giornata è una questione strettamente personale. Che ha a che fare con le valutazioni che il singolo soggetto attribuisce al suo stato nel complesso, e alla sua persona nello specifico.
Nonostante le variabili esterne, così come quelle demografiche, possano influire sulla percezione che la persona ha della sua vita, il benessere soggettivo rimane strettamente legato ad un'autorealizzazione del sé. Al cui compimento contribuiscono in maniera schiacciante valori e scopi personali.
Seguendo uno schema in cui non è la società a plasmare l'individuo, ma è quest'ultimo a renderla quello che è, in base ai propri bisogni e alle proprie aspirazioni.
Le componenti del benessere soggettivo
Se il benessere soggettivo coincide con la percezione positiva che l'individuo ha di sé, diventa fondamentale capire su quali basi questa percezione poggia. Diener in particolare individua due macro componenti: quella cognitiva e la componente affettiva.
Innanzitutto infatti ci riferiamo al benessere soggettivo come ad un indice di gradimento sulla qualità della nostra vita nel suo complesso e nei diversi ambiti generali che la caratterizzano. Professione, vita privata e famiglia quelli imprescindibili. Dal punto di vista cognitivo il soggetto considera quindi le proprie esperienze, le proprie aspirazioni e gli obiettivi che, in relazione a queste, è riuscito a raggiungere.
A questa componente si aggiunge poi la dimensione affettiva. Che corrisponde alle montagne russe di emozioni positive e negative che sperimentiamo quotidianamente. Queste rientrano nelle famose voci di bilancio di fine giornata. E la loro somma algebrica corrisponde alla fotografia del nostro stato d'animo un secondo prima di scendere dalla giostra.
VEDI ANCHE LifestyleLife skills: le 10 competenze fondamentali per costruire il nostro benessereI fattori che influenzano il benessere soggettivo
Emozioni e situazioni si intersecano tra loro e tessono la trama del nostro benessere soggettivo. Ma non solo. Gioia, soddisfazione e serenità da un lato, rabbia, tristezza e fallimento dall'altro si incontrano quotidianamente nelle situazioni della vita.
Senza darci l'opportunità di fare diversamente. Ma solo con la possibilità di scegliere le carte da giocare, tra quelle di cui però disponiamo.
Uno dei fattori che influenzano formidabilmente il benessere soggettivo è infatti la capacità di autoregolarsi. Prefiggersi degli obiettivi commisurati alle proprie possibilità, sapere di riuscire a controllare, per quanto possibile, la propria vita, ne faranno crescere la qualità.
Perché aumenteranno le nostre abilità nel gestire le difficoltà di ogni giorno e quindi anche la percentuale di quelle che riusciremo a superare.
Sentirci capaci ci farà sentire efficaci, efficienti e pronti a passare a livelli di prestazioni superiori. Tutto ciò influenzerà la nostra autostima, i nostri scopi e i nostri modi di fare. Seguendo una logica win-win in cui la motivazione ad un continuo miglioramento sarà il sale che aggiunge sapore al nostro benessere soggettivo.
Il benessere soggettivo e la qualità della vita
Nel Rapporto Globale sulla Felicità del 2013 le Nazioni Unite hanno introdotto il benessere soggettivo come unità di misura attraverso cui valutare la qualità della vita di un popolo e le politiche sociali che lo caratterizzano.
L'istruzione e il lavoro, il reddito e le relazioni affettive. La salute, l'età e il sesso sono tutte condizioni della vita che portano le persone a sentirsi più o meno in linea con gli standard qualitativi universalmente riconosciuti come accettabili. Ci si sente così più o meno sicuri, soddisfatti e realizzati.
Il rischio è dunque quello di un ritorno agli antichi schemi del passato? Non proprio. Perché oggi si è consapevoli che per essere felici non basta stare bene. Non è sufficiente un lavoro ben remunerato né una vita di successo. Oggi, stare bene significa essere felici.
E la felicità ha molte dimensioni, che partono dall'auto accettazione, passano dalla crescita personale e mettono radici nelle relazioni con l'altro. Non più da considerarsi come un indicatore dello standard da raggiungere. Ma piuttosto come il riferimento a partire dal quale capire quanto nella nostra vita vogliamo essere "influenzati" e quanto influenzare.